Burns Supper, poesia e football: la tradizione scozzese per ricordare Robert Burns

Nella stagione 1990-91, quindi una vita fa, il Bologna partecipò alla Coppa Uefa, la versione originale, più o meno, di quella che è oggi l’Europa League. Fu una stagione continentale memorabile per i rossoblù, che arrivarono ai quarti di finale dove furono sconfitti dallo Sporting Lisbona, mentre in campionato, prima sotto Franco Scoglio poi Gigi Radice, arrivò una brutta retrocessione in Serie B, con l’ultimo posto e un organico che comprendeva Antonio Cabrini, Kubilay Türkyılmaz, Roberto Tricella, Paolo Negro, Massimo Bonini, Lajos Detari, alcuni troppo giovani, altri troppo logori. Il cammino europeo fu contrassegnato da un paio di partite memorabili, due 3-0 casalinghi: nei sedicesimi di finale quello all’Heart of Midlothian a cancellare l’1-3 dell’andata, partita pomeridiana di fronte a un pubblico sulle 12.000 persone, e negli ottavi di finale quello contro l’Admira Wacker, di fronte a un numero ancora minore di spettatori, poco più di 5.000, che pareggiò il conto e portò poi ai rigori, ben sedici, decisi dal centravanti Pino Lorenzo che mentre esultava si prese pure una pallonata in faccia dal portiere Knaller. In occasione della trasferta bolognese a Edimburgo l’ente turistico britannico ebbe una bella idea, quella di organizzare una serata, aperta ai giornalisti e ad alcuni tifosi indicati dal club, per presentare le bellezze di Edimburgo e in generale della Scozia: inevitabile, a un certo punto, la menzione del piatto nazionale, l’haggis, ovvero interiora di pecora macinate, mescolate a cipolla, farina d’avena, grasso, spezie e sale e bollite a lungo dentro la membrana intestinale della pecora stessa. Il pensiero non positivissimo di molti, compreso l’autore di questo articolo, sarebbe rimasto pensiero e basta se non fosse stato improvvisamente tradotto in un commento ad alta voce da parte di uno dei tifosi: “CHE SCHIFO!”. Imbarazzo dei presenti, imbarazzo dell’esponente turistico britannico e rapido cambio di tema da parte del conduttore della serata, a evitare guai peggiori. Non ci fu alcun riflesso lirico, in quel giudizio drastico ancorché condiviso da molti, ma in realtà haggis e poesia sono curiosamente legati, in special modo la sera del 25 gennaio, ricorrenza del compleanno di Robert ‘Rabbie’ Burns, il Bardo, il poeta nazionale scozzese. Uno che, per quel che contano queste cose, nel 2009 è stato votato lo scozzese più grande della storia nel sondaggio organizzato da un canale televisivo, superando persino William Wallace, tramandatoci nel film Braveheart, pur con tutte le sue imprecisioni storiche. Anticipatore del movimento Romantico, Burns, nato nel 1759 e morto nel 1796, dunque a soli 37 anni, ebbe una vita variegata, complessa, parzialmente eroica e parzialmente confusa, a partire dalle origini rurali, dalla difficoltà a frequentare scuole, compensata da lezioni offerte da tutori e dal padre , dalla necessità di avere per buona parte del suo tempo un lavoro regolare , anche quando il successo delle sue prime opere gli permise di declinare, dopo averlo inizialmente accettato, un impiego di carattere amministrativo in Giamaica, presso una piantagione di canna da zucchero, che lo avrebbe portato anche a sovrintendere ad alcune decine di schiavi, e la sua posizione sul tema della schiavitù è sempre stata oggetto di parecchie disquisizioni, dato che ad esempio la sua firma non comparve tra le tante che in Scozia, in quel periodo, vennero raccolte per una petizione abolizionista, anche se è possibile che il suo legame stretto con alcuni latifondisti/benefattori lo avesse consigliato a non prendere troppo a cuore il tema. Comunque sia, Burns nella sua breve e frastagliata vita, fatta di un lungo matrimonio con Jean Armour, che gli diede nove tra figli e figlie, sei dei quali però non sopravvissero all’infanzia, e di legami dai quali nacquero altri quattro figli, compose poesie, poemi, testi musicali, quasi sempre in lingua scozzese pura ma anche in un misto di scozzese e inglese o in inglese puro, con soggetti a carattere satirico, umoristico, sentimentale, sociale, ambientale, una complessità, voluta, che lo rese popolarissimo in tutto il mondo, anche posteriormente alla morte, e statue o targhe che lo ricordano sono presenti in parecchie nazioni, mentre in Unione Sovietica la sua nomea di ‘poeta del popolo’ fece sì che nel 1956 uscisse addirittura un francobollo con nome e ritratto, così come nacquero presto i Burns Clubs, associazioni culturali dedite allo studio e alla diffusione delle sue opere e alla sua eredità letteraria, comprendente anche la raccolta di testi di canzoni popolari. Significativamente, Bill Shankly, leggendario allenatore scozzese del Liverpool, nel 1965 indicò ‘The life of Robert Burns’ come libro