Mondiali 1982, il cammino dell'Italia: polemiche, silenzio stampa, le vittorie e Pertini
L'11 luglio di 40 anni fa la Nazionale di Enzo Bearzot coronava la sua impresa nella finale vinta contro la Germania Ovest. Il culmine di un cammino iniziato tra le polemiche per le convocazioni contestate e i risultati deludenti delle prime partite che indussero la squadra al silenzio stampa, proseguito con l'exploit di Paolo Rossi nella sfida contro il Brasile e celebrato dal presidente della Repubblica Sandro Pertini. La ricostruzione di quell'esaltante "Mundial"
di Bernardo Cianfrocca
- L'espressione ripetuta tre volte, dal telecronista Nando Martellini, al termine di Italia-Germania Ovest di 40 anni fa è ancora impressa nella memoria di chi l'ha sentita e nota anche a tutti quelli che sono nati e cresciuti dopo l'11 luglio 1982
- L'Italia vinse il Mondiale di Spagna, passato alla storia come il "Mundial", cogliendo il terzo successo della sua storia, il primo nel Dopoguerra, e dominando la finale: 3-1 contro i tedeschi grazie alle reti di Rossi, Tardelli e Altobelli
- La squadra titolare che scese in campo quel giorno al Santiago Bernabeu di Madrid. Da sinistra, in alto: Zoff, Graziani, Bergomi, Scirea, Collovati, Gentile. Da sinistra, in basso: Conti, Rossi, Oriali, Cabrini, Tardelli
- Rispetto alla formazione tipo di quel Mondiale, ci fu il forfait di Antognoni, infortunatosi in semifinale, e la conferma tra i titolari del giovane Bergomi, appena diciottenne
- Enzo Bearzot, conosciuto come "Il Vecio", era il commissario tecnico di quella squadra dal lontano 1975 ed era reduce dalle semifinali del 1978 e dell'Europeo del 1980
- Amato dai giocatori, fu subito portato in trionfo al termine della partita. Eppure l'inizio di quell'avventura era stato complicato...
- Nel mirino finirono subito le sue convocazioni. Addirittura prima del volo per la Galizia, sede del ritiro azzurro, il tecnico ebbe un acceso diverbio con una ragazza che contestava la mancata chiamata del fantasista Evaristo Beccalossi. All'insulto di "scimmione", l'allenatore rispose con uno schiaffo
- Non solo il mancino nerazzurro, la critica era furente anche e soprattutto per la mancata convocazione di Roberto Pruzzo, centravanti della Roma e capocannoniere del campionato italiano appena concluso
- Una scelta che Bearzot difese nonostante l'attaccante juventino Roberto Bettega fu costretto al forfait per un serio problema al ginocchio. Bettega era stato uno dei protagonisti del Mondiale 1978 e delle qualificazioni al Mundial (in foto a destra). Bearzot al suo posto chiamò Franco Selvaggi del Cagliari. Non giocò nemmeno un minuto
- Bearzot non chiamò Pruzzo perché non volle mettere in difficoltà il suo centravanti designato, Paolo Rossi, protagonista 4 anni prima in Argentina ma reduce dalla squalifica di quasi 2 anni per il calcioscommesse. Era stato lontano dai campi per molto tempo ed era rientrato solo nell'aprile precedente per le ultime 2 giornate di Serie A
- Bearzot ha sempre conservato fiducia nel suo gruppo. Spesso ha paragonato la squadra a un complesso jazz, in cui ci deve essere lo spazio per l'assolo del solista, ma sempre dentro il contesto di un'orchestra
- Una scelta fortemente voluta dal presidente Fifa dell'epoca, Joao Havelange (in foto durante la cerimonia d'apertura), per aprire le porte del Mondiale anche ad altri continenti come l'America del Nord e Centrale, l'Africa e l'Asia
