La finale di Coppa Italia femminile è uno sguardo al futuro

IL CERCHIO C’era una volta un cerchio. Quello composto dalle ragazze della Juventus sul prato del Sinigaglia di Como. In quel cerchio c’era un puntino: Sara Gama. In divisa con un tailleur nero, a ricordarci quello che è accaduto una settimana fa all’Allianz Stadium, il suo stadio, quando ha salutato il calcio giocato. Nella nuova veste è già elegantissima, del resto a Sara Gama è stata dedicata una Barbie a sua immagine e somiglianza, forse proprio perché qualunque vestito indossi, sembra proprio che sia fatto per lei. “Sono così orgogliosa di tutte voi. Questo è il mio ultimo giorno e non potevate farmi un regalo migliore”. Queste le sue parole, pronunciate in inglese, all’interno del cerchio bianconero. La vittoria della Coppa Italia 2024/25 è dedicata interamente alla carriera di Gama, lo ha voluto ricordare poi anche Cristiana Girelli nel post partita. A quel punto il cerchio ha intonato “c’è solo un capitano” e poi si è sciolto per andare a festeggiare. Un cerchio che nei novanta minuti della finale in campo in realtà aveva più la forma di un quadrato. IL QUADRATO Nel primo tempo la Juventus è stata perfetta. Movimenti sincronizzati, strappi ad andare a pressare e quattro gol con cui ha tolto fiato e speranze alla Roma. La Juve di Massimiliano Canzi si è dimostrata quadrata in ogni reparto, in una partita tutt’altro che scontata. Per la Roma era la quinta finale consecutiva di Coppa Italia ed era la detentrice del trofeo, non una casualità. Il lavoro svolto in questi ultimi anni dalla società giallorossa ha portato a risultati sorprendenti: due scudetti, due Coppe Italia e 2 Supercoppe, l’ultima a gennaio vinta 3 a 1 contro la Fiorentina. Questo exploit giallorosso aveva tolto il terreno sotto i piedi alla Juventus, che ha dovuto ricostruire un gruppo vincente, soprattutto dal punto di vista mentale. E Canzi si è dimostrato l’allenatore giusto. Ancora una volta Stefano Braghin non ha sbagliato: in estate ha portato l’ex coach del Pontedera a guidare le Women bianconere, nonostante dubbi e polemiche iniziali. Il sorprendente cammino della Juve ha dato ragione proprio al direttore generale della Juventus femminile, capace di trovare anche gli innesti giusti sul mercato da inserire in una squadra già molto forte. I NUMERI E così dalla sua nascita la Juventus ha vinto 6 scudetti, l’ultimo appunto festeggiato qualche giorno fa, 4 Supercoppe e 4 Coppe Italia. Ma soprattutto aumenta il distacco nei precedenti con la Roma. Sono 27 in totale in tutte le competizioni, con 19 vittorie bianconere , 6 i successi giallorossi e due pareggi. Inoltre, delle 4 Coppe Italia vinte dalla Juventus, tre sono state alzate al cielo proprio battendo la Roma in finale. Nella stagione 2021/22 la Juve si impose per 2-1 , mentre nell’edizione 2022/23 a Salerno fu Barbara Bonansea al 93esimo a regalare il successo alle bianconere. L’ALTALENA GIALLOROSSA La storia si è ripetuta anche in questa finale, dove però il risultato è stato decisamente più netto. Complice una stagione altalenante per la Roma di Alessandro Spugna, che dopo aver detronizzato la Juve nelle ultime due annate quest’anno si è ritrovata a dover affrontare problemi legati soprattutto alla gestione delle energie e ai molteplici infortuni. Gli ultimi quelli di Giulia Dragoni, la canterana in prestito dal Barcellona, che salterà l’Europeo di luglio dopo l’operazione per la ricostruzione del legamento deltoideo della caviglia destra e quello, forse ancora più pesante, di Giada Greggi, operata invece per una lussazione alla spalla sinistra. Greggi è stata per tutta la stagione il perno del centrocampo giallorosso e, dopo la partenza per Londra di Saki Kumagai a gennaio, l’assenza dell’azzurra si è fatta sentire ancora di più. E così Spugna si è ritrovato a dover reinventare il centrocampo per raggiungere i minimi obiettivi che la società si era proposta. La vittoria della Supercoppa era uno di questi ed è stato raggiunto con una prestazione positiva contro la Fiorentina, un altro era la qualificazione alla prossima Champions League e, tra alti e bassi, la Roma ha conquistato l’accesso proprio all’ultima giornata di campionato con la vittoria per 1 a 0 sempre contro la Fiorentina. E infine la Coppa Italia. L’unico obiettivo fallito con una prestazione non all’altezza. Nei prossimi giorni la Roma dovrà sicuramente pensare a come risanare la squadra per farla tornare competitiva, Alessandro Spugna ha un altro anno di contratto, ma non è ancora sicura la sua permanenza in giallorosso. Di sicuro qualcosa in attacco andrà sistemato: Giacinti ha segnato 13 gol in stagione, di cui solamente 6 in campionato, restando lontano dalle cifre a cui aveva abituato. La stagione di Evelyn Viens è stata condizionata da una serie di acciacchi che non le hanno quasi mai permesso