che avrebbe portato con sé su un’isola deserta. Burns era nato ad Alloway, non lontano da Ayr, cittadina sulla costa occidentale della Scozia, 60 chilometri a sudovest di Glasgow, e per ovvi motivi il suo legame con il calcio, che avrebbe cominciato a muovere i primi passi un secolo dopo la sua nascita, non ebbe nulla a che fare, ma è il football uno dei mondi che più contribuisce a tenere vivo il suo ricordo, oltre ai Burns Clubs, e questo accade ogni 25 gennaio, appunto, con le Burns Supper, le ‘Cene per Burns’. Si tratta di celebrazioni da parte di associazioni, locali, aziende, famiglie o gruppi di famiglie, che poco alla volta hanno contribuito a fare di questa data una festa nazionale, superiore, come intensità di vissuto, a quella di Sant’Andrea , il santo patrono della Scozia, che cade il 30 novembre, anche se la designazione di festa ufficiale non comporta né la chiusura degli esercizi commerciali né quella delle scuole. E allora, il calcio? Beh, il calcio, o meglio molti club, celebrano il 25 gennaio con una Burns Supper speciale, che diventa un ulteriore metodo di aggregazione e appartenenza. Speciale in quanto organizzata nei locali dello stadio o in luoghi particolari: i Rangers, club che più di tutti, tra quelli maggiori, dà risalto alla commemorazione, da qualche anno allestisce la Burns Supper nella Edmiston House, una struttura per eventi, che ospita anche il Museo del club, situata accanto allo stadio e inaugurata nel gennaio 2023 come rimpiazzo di lusso di un precedente complesso. Per l’edizione 2025 i biglietti costavano un minimo di 100 sterline a testa, e sono andati esauriti tutti molto presto, l’ingresso era riservato a persone dai 16 anni in su, con obbligo di presenza di un adulto per l’età tra 16 e 18, e l’abbigliamento richiesto era quello da sera o tradizionale scozzese, kilt e accessori, noleggiabili tra l’altro con rifiniture a tema Rangers presso il partner commerciale del club. Prevista anche la presenza di alcune vecchie glorie, il tutto per un cerimoniale pressoché identico a quello della tradizione. La Burns Supper infatti prevede il rispetto di alcuni dettagli e alcuni passaggi: il benvenuto ai presenti, la recita di un piccolo poema di ringraziamento, la ‘Selkirk Grace’, una minestra in brodo poi l’arrivo in tavola dell’haggis su un vassoio elegante, preceduto da un suonatore di cornamusa e salutato dal poema ‘Address to a haggis’ , letto o recitato a memoria dal cerimoniere che nel frattempo lo apre con un coltello da cerimonia, che spesso fa parte degli accessori del kilt. L’haggis viene in genere servito con patate e rutabaghe bollite e schiacciate, e accompagnato da whisky scozzese. Al termine della cena, dopo il dolce e il caffé, c’è un discorso celebrativo, racchiuso genericamente sotto l’etichetta di ‘Immortal memory’, seguita dai brindisi, tra i quali uno ‘to the lassies’, ovvero ’alle donne’, con risposta che è ‘Reply to the laddies’ , poi un ultimo saluto a Burns, arricchito da accenni ad alcune sue opere, e infine il canto corale, suggestivo, di ‘Auld Lang Syne’, la melodia malinconica che da noi è nota come ‘Valzer delle candele’. Le parole del titolo sono una versione scozzese di ‘old long since’ e richiamano ‘i bei tempi andati’, grazie anche al testo, che Burns compose su musica pre-esistente e attribuita da alcuni all’italiano Davide Rizzio, segretario personale della Regina di Scozia Maria Stuarda . ‘Auld Lang Syne’ è anche la canzone che si canta il 31 dicembre per dare addio all’anno vecchio nella ricorrenza di Hogmanay, termine di origine complessa se non oscura, per il quale sono state elaborate varie teorie, irrilevanti in questo articolo. Il formato è questo, allora, che la Burns Supper sia organizzata, in grande stile, dai Rangers o da altri, tra cui l’Ayr United, il club della cittadina adiacente a Alloway. A Burns la squadra, formata nel 1910 e attualmente in seconda serie, deve il soprannome, che è quello di The Honest Men, Gli Onesti, tra i più curiosi del calcio mondiale: nel lungo poema ‘Tam O’Shanter’, che racconta le vicende di un certo Tam , un avvinazzato che durante un rientro a casa a cavallo viene tormentato da apparizioni spettrali, Burns scrive “Auld Ayr, wham ne'er a town surpasses, for honest men and bonnie lasses”, cioé “la vecchia Ayr, che nessuna città può superare quanto a uomini onesti e belle donne”. Come ha scritto un giornalista scozzese, The Honest Men è un soprannome quasi perfetto, perché dà identità locale senza forme lessicali impronunciabili, è originalissimo senza essere volutamente bizzarro, ha legami con la storia e porta una connotazione sicuramente positiva. Tra l’altro, parlando di calcio, dal gennaio 2024 l’allenatore dell’Ayr United è un nome notissimo, Scott Brown, 39 anni di cui 14 passati nel Celtic, di cui è stato