Il Tottenham non sarà più lo stesso dopo Bilbao: il significato dell'Europa League

6296 giorni. Un’attesa lunga una vita. Accompagnata dall’etichetta di perdenti seriali. Così grande da scomodare il vocabolario per introdurre una nuova parola, ‘spursy’, a indicare la capacità di buttare all’aria sul più bello tutto il lavoro fatto. Nella notte di Bilbao, il Tottenham rovescia la narrativa e azzera i giorni dall’ultima gloria. Si prende la rivincita definitiva su tutto il paese, e in tal senso è puramente simbolica la presenza del Manchester United dalla parte questa volta sbagliata della storia. Il Tottenham non vinceva dalla League Cup del 24 febbraio 2008 quando Jonathan Woodgate decise a Wembley la sfida contro il Chelsea ai supplementari. Aprendo il campo, non vince una FA Cup dal 1991, un campionato dal 1961, e l’ultimo trofeo europeo risaliva alla Coppa UEFA del 1984. Questo digiuno, colmo di angoscia e sofferenza, è emerso nella sua massima espressione negli ultimi 20 minuti della finale di Bilbao, vissuti in totale apnea da tutta la sezione del San Mamés dedicata agli Spurs. I protagonisti La notte di Bilbao è un ricongiungimento di tantissimi punti. Partendo dall’allenatore, Ange Postecoglou che ha incoronato la sua 100esima panchina con l’ambito trofeo. Criticatissimo da tifosi e media durante la stagione, Big Ange ha sempre considerato insindacabile il rispetto dovutogli dall’ambiente. Non ha mai avuto paura di rispondere alle provocazioni dei giornalisti e agli insulti dei tifosi. Ha sempre richiamato i suoi 26 anni di esperienza e la sua storia di vita di globe-trotter. Nato in Grecia ma trasferitosi in Australia, Postecoglou ha poi sviluppato la sua vita per via del lavoro in Giappone e in Scozia prima di diventare allenatore del Tottenham. Iconica e ripresa ovunque la sua frase “vinco sempre trofei alla mia seconda stagione”: era la risposta a chi aveva alzato un polverone di critiche dopo la precoce eliminazione in Coppa di Lega con un già considerevole ritardo in campionato. Ai nostri microfoni nel post partita sono emersi tutta la sua esperienza e il suo carisma. Postecoglou come un monaco tibetano eleva la calma a elemento fondante, veicolo di trasmissione e comunicazione imprescindibile ai suoi giocatori in una stagione sotto il profilo dei risultati profondamente negativa viste le 21 sconfitte in campionato. È stata la notte di Son. La partenza dalla panchina e il poco peso dato alla cosa in sé spiega alla perfezione l’essenza del vero capitano. Conta il noi non l’io, la squadra prima dell’individuo. Entra con un desiderio matto di aiutare i compagni. Farebbe di tutto per loro. A fine partita piange, anche ai nostri microfoni, e ammette di esser riuscito dove altri avevano fallito. 10 anni per sollevare un trofeo. Poteva andare ovunque. Forse avrebbe vinto di più. Ma non era quello che voleva e seguire il cuore non è mai una cattiva idea. Ha fiutato il suo destino. Adesso è scolpito nella storia del Tottenham Hotspur. Un club che ricorderà la parata finale di Guglielmo Vicario, amatissimo dai tifosi. Decisivo e graziato da un meraviglioso salvataggio di Micky van de Ven sull’unica sbavatura della sua partita. Un altro cammino virtuoso quello di Vicario, una delle tante intuizioni di Fabio Paratici, la mente capace di costruire una squadra capace finalmente di consegnare al mondo la prova della propria esistenza. È vero che i trofei non definiscono la grandezza di un club ma ne delineano le sfumature, le ambizioni e le aspirazioni. La sensazione adesso è che il tempo in casa Spurs verrà scandito tra AB e DB, avanti Bilbao e dopo Bilbao. Innanzi tutto per l’incredibile qualificazione alla prossima Champions League. Poi per la leggerezza di cullare nuovi progetti e speranze senza il peso gravoso della storia, quella secondo cui AB il Tottenham partecipasse per vedere vincere gli altri. La notte di Bilbao ha tutto per cambiare la storia ultracentenaria del Tottenham. È l’alba di una nuova era, in cui tutto il buono fatto prima prende una forma concreta, prende colore. Assume un senso. ‘To dare is to do’ è il motto del club. Osare è fare. E questa volta i fatti hanno risposto agli intenti. Il Tottenham Hotspur ha vinto un trofeo.

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Filippo Benincampi