- Il Mundial della mascotte Naranjito prevedeva due fasi a gruppi: la prima con 6 gironi attraverso cui si qualificavano le prime due squadre di ogni raggruppamento (12 totali)
- La successiva contemplava 4 gruppi di tre squadre in cui le prime di ogni girone si sarebbero qualificate per le semifinali. Dall'edizione successiva la seconda fase a gironi venne eliminata con l'introduzione degli ottavi e dei quarti di finale a eliminazione diretta
- Per l'occasione la Spagna mise a disposizione 17 impianti. L'Italia giocò a Vigo le partite del primo girone, al Sarrià di Barcellona (demolito nel 1997) quelle del secondo, al Camp Nou di Barcellona la semifinale e al Santiago Bernabeu di Madrid (in foto) la finale
- Fu anche l'ultima edizione in cui le partite della giornata finale di un girone non si giocarono in contemporanea. Colpa di un match sospetto, Germania Ovest-Austria, terminato 1-0 per i tedeschi tra i fischi del pubblico spagnolo presente. Il risultato garantiva la qualificazione a entrambe le squadre, a scapito dell'Algeria
- 1^ partita - ITALIA-POLONIA 0-0
- Italia: Zoff, Gentile, Scirea, Collovati, Conti, Marini, Tardelli, Cabrini, Antognoni, Rossi, Graziani
- Polonia: Mlynarczyk, Majewski, Zmuda, Janas, Jalocha, Matysik, Lato, Boniek, Buncol, Iwan (dal 72′ Kupcewicz), Smolarek
- Italia: Zoff, Gentile, Scirea Collovati, Conti, Marini, Tardelli, Cabrini, Antognoni, Rossi (dal 46′ Causio), Graziani
- Perù: Quiroga, Duarte, Diaz, Salguero, Olaechea, Cueto, Velazquez, Cubillas, Barbadillo (dal 65′ La Rosa), Uribe (dal 65′ Leguia), Oblitas
- Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, B.Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani
- Camerun: N’Kono, Kaham, M’Bom, Aoudou, N’Djeya, Onana, M’Bida, Kunde, Milla, Abega, Tokoto
- Polonia 4 punti
- Italia 3 punti
- Camerun 3 punti
- Peru 2 punti
- L'Italia, a pari punti con il Camerun, si qualificò per aver segnato un gol in più nel girone rispetto agli africani (2 vs 1)
- L'inizio pieno di difficoltà alimentò ulteriormente le tensioni tra il gruppo squadra, la critica giornalistica e l'opinione pubblica
- Fece scalpore, in un periodo di grandi tensioni sociali e recessione economica in Italia, la notizia dell'assegnazione di un premio agli azzurri per la qualificazione alla seconda fase
- Esistevano anche dissidi interni, con le critiche alla squadra rivolte dal presidente della Federcalcio dell'epoca, l'avvocato Federico Sordillo (a sinistra in foto): "Se questa è l'Italia, meglio accantonare le speranze"
- Le invettive contro Bearzot aumentarono, così come i toni pessimistici in vista del secondo girone contro Brasile e Argentina
- Alcuni stralci giornalistici dell'epoca: "L’Italia è approdata a Vigo con una larva di squadra. Un consiglio a Bearzot e alla sua tremebonda truppa lo diamo ugualmente: (...), ma fatelo onorando il calcio"
- "Questa nostra nazionale azzurra è vittima non designata delle enormi inconcludenze del commissario tecnico, preso da panico interiore ma testardo al massimo dell’imprudenza"
- Un altro esempio riferito a Bearzot: "Si sa cosa accade a chi, senza essere dotato di un robusto equilibrio, ha la ventura di percorrere una carriera vertiginosa: perde facilmente la testa"
- Paolo Rossi anche fu nel mirino di critiche feroci: “È una bestemmia mandarlo in campo. In queste condizioni un atleta si spedisce in montagna. C’è da chiedersi quali conoscenze di sport abbia gente convinta di poter cavare qualcosa da un atleta ridotto nelle condizioni di Rossi"
