Nagelsmann ha riportato la 'Leidenschaft' nella nazionale tedesca

‘Leidenschaft’. ‘Passione’. È questa la parola che ora viene in mente ai tedeschi pensando alla loro nazionale di calcio. Fino a un anno fa non era affatto così, anzi, e aver ricreato quello spirito di unità con la ‘Nationalmannschaft’ è senza dubbio il successo più grande di Nagelsmann versione Ct. Ruolo che ricopre da appena diciotto mesi e che per un ragazzo di trentasette anni sembra ancora un filo strano, ma Julian enfant prodige lo è sempre stato. Talmente prodigioso da aver capito subito che l'obiettivo dell'Europeo in casa della scorsa estate andava ben oltre il risultato sportivo. Bisognava ricreare un legame con la Germania, sfruttare le partite in giro per il Paese per divertire in campo mandando un messaggio chiaro: in un periodo così complicato a livello sociale e politico, il calcio ci unisce. Zero retorica, piuttosto una responsabilità in più sapendo però che tutto doveva partire dal progetto sportivo. Dopo anni di delusioni fra la coda della gestione Löw, e quella di Flick, nella sede della federazione a Francoforte hanno cambiato tutto: nuovo centro sportivo iper-moderno, con anche un'ala dedicata alla neuroscienza per studiare riflessi e processi mentali dei giocatori in campo; la leggenda Rudi Völler richiamata dalla pensione per diventare il nuovo direttore generale ; uno staff tecnico fresco e giovane. Nagelsmann hanno quasi dovuto convincerlo e comunque l'accordo era che restasse solo per l'Europeo ma, come ha detto lui, questo incarico lo ha cambiato talmente tanto che quando gli hanno proposto il rinnovo fino al Mondiale 2026, è stato lui a dire ai dirigenti: ‘perché non facciamo fino a Euro 2028?’. Da sempre considerato un nerd della tattica, capostipite di quegli allenatori chiamati in Germania ‘Laptop Trainer’ cresciuti più studiando al computer che in campo, dopo un anno e mezzo alla guida della nazionale Julian ha ammesso di essere diventato più empatico, anche con i giocatori. E qui si torna al concetto di ‘Leidenschaft’, ‘passione’. Poi certo non basta solo quella, servono le idee e di quelle Nagelsmann ne ha a pacchi soprattutto quando si tratta di osare. Anche perché dopo gli addii delle leggende Kroos, Neuer, Thomas Müller e Gündogan ripartire con un nuovo ciclo era praticamente obbligatorio, allora dentro facce nuove come Stiller e Leweling, protagonisti assoluti dello Stoccarda delle meraviglie nelle ultime due stagioni. In porta, dopo anni all’ombra di Neuer, era finalmente arrivato il momento di ter Stegen ma il portiere del Barcellona sarà fuori per infortunio fino alla prossima stagione quindi per il momento la gerarchia dice: titolare Nübel, sempre dello Stoccarda, con vice Ortega del Manchester City e terzo portiere Baumann dell’Hoffenheim. Per le due partite contro l’Italia anche diversi ritorni che raccontano quanto sia importante il concetto di meritocrazia per Nagelsmann e il suo staff: l’ex Genoa Amiri, fulcro del Mainz che si sta giocando la qualificazione in Champions in Bundesliga, mancava dalla nazionale da quasi cinque anni e con lui c’è anche il suo capitano nel club, Jonathan Burkardt, campione d’Europa Under 21 quattro anni fa e soprattutto sedici gol in ventitre partite, miglior stagione della carriera per uno dei pochi attaccanti classici del calcio tedesco. Lui e Kleindienst, infatti è stato convocato anche il centravanti del Gladbach, anche perché Füllkrug al West Ham sta avendo fin troppi problemi e Havertz ha già finito la stagione con l’Arsenal per infortunio. E poi c’è la storia di Goretzka, fatta di resilienza e fiducia in sé stessi visto che arriva da un’estate a dir poco pesante: dopo non essere stato convocato per l’Europeo, il Bayern gli aveva pure comunicato di volerlo cedere e che sarebbe stato messo fuori rosa. Lui ha rifiutato qualsiasi offerta, decidendo di restare per giocarsi il posto e ora, qualche mese dopo, si ritrova titolare con il suo amico Kimmich in mezzo al campo con i bavaresi e di nuovo convocato dalla Germania. Di Musiala quasi superfluo parlare, piuttosto è il caso di sottolineare che contro l’Italia mancherà il suo grande amico Wirtz. Le due superstar del 2003 separate solo dall’infortunio di Florian l’otto marzo contro il Werder Brema, lesione ai legamenti della caviglia destra e stop almeno fino a fine aprile. L’assenza di uno così influenzerebbe qualsiasi squadra e Nagelsmann lo sa bene, però Adeyemi è forse l’unica nota positiva della stagione del Dortmund e Sané, quando gli gira, è sempre da stropicciarsi gli occhi. Un po’ come quello che in poco più di un anno è riuscito a fare Julian Nagelsmann, classe 1987, da Ct della nazionale tedesca sempre con quella parola in testa. ‘Leidenschaft’, ‘passione’.

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