Quando Leonardo inventò il modulo '4-2-fantasia' al Milan

La leggenda narra che Leonardo ci mise l’idea e Galliani gli diede il nome, facendone un marchio di fabbrica di quel Milan:‘4-2-fantasia’. Scritto proprio così, unico esempio nella storia di modulo alfanumerico, e pazienza se sulle dispense di Coverciano non ne troverete mai traccia. Il 4-2-fantasia è esistito davvero, l’abbiamo visto con i nostri occhi e forse adesso è tornato pure di moda, sempre in casa Milan. Serviva un allenatore brasiliano per arrivare a pensarlo: d’altra parte sono loro quelli del modulo con i cinque ‘numeri 10’ tutti insieme in campo, che resero mitica la Seleçao del 1970. Ma occorreva anche un genio della comunicazione come Adriano Galliani per trasformare quell’idea in slogan. Seducente e immediato come quelli delle pubblicità meglio riuscite. La lampadina si accende nella testa di Leonardo il 18 ottobre 2009, ma prima di arrivare all’illuminazione occorre fare un passo indietro. Perché prima era tutto buio. Nell’estate del 2009 Kakà viene venduto al Real Madrid e Carlo Ancelotti si trasferisce sulla panchina del Chelsea. Si riparte senza due fari ma con un progetto intrigante: Leonardo Nascimento de Araujo – semplicemente Leo, nella famiglia del Milan – allenatore, alla sua prima esperienza in assoluto. Leonardo viene scelto da Berlusconi e Galliani perché è giovane, elegante, colto, spigliato, di bella presenza . Ma ha anche dimostrato di saper vedere il calcio e, soprattutto, di concepirlo alla maniera che piace al presidente. Ricordate il motto “Attaccare!” urlato in spogliatoio da Berlusconi per spiegare a un imbarazzato Pippo Inzaghi le basi del mestiere di allenatore? Gli inizi del Milan do Brazil non sono indimenticabili: vittoria striminzita a Siena all’esordio, poi un epico 0-4 nel derby alla seconda di campionato. Dopo sei giornate il Milan ha raccolto appena 9 punti e ha segnato solo 4 gol così, quando il 18 ottobre a San Siro si presenta la Roma, c’è aria di contestazione. Leonardo la fiuta e intelligentemente decide di iniziare coperto: 4-4-2 tutt’altro che brasiliano a ricalcare quello di Claudio Ranieri, con Seedorf largo a sinistra e Abate a destra a centrocampo. Pato-Ronaldinho in attacco. Tre minuti e il Milan va sotto. Thiago Silva fa un po’ troppo il brasiliano in difesa, Menez ringrazia e segna l’1-0 che regge fino all’intervallo . E qui arriva il momento. Quel momento nella vita di un allenatore in cui si deve assumere il rischio e inventarsi la genialata che dà la scossa a una squadra ormai assuefatta, annoiata e noiosa. Sotto 1-0 a San Siro, Leonardo all’intervallo nello spogliatoio probabilmente non urla “Attaccare!” ma lo fa capire ai suoi, inserendo Inzaghi e togliendo Abate. I conti sono presto fatti: in campo restano una linea a 4 in difesa , una diga a 2 a centrocampo e poi… la fantasia là davanti, con Seedorf-Dinho-Inzaghi-Pato liberi di assumere la forma che vogliono. Quadrato, rombo, tutti in linea, non ha importanza. A farli muovere sullo scacchiere è l’istinto puro, che sia quello inzaghiano per il gol o quello più brasileiro che fa ballare i piedi di gente come Ronaldinho, Pato e Seedorf . Ora, come ci piace ripetere, fatta la genialata, accettato il rischio, potrebbe anche non bastare. Quante mosse ardite vediamo ogni settimana che non passano alla storia semplicemente perché non vengono accompagnate dal risultato, che è l’unica cosa che conta? Perché se il Milan non rimonta quella partita, addio alle idee geniali, al coraggio e alla fantasia di Leo. Ma se il Milan rimonta , i titoli dei giornali cambiano nell’arco di 45’, i pezzi iniziati a battere all’intervallo diventano palline di carta e i mugugni del pubblico si