- Complice questo clima e anche qualche invenzione di sana pianta, come le ingenti somme perse dagli azzurri nei casinò spagnoli, maturò la decisione del gruppo: squadra in silenzio stampa. Solo Bearzot e il capitano Dino Zoff avrebbero parlato da lì alla fine del Mondiale
- Sull'aereo che portò squadra e giornalisti al seguito da Vigo a Barcellona, sede della seconda fase, Giuseppe Dossena andò a comunicare la novità ai cronisti, separati dai giocatori da diverse file
- 1^ partita - ITALIA-ARGENTINA 2-1 (56' Tardelli, 68' Cabrini, 84' Passarella)
- Italia: Zoff, Gentile, Collovati, Scirea, Cabrini, Tardelli, Antognoni, Oriali (st 31′ Marini), Conti, Graziani, Rossi (st 36′ Altobelli)
- Argentina: Fillol, Olguin, Galvan, Passarella, Tarantini, Bertoni, Ardiles, Gallego, Kempes (st 13′ Valencia), Diaz (st 13′ Calderon), Maradona
- I campioni in carica, arricchiti da Maradona, furono sconfitti a sorpresa. La vittoria che invertì la tendenza. Memorabile la marcatura di Gentile riservata al futuro Diez del Napoli
- Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati (34' Bergomi), Scirea, Conti, Tardelli (75' Marini), Rossi, Antognoni, Graziani
- Brasile: Valdir Peres, Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho (69' Paulo Isidoro), Zico, Eder
- La vittoria per antonomasia del Mundial, più famosa anche della finale. La partita della rinascita di Paolo Rossi, della parata di Zoff sulla linea al 90', l'incontro in cui i favoriti furono sconfitti contro ogni pronostico
- Per il Brasile fu una tragedia nazionale, seconda solo al Maracanazo del 1950. Ne sono nate anche delle filosofie. Zico, il giocatore più temuto di quella squadra tutta estro e fantasia, ha detto anni dopo: "Una sconfitta che ha fatto male allo sport. Dopo quella partita abbiamo cominciato a voler raggiungere il risultato a qualsiasi costo, con un gioco fondato sulla distruzione"
- Paolo Rossi invece non la pensava così: "Fu una lezione per la quale ci dovrebbero ringraziare. Impararono a giocare più coperti e così hanno vinto altre due edizioni''
- ITALIA-POLONIA 2-0 (22', 73', Rossi)
- Italia: Zoff, Oriali, Bergomi, Scirea, Collovati, Cabrini, Conti, Tardelli, Antognoni (pt 27′ Marini), Graziani (st 25′ Altobelli), Rossi
- Polonia: Mylnarczyk, Dziuba, Majewski, Zmuda, Janas, Lato, Ciolek (st 1′ Palasz), Kupcewicz, Matysik, Buncol, Smolarek (st 31′ Kjsto)
- L'Italia, priva dello squalificato Gentile, volò ancora sulle ali di Rossi, approfittando anche della squalifica del futuro juventino Boniek
- ITALIA-GERMANIA OVEST 3-1 (57’ Rossi, 68’ Tardelli, 81’ Altobelli, 83’ Breitner
- Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (8’ Altobelli, 89’ Causio)
- Germania Ovest: Schumacher, B. Förster, Briegel, Breitner, K.H.Förster, Stielike, Littbarski, Dremmler (61’ Hrubesch), Fischer, Breitner, Rummenigge (69’ H. Müller)
- Una partita dominata, eppure iniziata con un handicap per gli azzurri: il rigore sbagliato da Cabrini nel primo tempo
- "Mi prese al collo negli spogliatoi, dicendomi che un rigore si può sbagliare, ma la finale andava vinta. Ci spronò così", ha raccontato poi il diretto interessato
- La reazione non tardò ad arrivare. Il solito Rossi aprì le danze con il sesto gol in tre partite...
- Uno dei momenti più iconici consegnati dalle istantanee di quella finale e di quel Mondiale: il 2-0 di Tardelli e la sua famosa esultanza, un urlo ammirabile da ogni inquadratura, a colori o in bianco e nero: dopotutto la televisione a colori aveva iniziato a diffondersi da poco...
