Sì, per Roma e Bologna la finale di Europa League è alla portata

Roma e Bologna, coraggio. Quest’anno più che mai si può fare, il traguardo, la finale di Istanbul del 20 maggio, è tutt’altro che fuori portata. Quella che sta per iniziare è infatti l’edizione dell’Europa League più ‘democratica’ di sempre, nessuna big al via e, visto che la ristrutturazione delle coppe ha cancellato la retrocessione dalla Champions League all’Europa League, lo scenario sarà questo fino alla fine. La passata stagione è stata una questione inglese, con la finale derby tra Tottenham e Manchester United. I club inglesi hanno vinto tre delle ultime nove edizioni della coppa ma quest’anno si presentano apparentemente senza corazzate. Al via c’è l’Aston Villa di Emery. L’allenatore basco ha alzato la coppa quattro volte e se nessuno più di lui sa come si arriva in fondo, è anche vero che il suo Villa ha iniziato la stagione zoppicando dopo un’estate di mercato deludente. Nonostante tutto è forse l’avversaria più pericolosa per le nostre e affronterà subito il Bologna al Villa Park. L’altra inglese non doveva nemmeno esserci: è quel Nottingham Forest destinato alla Conference prima della retrocessione del Crystal Palace che avendo la stessa proprietà del Lione non può giocare in Europa League. Squadra più che discreta il Forest ma non certo imbattibile e già reduce da un cambio in panchina, via Nuno Espirito Santo, entrato in rotta con la società, ecco Ange Postecoglou, l’uomo che la coppa l’alzata a Bilbao con il Tottenham. Occhio alle spagnole: l’Europa League è da sempre la loro coppa, l’hanno vinta in cinque delle ultime dieci edizioni ma anche alla Spagna quest’anno manca la squadra di punta. Il Betis, finalista di Conference, ha l’esperienza in panchina di Manuel Pellegrini, ha riscattato Antony dal Manchester United ma non ha certo una squadra imbattibile e l’altra spagnola, il Celta Vigo di Claudio Giraldez, non ha ancora vinto una partita in stagione. Le ambizioni francesi le testerà subito la Roma: prima Nizza in trasferta, poi Lille in casa. Il Nizza, arrivato dall’eliminazione nei preliminari di Champions League per mano del Benfica, ha venduto più che comprato in estate e ha iniziato la stagione perdendo cinque gare ufficiali su sette. Il Lille di Bruno Genesio ha riportato in Francia Olivier Giroud ma ha perso, destinazione Torino, Jonathan David e Edon Zhegrova e il portiere Lucas Chevalier, finito al Psg. Lo scorso anno in Champions League vinse a Bologna, batté il Real Madrid e fece tremare la Juve ma la squadra si è senza dubbio indebolita. La terza francese è forse la più interessante: è il Lione di Paulo Fonseca, salvatosi ad un passo dalla retrocessione per problemi finanziari ma partito forte in Ligue 1 con quattro vittorie nelle prime cinque. Hanno venduto i migliori per far quadrare il bilancio ma il progetto sembra interessante e il talento belga 2005 Malik Fofana è pronto all’esplosione. La Germania ha avuto un rapporto complicato con la seconda coppa più importante, negli ultimi 25 anni solo l’Eintracht 21/22 ha vinto, quest’anno con Stoccarda e Friburgo difficile possano arrivare in fondo. Delle due la migliore è sicuramente lo Stoccarda di Hoeness , lo scorso anno vinse a Torino in Champions e nonostante qualche cessione ha un nucleo di ottimi giocatori, i nazionali tedeschi Mittelstadt, Stiller e Lewelling e il neoarrivato El Khannouss. Merita grande attenzione e rispetto il Porto. L’avventura di Francesco Farioli è iniziata alla grande. Messa alle spalle l’Eredivisie buttata al vento con l’Ajax, Farioli è ripartito dai Dragoes e la squadra sta volando: ha vinto tutte le partite di campionato subendo un solo gol e ha talento in attacco con il centravanti spagnolo Samu Aghehowa, il 2007 Rodrigo Mora e il 2006 William Gomes. Può essere l’outsider più pericolosa, magari insieme al Fenerbahce dell’italo-tedesco Domenico Tedesco e al Feyenoord di Robin Van Persie. Insomma, le avversarie non sono irresistibili: ora sta alle nostre fare la loro parte, la finale di Istanbul è obiettivo alla portata.

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Federico Zancan