trasformano in odi e samba. La rimonta porta la firma del fantasista per eccellenza del quadrilatero fantasia, Ronaldinho, che pareggia su rigore e poi manda in gol Pato, tutto nel giro di 11’ prima di uscire per la standing ovation e lasciare il posto ai piedi meno gentili di Flamini, perché va bene tutto ma nel finale la fantasia da sola non difende il risultato. Una cosa è certa, a questo punto. Nel secondo tempo, il pubblico di San Siro ha assistito alla nascita di qualcosa a cui manca solo un nome, e glielo darà proprio Galliani sull’aereo per Madrid, dove il Milan è impegnato nella partita successiva, contro il Real, in Champions, tre giorni dopo. “Quindi?”, chiede Adriano al suo allenatore che gli sta seduto accanto mentre sono in volo. "Non sarebbe male riproporlo…", continua il dirigente rossonero. Il coraggio o ce l’hai o non ce l’hai e sono queste le occasioni in cui va dimostrato. Leonardo annuisce, Galliani battezza: “Quattro-due-fantasia”. E quando Leo nello spogliatoio del Bernabeu dà la formazione, gli undici sono gli stessi con cui il Milan ha iniziato il secondo tempo contro la Roma. In grafica possono essere disegnati come un 4-3-3 , oppure come un 4-2-3-1 o ancora come un 4-2-1-3 . Ha importanza? Possiamo forse dare una forma alla fantasia? Il Real Madrid, il Bernabeu, il palcoscenico della Champions: gli ingredienti ci sono tutti. Il Milan vince una partita epica , 2-3 il finale con doppietta di Pato, il secondo decisivo a 2’ dalla fine. Il primo dei tre gol rossoneri lo segna uno che ufficialmente non fa parte del reparto fantasia, ma si chiama Andrea Pirlo. Vince il coraggio, perché non è che quel Real in quanto a fantasia fosse inferiore . “Da lì in poi ci siamo goduti una squadra che provava gioia nel giocare", ricorderà Leonardo ogni volta che negli anni a seguire gli chiederanno di spiegare cosa sia stato il 4-2-fantasia. “Sano squilibrio” è invece l’ossimoro che conia Mario Sconcerti per sintetizzare la formula magica che ridà vita al Milan. Che da lì in poi – dopo la doppietta Roma-Real – forte del suo nuovo modulo inizia a girare e vincere: sei vittorie e un pareggio nelle successive sette di campionato, dopo che nelle prime sette ne aveva vinte solo due. Ora, le cose curiose sono tre. La prima è che il vero 4-2-fantasia è passato alla storia con Borriello al posto di Inzaghi tra i ‘fantastici quattro’, probabilmente perché al 61’, con il Milan sotto 1-0 al Bernabeu, Leonardo cambia il centravanti e un minuto dopo inizia la rimonta: pari di Pirlo al 62’, gol di Pato al 66’. Ma Inzaghi, diamo a Pippo quel che è di Superpippo, con il suo ingresso aveva avviato la rimonta con la Roma . La seconda è che il 4-2-fantasia l’ha inventato Leonardo, l’ha battezzato Galliani, ma Nesta l’ha salvato. Perché tornati dal Bernabeu ricoperti di gloria c’è il piccolo Chievo ad attendere i rossoneri al Bentegodi, e Leonardo si presenta ancora con la nuova formula ma cambiando di nuovo il centravanti. Non Inzaghi, non Borriello, ma Huntelaar nei 4 del reparto fantasia. Il Milan va sotto dopo 7’, soffre e la ribalta con due gol allo scadere , entrambi di Alessandro Nesta. Sì, il 4-2-fantasia salvato da una doppietta di Nesta. La terza curiosità riguarda invece il mercato di gennaio, quando al Milan torna David Beckham, nella fase della carriera in cui non sta più solo largo sulla destra ma si dimostra un ottimo mediano con lampi e lanci di genio. Ecco. Capita così che nel derby di ritorno Leonardo arrivi a schierare per uno spezzone di gara quattro attaccanti là davanti, e alle loro spalle la mediana a due con Pirlo e Beckham. In pratica, un 4-fantasia-fantasia.

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Vanni Spinella