- Arrivato da Roma la mattina stessa, in tribuna d'onore il presidente della Repubblica Sandro Pertini festeggiò i tre gol con salti sul posto rimasti nella storia del Paese
- "Non ci prendono più", ripetuta dopo il tris di Altobelli a pochi minuti dalla fine. La gioia di un intero popolo incarnata da una sola figura
- Dopo aver assistito allo show di Pertini, il re di Spagna Juan Carlos consegnò la coppa del mondo a Zoff: la festa azzurra poteva partire
- Capocannoniere e miglior giocatore del Mondiale, futuro Pallone d'Oro nello stesso anno: la rivincita di Paolo Rossi (e di Bearzot) era stata completata
- "Guardavo la folla, i compagni, le bandiere dell’Italia sventolare ovunque, e dentro sentivo un fondo di amarezza. Adesso dovete fermare il tempo, mi dicevo. Non avrei più vissuto un momento del genere. Mai più in tutta la mia vita. E me lo sentivo scivolare via. Ecco: era già finito…”, ha scritto nel suo libro "1982: il mio mitico Mondiale"
- Le immagini più belle di quella vittoria non vennero solo dal campo e dagli spalti, ma anche dai festeggiamenti. Il presidente Pertini riportò la squadra in Italia con il suo volo presidenziale a bordo del DC9 3113 dell'Aeronautica Militare. Indimenticabile la partita in aereo a scopone giocata dallo stesso Pertini in coppia con Zoff contro Bearzot e Causio, la coppia vincente
- Pertini accusò Zoff di averlo fatto perdere, ma...
- Nel 2010 è emersa la verità grazie alla riscoperta di un carteggio tra Pertini e Zoff. Dopo che il portiere si ritirò, il Presidente gli mandò un telegramma in cui si accusò e si scusò: "Caro Zoff (..), non dimenticherò mai la tua bonarietà quando in un partita a scopone sull’aereo che ci riportava a Roma ti ho fatto perdere"
- La risposta del capitano fu scritta a mano: "Carissimo signor Presidente, le sue parole mi hanno commosso e inorgoglito. Il ricordo di Madrid e i momenti sereni passati in sua compagnia sono e saranno vivi in me"
- Nelle piazze e nelle strade italiane partirono caroselli e sfilate subito dopo la finale. E il giorno dopo, al rientro della squadra dalla Spagna, l'aeroporto di Ciampino fu preso d'assalto da quasi 50mila persone, arrivate sino a bordo pista per celebrare gli azzurri e la Coppa
- Le grandi feste che si scatenarono trovano spiegazione in queste parole del giornalista Italo Cucci: "Se qualcuno indagando su questi giorni di follia collettiva si stupirà o proverà compassione per un popolo ch’era arrivato a esaltarsi per una vittoria nel pallone, se approfondirà la ricerca dei motivi scoprirà una verità semplice: l’11 luglio 1982 è successo quello che tanti in Italia si attendevano da tempo. È arrivata una buona notizia, diversa da quelle che tutti gli italiani si erano abituati a inghiottire ogni giorno, i bocconi amari di un’amara esistenza"
- Lo stesso Paolo Rossi ha poi commentato a posteriori gli effetti del Mondiale sul Paese: "Quello fu un Mondiale diverso da tutti gli altri. Non riguardava solo noi, la squadra, ma era una vittoria che apparteneva a tutti, coinvolgeva milioni di persone. Era l'82, l'Italia usciva appena dagli anni di Piombo, del delitto Moro. La vittoria del Mondiale in Spagna spazzò tristezze, angosce e paure. Per il Paese rappresentò un motivo di riscatto, una botta di ottimismo. Per tutti questi motivi dico che fu un Mondiale unico"
- Pertini da Ciampino portò la squadra in Quirinale per proseguire i festeggiamenti. Secondo un retroscena raccontato dal giornalista Italo Moretti, che seguì Pertini in quei giorni per il TG2, il cerimoniale aveva previsto a pranzo la presenza del ministro dello Sport Signorello e del presidente del Coni Carraro a tavola accanto al Presidente, che però si oppose: "Voglio l'allenatore e il capitano"
- Intervistato dallo stesso Moretti sull'eventualità che troppi festeggiamenti fossero esagerati per una partita di calcio in un periodo storico così delicato, Pertini rispose così: "Che ci sia una sosta nelle preoccupazioni e nella tristezza! Dopo i sei giorni di lavoro viene la domenica, chi ha lavorato ha poi diritto di gioire. Gli si deve dire perchè gioisce quando lo attende il lunedì? Io penso alla domenica e lunedì verrà a suo tempo"