Come Emanuel Emegha si è trasformato in 'Emegoat': la storia del bomber del Salisburgo

In meno di un anno Emanuel Emegha è passato da essere “un caso controverso” a ‘Emegoat’, soprannome che lascia poco spazio all’immaginazione. Come ci è riuscito? Lo ha spiegato lui stesso: “Per molti la mia prima stagione qui è stata negativa, ma sono rimasto positivo e ho continuato ad allenarmi”. Parole semplici di un ragazzo speciale, capace di segnare 14 gol in 27 presenze di Ligue 1. Tra ottobre e novembre ha saltato cinque partite per un infortunio al ginocchio. Risultato? Lo Strasburgo ottiene una sola vittoria e ben quattro sconfitte. Numeri e statistiche che aiutano a capire perché i tifosi Bleu et Blanc lo hanno ribattezzato ‘Emegoat’. Fin da piccolo ha sempre voluto essere il migliore in tutto quello che faceva. “Vuole sempre vincere: a carte, a Fifa... con lui anche le cose più piccole sono una sfida, – racconta suo fratello gemello Joshua a L’Equipe – per esempio, quando eravamo piccoli, facevamo a gara per vedere chi riusciva a finire per primo la propria bottiglia d'acqua. A dieci anni ci sfidavamo mentre andavamo a scuola per vedere chi era il più veloce”. Ma oltre alle tante sfide, tra i due fratelli c’è anche un legame speciale. Merito della mamma, che li ha cresciuti da sola con coraggio e forza d’animo, nonostante le tante difficoltà. “Per me è stata una madre, un padre, un allenatore… tutto! Senza di lei, non sarei dove sono oggi e la stessa cosa per mio fratello gemello. Sono molto grato a entrambi. Non è stato facile quando eravamo piccoli, mia madre ha sempre lottato per noi. Ho grande rispetto per lei, è una super mamma” racconta Emanuel. I due gemelli nascono a L’Aia il 3 febbraio 2003 da padre olandese e madre nigeriana. Già da piccoli, su consiglio dello zio, i due fratellini iniziano a fare sport. Calcio? No, equitazione. Ma non va benissimo. Dopo il primo giorno il proprietario dell’ippodromo dice alla madre: “Questo sport non fa per loro, li porti a giocare a calcio”. Detto fatto. A 7 anni, quando il suo sogno è diventare un pilota, inizia l’avventura di Emanuel nel calcio, ma in un altro ruolo rispetto a quello attuale: il portiere. Dopo qualche anno trascorso tra i pali, tutto cambia con una partita. Si toglie i guanti, va in attacco e segna il gol decisivo. In quel momento capisce che preferisce spingere la palla in rete e non respingerla per evitare che entri. “Da quel momento ha deciso di giocare sempre come attaccante” spiega Joshua. A 12 anni lascia il KRSV Vredenburgh, club giovanile de L’Aia, ed entra nel settore giovanile dello Sparta Rotterdam. Il suo talento è evidente a tutti ma non per questo non deve affrontare difficoltà. A volte, in casa non ci sono neanche i soldi per comprare dei nuovi scarpini. A fare la differenza è ancora quella voglia di vincere, quel desiderio di essere a tutti i costi il migliore. Il percorso nelle giovanili dello Sparta è un successo. Con l’Under 17 segna 11 gol in 10 partite, con l’Under 19 2 in 5. A febbraio 2020, all’età di 17 anni, esordisce con lo Jong Sparta nella terza divisione olandese. Un mese più tardi segna il primo gol tra i professionisti nella vittoria per 2-0 contro il De Treffers. Nella primavera dello stesso anno arriva il primo importante riconoscimento: metta la firma sul suo primo contratto da professionista. Nella stagione successiva viene aggregato in prima squadra e il 13 settembre esordisce in Eredivisie contro l’Ajax. Termina il campionato 2020-21 con 17 presenze e un solo gol. La stagione successiva trova sempre più spazio, tra agosto 2021 e gennaio 2022 riesce a giocare 21 partite e a segnare anche 2 reti. Gioca tanto ma quel legame speciale che lo legava al gol sembra essersi interrotto. Per ritrovarlo, decide di provare una nuova avventura. Nel mercato invernale del 2022 passa per 2 milioni di euro all’Anversa, in Belgio. Per la prima volta, a 18 anni, si ritrova a vivere una città da solo, senza sua madre e suo fratello. L’inizio non è