Impresa dei Cafeteros a Quito: James e Cuadrado avvicinano la Nazionale di Pekerman al Mondiale di Russia. A Santiago il Cile stende la Vinotinto: match sbloccato da Alexis Sanchez che raggiunge Marcelo Salas a 37 gol come maggior cannoniere di sempre della Roja
ECUADOR-COLOMBIA 0-2
20' James Rodriguez, 34' Cuadrado
di Rosario Triolo
La Colombia fa un'impresa a Quito, dove vince dopo 21 anni (non succedeva dall'1-0 nel 1996 con gol di Asprilla), e si avvicina a Russia 2018. Nel prossimo appuntamento se la vedrà in casa con un Brasile già qualificato, poi Venezuela, Perù e Paraguay. La squadra di Pekerman mette in crisi l'Ecuador che ora è fuori dalla zona qualificazione e ha un calendario difficilissimo (giocherà contro Brasile, Cile e Argentina nel giorno del ritorno di Messi).
Ci pensa il solito James a dare la carica ai Cafeteros: il capitano la sblocca con il suo 19° gol personale in nazionale (ha segnato anche il 100° dell'era Pekerman, il primo lo aveva fatto Falcao) e poi arriva il raddoppio di Cuadrado (che arriva a 7 in nazionale, ma prima ne aveva fatto soltanto uno in partite ufficiali al Mondiale 2014 e su rigore). Tra gli altri italiani: Sanchez della Fiorentina tra i migliori in campo, Zapata del Milan non ha praticamente toccato palla visto che dalle sue parti non è mai arrivata. Bacca è entrato negli ultimi minuti, lasciato a sorpresa in panchina dall'inizio.
CILE-VENEZUELA 3-1
4' Sanchez (C), 7' e 22' Paredes (C), 63' Rondon (V)
di Lucio Rizzica
Al Monumental Arellano di Santiago sembrava proprio che il Cile avesse chiuso e archiviato la pratica Venezuela dopo soli ventidue minuti. Soprattutto grazie a un impatto devastante di Alexis Sanchez sulla partita: in rete su calcio di punizione pennellato al 5°, in cabina di regia al 7° a premiare l’incursione di Aranguiz poi bravo a confezionare un assist d’oro per Paredes, in cucina a creare un piatto da chef al 22° aprendo e chiudendo un triangolo ampio con Isla e depositando sulla linea di porta una palla che Paredes ha dovuto solo spingere in rete. 3-0 e punto e a capo. Venezuela non pervenuto se non per grazia ricevuta, su errori e disattenzioni altrui, ma senza mai dar veramente fastidio a Bravo. Sulle panchine, Pizzi sorridente, Dudamel a lavorare per il futuro, con in campo tanti Under 20 da prendere per mano. La ripresa sembra un copione già visto. Il Cile per un quarto d’ora è arrembante ma anche molto sprecone. Alla fine quando Vidal la butta dentro è in fuori gioco. Poi i padroni di casa, confortati dal vantaggio, puntano sull’accademia e mollano un po’ la presa. E fanno male.
I ragazzini di Dudamel trovano orgoglio e voglia di far bene e cambiano passo: al 18° Otero su punizione pesca bene Rondon che di testa accorcia le distanze. Poi sale in cattedra Rincon. Prima gli dice no su una gran conclusione da fuori Bravo, poi lo fermano la traversa e un rimbalzo maligno che neppure dopo cinque replay toglie l’incertezza del gol-non gol.
Il Cile si scuote ma la concentrazione è rimasta negli spogliatoi. Sanchez si fa persino parare un calcio di rigore dall’ottimo e giovanissimo Farinez. E, fino alla fine, quella che doveva essere una passeggiata si trasforma in una scalata a mani nude. Il pubblico della roja passa così dai boati entusiasti ai fischi. E pure il direttore di gara, che dopo tre minuti di recupero rimanda tutti negli spogliatoi. Finisce 3-1.
Il Cile tiene vive le possibilità di accedere alla fase finale dei prossimi mondiali evitando i play off. Il Venezuela invece sperimenta e trova eccellenti risposte dalla sua linea verde, perché il prossimo futuro sia un po’ più da protagonisti e molto meno da vittime sacrificali.