Italia-Germania: la storia di una partita che non sarà mai come tutte le altre

Milano, come teatro delle prime volte. Capitò il 15 maggio del 1910, nel giorno della prima partita giocata dalla Nazionale italiana in tutta la sua storia. Un 6-2 in amichevole alla Francia, nel contesto suggestivo dell’Arena Civica. Quasi 13 anni dopo, gli Azzurri affrontarono la Germania e anche quella volta in amichevole e sempre a Milano. Non più all’Arena Civica, ma in quello che all’epoca veniva chiamato: ‘Il campo di Viale Lombardia’. Una struttura di proprietà del Milan dal 1920 al1926 e che ospitò anche sei partite della nazionale italiana. Quel giorno la sfida si accese solo a 18’ dalla fine, prima con il vantaggio tedesco firmato Seiderer e poi con i tre gol azzurri nel giro di 9’, grazie a Cevenini, Santamaria e Migliavacca. L’Italia, in quel periodo, non era guidata da un vero e proprio allenatore, ma da una Commissione Tecnica composta da Umberto Meazza, ex calciatore nonché fondatore dell’associazione italiana arbitri nel 1911, Augusto Galletti, un altro milanese ex calciatore dell’Andrea Doria e in quel momento arbitro della sezione di Genova, e il giornalista Augusto Rangone, che guiderà cinque anni dopo la Nazionale Azzurra anche alle Olimpiadi di Amsterdam. Sono stati loro, quel giorno a Milano, i primi ad affrontare e a battere la Germania. L’ultimo è stato Cesare Prandelli a Varsavia, nella semifinale di Euro2012, grazie alla doppietta di Mario Balotelli. In porta c’era Manuel Neuer quella sera che, soltanto ad agosto, ha dato l’addio alla nazionale dopo 15 anni e 124 presenze, mentre l’ultima chance a Mario l’aveva data Roberto Mancini a settembre 2018. Resta lui, che piaccia o no, l’ultimo ad aver fatto esultare gli italiani contro i tedeschi. A dire il vero era stato a un passo dall’impresa anche Antonio Conte. Erano i quarti di finale dell’europeo francese del 2016, quell’Italia aveva poca qualità ma tanto cuore e altrettanta organizzazione. Aveva già contribuito all’eliminazione della Spagna campione in carica e stava per fare lo stesso contro la Germania di Loew, strafavorita. La resa arrivò solo ai calci di rigori, quella sera a Bordeaux, con due conclusioni da film horror come quelle di Zaza e Pellè. Per i tedeschi, che poi cederanno in semifinale contro i padroni di casa della Francia, quella vittoria ai calci di rigori rappresentò una sorta di liberazione, ma sono loro i primi a sapere che prima di cambiare la storia ci vuole ben altro. A Dortmund nel 2006, l’Italia di Marcello Lippi con Grosso e Del Piero si guadagnò nei supplementari la finale mondiale a Berlino, in uno stadio dove i tedeschi, prima di quella sera, non avevano mai perso. Dieci anni prima era stata la Germania a eliminare gli Azzurri a Manchester nei gironi di Euro ‘96, con Köpke che para un calcio di rigore a Gianfranco Zola. Nulla di paragonabile, però, a quello che accadde nel 1982 al Santiago Bernabeu. Anche quel giorno un italiano, Antonio Cabrini, sbagliò dagli 11 metri di fronte a un tedesco, Harald Anton Schumacher per tutti Toni. Era la finale del mondiale di Spagna, l’Italia di Bearzot andò oltre quell’errore a metà primo tempo. Le gioie arrivarono tutte nella ripresa, con Paolo Rossi, Marco Tardelli e ‘Spillo’ Altobelli. Italia Campione del Mondo e stavolta in finale battendo proprio la Germania Ovest. Cosa c’è di meglio? La partita del secolo, quella allo stadio Azteca di Città del Messico nel 1970 davanti a 102.000 spettatori, con Franz Beckenbauer, costretto a giocare con un braccio fasciato lungo il corpo dopo aver subito una lussazione alla spalla. È vero, l’Italia poi non vinse il Mondiale, piegandosi in finale al Brasile di Pelè, ma quel 4-3 resterà per sempre non solo nella storia di queste due nazionali, ma nell’immaginario collettivo come il vero manifesto per una partita di calcio in quasi 180 anni di storia. “Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani!” esclamò Nando Martellini dopo il gol decisivo di Gianni Rivera.

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