di presentarsi nelle migliori condizioni in campo. Nella finale di Coppa Italia, infatti, è entrata nel secondo tempo dopo un lungo trattamento al flessore. Anche Alayah Pilgrim non era al meglio. Se quindi da una parte la Roma ha dovuto far fronte ha un attacco spuntato, dall’altra la Juventus ha dimostrato di avere un tridente di enorme valore: Cantore-Girelli-Bonansea. Tanto azzurro che ci fa ben sperare per il prossimo Europeo. IL TRIDENTE BIANCONERO Due in particolare sono state le protagoniste della finale: Girelli e Cantore. La prima a 35 anni è riuscita ad arrivare a più di 20 gol in stagione per la quarta volta in carriera con la maglia della Juventus. E poi ha giocato una partita perfetta nei movimenti e nella pericolosità continua che è riuscita a creare negli ultimi 20 metri di campo. È lei a conquistarsi il calcio di rigore in avvio, realizzato battendo Ceasar. È lei che chiude il match con un delizioso pallonetto di testa a superare il portiere giallorosso. L’altra è Sofia Cantore, 25 anni, cresciuta nelle giovanili della Juventus, che ha girato un po’ l’Italia prima di tornare a vestire bianconero. Quando tre anni fa ha iniziato a mettersi in mostra con la maglia del Sassuolo in un’intervista disse che non si sentiva ancora pronta per tornare alla Juve, sentiva di voler crescere ancora per poter approdare in bianconero al massimo della sua maturità calcistica. Ha avuto ragione lei. Ora non so se questa sia la definitiva “maturità calcistica” di Cantore, anche perché l’impressione è che abbia ulteriori margini di miglioramento, ma sicuramente per qualità è al momento la miglior attaccante italiana. È una giocatrice completa: ha velocità, fisicità, senso del gol. Ma anche una grande umiltà che l’hanno portata a essere consacrata anche dal suo allenatore a fine partita. Il gol del 2-0 contro la Roma rappresenta in pieno tutte le sue migliori peculiarità: il retropassaggio di Troelsgaard è pigro, lo scatto di Cantore è sorprendente, supera Minami e si presenta davanti a Ceasar. Senza fretta, conta i passi e batte il portiere giallorosso. Un pieno di opportunismo, freddezza e doti atletiche. E poi c’è stata la prestazione di Barbara Bonansea, che ha svolto un lavoro incredibile a livello difensivo, proponendosi efficacemente come punto di riferimento per le ripartenze delle bianconere. LA FORMA MIGLIORE Il cerchio, il quadrato, il triangolo. In qualunque forma si sia trasformata quest’anno la Juventus il risultato è sempre stato lo stesso. Il dominio in Italia è stato netto e i risultati hanno portato al secondo double conquistato dall’inizio della storia della Juventus Women. L’altro era stato realizzato nella stagione 2018/2019. Un 3-4-3 o 3-4-1-2 efficiente sia nella fase difensiva, sia in quella offensiva, una squadra che ha ritrovato cuore, grinta e voglia di vincere. L’anno prossimo la Juve sarà pronta a lottare per nuovi traguardi e quel cerchio emozionante a fine partita non avrà più al centro il suo puntino, Sara Gama, che però lascia in eredità la sua forza e la sua personalità. AZZURRO Si è conclusa la stagione di calcio femminile per club e ora è tempo di pensare alla Nazionale, che a luglio sarà impegnata all’Europeo in Svizzera. Il Ct Andrea Soncin era presente sugli spalti del Giuseppe Sinigaglia di Como e avrà sicuramente tratto le sue indicazioni per quanto riguarda le tre stelle azzurre dell’attacco bianconero. Ma poi potrà contare anche su Manuela Giugliano, che quest’anno ha vissuto la sua miglior stagione con 16 gol siglati in tutte le competizioni e con l’ingresso nelle 30 calciatrici in lizza per la vittoria del Pallone d’oro. A centrocampo è nata un’altra certezza, la 20enne Eva Schatzer, che quest’anno per la Juventus è stata il punto di riferimento davanti alla difesa. In difesa poi a dare garanzie al movimento azzurro ci sono Elena Linari, Cecilia Salvai, Martina Lenzini, Lucia Di Gugliemo, Valentina Bergamaschi e soprattutto il sinistro di Lisa Boattin, che per la finale ha ereditato la fascia di capitano di Sara Gama. Non saranno loro le uniche protagoniste della Nazionale impegnata in un girone difficile, ma avvincente, con Spagna, Portogallo e Belgio. Il gruppo azzurro è tosto e l’obiettivo è quello di far tornare l’Italia a sognare come nel Mondiale del 2019. Intanto gli appassionati di calcio femminile continuano ad aumentare. A Como sono stati 7.064 gli spettatori paganti che hanno contribuito e creare un’atmosfera da brividi sugli spalti in uno stadio di per sé già in grado di dare emozioni con quegli scorci meravigliosi sul lago a fare da contorno a una giornata splendida per lo sport al femminile: la qualità della finale di Coppa Italia e la vittoria a Roma di Jasmine Paolini.

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La finale di Coppa Italia femminile è uno sguardo al futuro

Gaia Brunelli