Il giovane-vecchio supereroe azzurro: l'evoluzione al top di Gigio Donnarumma

“Ho festeggiato, tanto, la Champions è bellissima ma ora voglio andare al mondiale con la Mia nazionale”. Gigio Donnarumma è il nostro super eroe, il giovane-vecchio, solo 26 anni ma da quasi 10 portiere titolare di club di vertice e della Nazionale italiana con cui è diventato campione d’Europa. Ora sul tetto d’Europa ci è arrivato anche con il PSG nella stagione che potremmo definire della maturità, se non fosse che, da quando ha debuttato contro il Sassuolo nell’ottobre del 2015, gli abbiano chiesto da subito di essere maturo. La vittoria della Campions League con il Psg cui ha partecipato da protagonista, grazie a un 2025 stratosferico, ha riconsegnato un uomo libero e nuovo. Disponibile, umile, più discreto, pronto a rimettersi al servizio dei compagni, anticipando l’arrivo a Coverciano, e a contagiarli con la sua positività. Se la Norvegia potrà contare sul signore del gol, Halaand, 40 reti in 41 gare con la nazionale, 31 in stagione, l’Italia ha la sua arma finale: Gigio Donnarumma. Il portiere, il numero uno nella la difesa della porta, tra i migliori nell’interpretazione della difesa dello spazio. In Nazionale porta il suo percorso di miglioramento e presa di coscienza. Con Luis Enrique, si vede, ha lavorato su pause e su attenzione alta e costante sempre. Finalmente le sue doti di lettura e scelta nella costruzione hanno trovato una squadra organizzata, il Psg attuale. Non certo quello di Pochettino, delle grandi stelle, dove in pochi volevano palla, sempre pronti a scaricarla lasciandoti in difficolta al primo accenno di aggressione avversaria. Ora apprezziamo meglio Gigio in una squadra che sa lavorare sotto pressione che dà e riceve fiducia al primo regista, come richiede il calcio di oggi. Così era abituato a lavorare al Milan, così era in Nazionale con Mancini, con compagni come Verratti, Jorginho e Barella che venivano incontro, accettavano palla addosso anche sotto pressione. Non a caso fu il miglior giocatore di Euro 2021, giocatore, non portiere, si badi bene! Furono proprio certi esperti francesi nella giuria Uefa a riconoscergli questa superiorità salvo poi criticarlo alla prima scivolata... perché gli errori si fanno, soprattutto se sei un portiere che ha coraggio e che si prende le responsabilità, che scappa in avanti, in tuti i sensi, che vede prima e non vuole aspettare che altri decidano per lui. A novembre Luis Enrique lo ha pure messo in panca per un normale Sofonov, Gigio ha capito ed è tornato subito più forte in allenamento e in gara. La prima Champions del Psg è sua, molto! A quella finale ce li ha portati non solo per i rigori parati, ma per come ha interpretato il ruolo gestendo la costruzione contro l’Arsenal arrembante, riducendo gli errori in uscita alta e bassa, perfetto trai i pali. È stato primo per gol evitati, primo per % di parate dentro l’area, inavvicinabile per i tiri che avevano una possibilità maggiore di entrare: nessuno come lui. Gigio contro la Norvegia per la 18 esima volta sarà capitano, il più impiegato da Spalletti nelle 22 gare della sua gestione, ci sarà con la sua leadership indiscussa con la sua voglia di record la sua fame di sempre. Perché andare al mondiale – dice – è l’unica cosa che conta.

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Marco Nosotti