facile. Si trova in un nuovo Paese, in un nuovo club e in un ambiente in cui non conosce nessuno. Anche in campo le cose non vanno granché bene: in sei mesi gioca una sola partita a causa di un infortunio. Pur non riuscendo a ottenere grandi risultati, per Emegha – come lui stesso dirà successivamente – quei mesi in Belgio hanno grande importanza nella sua crescita come uomo. Estate 2022, arriva una nuova svolta: lo Sturm Graz lo acquista per circa 3 milioni di euro. In Austria rinasce e torna protagonista. Gioca e segna con continuità: termina il campionato con 27 partite e 9 gol. In Coppa d’Austria non riesce a segnare ma a fine anno lo Sturm vince la coppa. Appena un anno dopo il suo arrivo, è già tempo di ripartire. Lo Strasburgo decide di puntare su di lui per sostituire Habib Diallo e lo acquista per 13 milioni. La società e i tifosi ripongono grande fiducia nei suoi confronti ma l’inizio della sua avventura in Francia non è dei migliori. Nelle prime 23 giornate di Ligue 1 segna appena 4 gol. La tifoseria inizia a fischiarlo e a criticarlo ma, ancora una volta, lui non si arrende. Vuole dimostrare il suo valore, vuole far vedere di essere il migliore. Questa sua determinazione viene però scambiata per arroganza e la tifoseria si divide su di lui: c’è chi apprezza il suo impegno in campo e chi invece continua a criticarlo per il suo atteggiamento e la sua incostanza. In parte, su questo secondo punto, anche a ragion veduta. Il 16 marzo segna una doppietta contro il Nantes, il 21 aprile tocca appena due volte il pallone in 45 minuti . Nonostante un rendimento altalenante, società e compagni lo sostengono sempre. Anche perché, sebbene sia un giovane, in poco tempo diventa un leader dello spogliatoio. Ha carisma e grinta ma anche grande empatia. A febbraio, dopo la sconfitta 3-1 contro il Lens, si fa una corsa di 50 metri per raggiungere Abakar Sylla e consolarlo dopo un errore. Un gesto che gli è valso grandi elogi anche da tutta la stampa francese. Consapevole delle critiche, cerca di aprire un dialogo con i tifosi: “Da quanto so io, è l'unico giocatore che ha preso l'iniziativa di voler incontrare i tifosi per discutere e migliorare i rapporti” racconta Philippe Wolf, presidente della Federazione dei tifosi dello Strasburgo. Nella parte finale di stagione riesce anche sbloccarsi e conclude il campionato con 8 gol in 28 presenze. Buona parte della tifoseria, alla fine, è dalla sua parte. Spoiler: chi a maggio 2024 ancora lo criticava, nel giro di pochi mesi dovrà per forza di cose ricredersi. La stagione 2024-25 è, come detto, un successo. Segna 14 gol in 27 partite di Ligue 1 e diventa imprescindibile per lo Strasburgo di Liam Rosenior. Forza fisica, gran colpo di testa, tanta corsa e anche una buona capacità di scambiare i compagni: è un attaccante completo e moderno. Lo contraddistingue anche un forte carattere, che ora viene apprezzato da tutti i suoi tifosi. Lo scorso 16 febbraio, in trasferta contro il Lens, dopo aver segnato il gol del 2-0 esulta togliendosi la maglia e mostrandola allo stadio, come fatto da Messi in un Clasico del 2017 al Bernabeu. Sì, non gli manca la personalità. Qualche settimana prima, a febbraio, lo Strasburgo lo omaggia con una maglia speciale: al posto di ‘Emegha’ sulla sua maglietta numero 10 c’è la scritta ‘Emegoat’. In poco tempo, per tutti – compagni, tifosi, media, social e anche il sito ufficiale della Ligue 1 – non è più Emanuel né Emegha ma semplicemente ‘Emegoat’. Della sua ‘trasformazione’ in ‘goat’ sembra essersene accorto anche Ronald Koeman, ct dell’Olanda. Con le Under Oranje Emanuel ha già segnato moltissimo e ora sembra davvero pronto per l’esordio tra i ‘grandi’. Lui non si nasconde, aspetta una chiamata e ci spera. Sa che per meritarselo dovrà continuare a segnare e a fare la differenza con la maglia del suo club, che sia lo Strasburgo, la Juve o un altro. In poche parole, dovrà continuare a essere ‘Emegoat’.

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Emiliano Tomasini