Diogo Jota, il calciatore che inventò sé stesso

Voleva distinguersi e l’anagrafe non lo aiutava: c’erano troppi Diogo e troppi Silva nel calcio portoghese, lui rischiava di diventare uno dei tanti. Così Diogo Josè Texeira Silva architettò la magata: via il cognome, Silva, restava il primo nome, Diogo, cui aggiungere l’iniziale del secondo, la J di Josè, pronunciata Jota in portoghese. Ecco allora Diogo Jota, e nessuno avrebbe più fatto confusione, cosa per altro molto difficile visto il talento esibito sui prati di gioco. Attaccante e centrocampista insieme, ala ma anche punta centrale, bravo nel mezzo come sulle fasce, coordinato al punto da eccellere pure di testa, lui non certo un gigante con i suoi 178 centimetri: sintetizzando, una versione lusitana del calcio totale olandese. Carriera rapida per il ragazzo di Porto: inizio con il Godomar, squadra della zona, debutto diciottenne in massima serie con il Pacos de Ferreira, passaggio all’Atletico Madrid. Non trova spazio con i Colchoneros, che lo spediscono in prestito prima al Porto, poi al Wolverhampton e nella nebbia della Black Country arriva la svolta della carriera: Diogo trascina con 17 reti i Wolves cari a Robert Plant dei Led Zeppelin al ritorno in Premier, consolidandoli poi nella massima serie persino con la qualificazione all’Europa League. I 14 milioni pagati dal Wolverhampton per ingaggiarlo pagano dividendi non solo con le prestazioni sul campo: il Liverpool di Klopp ne sgancia più del triplo per portarlo ad Anfield. Alterna i successi con i Reds alle presenze con la nazionale portoghese, prima convocazione a 22 anni per la Nations League, debutto nel novembre 2016 in una partita di qualificazione agli Europei contro la Lituania: a sei minuti dalla fine del match entra al posto di Cristiano Ronaldo, e anche il nome del sostituito è un’indicazione. Atleta di razza, e come spesso accade ai purosangue anche fragile: un infortunio al polpaccio gli vieta i mondiali del 2022, guai vari al ginocchio lo tormentano nelle ultime due stagioni. Vince quasi tutto, dal titolo in Premier quest’anno alla Fa Cup alla coppa di Lega: il quasi è riferito alla Champions che sfiora nel 2022, con i Reds battuti in finale dal Real Madrid. Poche settimane fa il trionfo con il Portogallo in Nations League, nella finale vinta con la Spagna ai rigori entra ai supplementari al posto di Pedro Neto, già suo compagno di squadra ai tempi del Wolverhampton. Una grande carriera circondata da una vita meravigliosa: il tempo libero dedicato ai videogame con cui pare sia un fenomeno, ma soprattutto l’amore con la compagna Rute Cardoso. Hanno tre figli, decidono che è tempo di festeggiare con il matrimonio. Lo scorso 22 giugno sembra la chiusura perfetta del cerchio: un futuro affettivo che avrebbe visto lui e Rute crescere insieme i ragazzi, uno sportivo per inseguire la Champions League, il tassello mancante. Si era conquistato una nuova chance vincendo il campionato con il Liverpool, contribuendo fra l’altro con il gol decisivo nel derby con l’Everton, lo scorso due aprile. Non sapeva che sarebbe stato l’ultimo con la maglia dei Reds: lo scoppio di uno pneumatico in una notte maledetta non gli avrebbe più concesso tempo.

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