Roberto Cevoli: "Così è nata l'impresa del mio San Marino"

I 61 km2 di superficie di San Marino sono dominati dal Monte Titano, un rilievo montuoso dell’Appennino riminese alto 739 metri sui cui si incastonano le tre rocche della Città di San Marino, omonima capitale dello Stato. Nome che non potrebbe essere più azzeccato pensando all’impresa ‘titanica’ realizzata dalla nazionale locale del girone della lega D di Nations League. La squadra allenata dal Ct Roberto Cevoli è riuscita a centrare il primo posto, davanti a Gibilterra e Liechtenstein, grazie a 2 vittorie e 1 pareggio in 4 partite. Un ruolino di marcia da record per la squadra, che nel percorso ha vinto per la prima volta nella sua storia in trasferta . Forse è ancora presto per parlare di ‘rivoluzione’, ma di certo la strada è tracciata: il prossimo anno San Marino giocherà nella lega C di Nations League, contro nazionali con un curriculum molto più ricco, ma il morale è già da oggi altissimo. Merito del lavoro fatto dalla federazione e dal Ct Roberto Cevoli, intervistato in esclusiva per SkySport Insider. Mister, San Marino e i suoi tifosi stanno vivendo un momento storico: seconda vittoria in meno di tre mesi, prima in assoluto in trasferta, qualificazione in lega C di Nations League. Cosa è cambiato in questa nazionale nei pochi mesi della sua gestione? "L’approccio che abbiamo portato è stato soprattutto psicologico. Il pubblico di San Marino non ha mai avuto molta familiarità con le vittorie, stesso discorso per i calciatori e tutto l’ambiente. Ho lavorato sulla testa dei ragazzi, per far capire loro quanto potesse essere bello giocarsi le partite in maniera leggera, senza avere la paura di ‘distruggerle’. Li abbiamo convinti ad avere più coraggio e una maggiore fiducia nei loro mezzi, perché le cose le sanno fare e i risultati sarebbero arrivati". Siete arrivati a giocarvi la promozione contro Gibilterra in volata, come è maturata? Cosa ha detto ai suoi giocatori prima dell’ultima, decisiva partita? "Più dell’ultima ho sempre fatto notare ai miei giocatori l’importanza della prima partita del girone, quella contro il Liechtenstein vinta 1-0. Quella avrebbe potuto farci svoltare: vincendo ci siamo resi conto che la qualificazione era possibile. Certo, abbiamo avuto anche un pizzico di fortuna negli scontri diretti tra Gibilterra e Liechtenstein, finiti entrambi in pareggio, ma abbiamo comunque chiuso a 7 punti, con due vittorie, un pareggio e una sola sconfitta. Tra l’altro l’1-0 contro Gibilterra a mio parere è stato immeritato, avremmo potuto anche chiudere il girone da imbattuti. Ma in generale è stata una qualificazione meritata". Sta cambiando qualcosa nel calcio di San Marino? La vostra nazionale schiera molti ragazzi nati dopo il 2000, c’è il margine per pensare al futuro. "Sì, l’ho detto più volte e lo ripeto. Questa nazionale ha delle potenzialità per il futuro. C’è stato un forte ricambio generazionale, grazie al lavoro fatto dalla federazione abbiamo abbassato drasticamente l’età media. Sono anni che a San Marino si lavora sui settori giovanili. Oltre al cambio di guida tecnica c’è stato anche un investimento importante sulle strutture: il progetto iniziato 5/6 anni fa, forse di più, sta iniziando a dare i suoi frutti". Cosa vi ha portato la Nations League? Cosa ha sbloccato in questa squadra? "Fiducia nei propri mezzi. E consapevolezza, che prima mancava completamente. Poter scendere in campo con squadre di livello simile e giocare partite combattute è stato uno step importante per questi ragazzi. Giocare l’anno prossimo in Lega C, dove le nazionali sono di livello più alto, sarà molto bello e allo stesso tempo molto stimolante". Appunto, che percorso avete in mente di fare in Lega C? Avete già pensato a qualche ‘novità’? "Crediamo che il percorso che abbiamo avviato sia buono, i risultati ce l’hanno confermato. Quindi perché cambiare? Faremo solo dei piccoli aggiustamenti. Stiamo cercando di investire sui giovani: ce ne sono tanti di buona qualità che stiamo monitorando e che stiamo cercando di far crescere con l’aiuto della federazione. Credo che fra qualche anno vedremo un ulteriore ricambio generazionale a San Marino". Una curiosità. Come si selezionano i calciatori in una realtà così piccola? E come si tiene d’occhio il loro sviluppo. "Merito della lungimiranza della federazione di cui parlavo prima. Da qualche hanno è stata istituita un’Academy che ha creato una rete per monitorare tutti i calciatori sammarinesi che giocano sia nel campionato locale sia fuori. Così facendo i ragazzi vengono seguiti più da vicino, vengono aiutati a crescere, hanno la possibilità di allenarsi di più e meglio, con allenatori più preparati. Tutto questo lavoro sta dando grossi risultati. Come detto tanto merito alla federazione e al consiglio federale, che sta credendo e investendo molto in questo progetto". Una domanda direttamente rivolta a lei. Come si allena San Marino? Ovvero una realtà così piccola, con calciatori spesso non professionisti, dove è difficile imprimere un marchio tecnico. "Questa è una bella domanda. La risposta è che è molto complesso. Il problema principale è lo scarso numero di allenamenti: da quando ho iniziato come Ct tra partite ufficiali, amichevoli e appunto allenamenti ci siamo visti una cinquantina di volte. Troppo poche per pensare di fare un lavoro continuativo. L’impegno che ci mettono questi ragazzi è ammirevole. Di giorno lavorano e la sera hanno la voglia per venire al campo, mettendoci sempre passione. La molla che ci fa andare avanti è la voglia di crescere, di migliorare, di essere ogni partita un po’ più forti di quella precedente". Per chiudere, cosa l’ha portata ad accettare l’offerta di San Marino? Nel suo curriculum ci sono diverse panchine di club professionistici, perché una Nazionale? Una realtà così piccola soprattutto. "Semplice riconoscenza. Sono nato a Rimini ma vivo qui dal 1983, sono stato naturalizzato sammarinese. Anche la mia carriera da calciatore è iniziata qui. Devo molto a questo Paese. Ho sempre avuto l’idea di diventare un giorno il Ct della nazionale per ricambiare tutto quello che San Marino mi ha dato come persona e come giocatore. Quando la federazione mi ha chiamato non ci ho pensato due volte. Era il mio obiettivo e l’ho preso al volo". L’obiettivo insomma è mettere le basi per un percorso lungo… "Per me assolutamente sì. Certo, bisogna essere d’accordo in due ma da parte mia c’è totale voglia e disponibilità. Per come stanno andando le cose credo e spero ci siano tutte le condizioni per fare un lavoro a lungo termine".

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Simone Dagani