centrocampista e capitano per undici stagioni, uno dei maggiori esponenti di quella coraggiosa aggressività scozzese che troppo spesso oscura anche le innegabili doti tecniche di molti di questi giocatori, come dimostrano i successi italiani di alcuni di loro. Anche il Celtic ha una Burns Supper, ma particolare, in linea con le origini e le tradizioni del club, che si rifanno al cattolicesimo, all’Irlanda e alla beneficenza, tanto che il motivo principale della fondazione, nel 1887, fu proprio quello di raccogliere fondi per un ente caritatevole che si occupava di alleviare la povertà della popolazione della zona est di Glasgow, prevalentemente proveniente proprio dall’Irlanda. Giocando sull’omonimia, dal 1987 i biancoverdi organizzano, ma non necessariamente il 25 gennaio, una ‘Tommy Burns Supper’, ovvero una cena benefica - ovviamente - intitolata a Tommy Burns, uno dei più grandi interpreti dello spirito-Celtic, nato nel 1956 a Calton, una delle peggiori aree di Glasgow, e morto per melanoma nel maggio 2008, con funerale tenutosi nella chiesa di St.Mary’s, quella in cui era stata decisa, nel già citato 1887, la nascita del club. Burns, cattolico praticante, centrocampista, leader, persona di carattere, idee e comportamenti di altissima qualità, giocò nel Celtic dal 1971 al 1989 e lo allenò dal 1994 al 1997, ottenendo però al massimo due secondi posti nel 1996 e 1997, in quest’ultimo caso nonostante i 51 gol segnati complessivamente dal trio Jorge Cadete-Pierre Van Hooijdonk-Paolo Di Canio. L’idea della cena in suo onore venne ad alcuni membri del club di tifosi del Celtic delle università Heriot-Watt e Edinburgo, infastiditi dalle Burns Supper originali, e nelle prime edizioni partecipò il diretto interessato, onorato e commosso, assieme a tantissimi protagonisti della storia biancoverde. Invece dell’Address to a haggis, un musicista esegue la Celtic Song, inno che affonda le sue radici in commedie musicali di fine Ottocento, e la serata si conclude con l’esecuzione di ‘Mack the knife’, la canzone preferita da Burns. La tradizione fu interrotta dopo l’edizione del 30 ottobre 2009, quella della commemorazione della recente scomparsa, ma è stata poi ripresa nel 2017, sempre in un edificio per cerimonie della Edinburgh University, e con scopo benefico incentrato sulla fondazione che combatte il cancro della pelle, quello che sconfisse Burns. La storia di questa celebrazione parodica è fatta di episodi curiosi, a partire dai regali volutamente scherzosi, come la tenuta da gioco di Mo Johnston, completa di olio solare e tintura per capelli, regalata proprio nel 1987 al primo presidente della Supper, l’attaccante e dunque collega di reparto Brian McClair , per finire all’espressione terrorizzata di Tony Mowbray, difensore inglese, quando nel 1993 assaggiò l’haggis. Nonostante questa parodia di Supper, che potrebbe avere risvolti non elegantissimi se non fosse per l’omaggio al Burns biancoverde, il Celtic è stato fondamentale nel contribuire alla raccolta fondi per la prima statua del Bardo, che domina una piazza di Ayr ormai da 124 anni: il 24 agosto 1889, infatti, una selezione di calciatori di Glasgow, radunata dal difensore Mick McKeown, sfidò un undici della contea di Ayrshire, quella da cui proveniva lo stesso McKeown, con incasso a favore, appunto, dei costi per la statua. Si giocò nel leggendario Cathkin Park di un altrettanto leggendario club ora scomparso, il Thirk Lanark, ed è un impianto di cui tuttora rimane parte delle gradinate, a poche centinaia di metri da Hampden Park, lo stadio nazionale scozzese. Presenziarono in circa 2.000, ma il conteggio riguarda i soli uomini, perché le donne entravano gratis anche in occasioni del genere. Anche a celebrazioni finite, e nel caso dei Rangers la Supper è arrivata 24 ore dopo la sconfitta in Europa League contro il Manchester United che parecchi tifosi hanno seguito nella Fan Zone allestita presso la Edmiston House, a Glasgow l’aspetto culturale e artistico del calcio resta vivo, a prescindere da Burns e dal suo ricordo: il 31 gennaio, infatti, all’OVO Hydro, il teatro appena a ovest del centro, a poco più di due chilometri da Ibrox, va in scena ‘The journey back’, un musical che racconta il percorso del club dal fallimento alla ripartenza in quarta serie alla rinascita, al successo in campionato nel 2021 sotto la gestione di Steven Gerrard e al ritorno in Champions League. Ideato e interpretato da un attore/tifoso, Stuart Hay, lo spettacolo è in tour ormai da due anni, ha racimolato una lunga serie di tutto esaurito e ora torna a Glasgow per un nuovo spettacolo, prima di replicare in maggio a Belfast. L’altra sponda di Glasgow, perlomeno l’altra sponda di alto livello visto che in città ci sono altri club di risonanza attuale minore, risponde con il ritorno di ‘Celtic The musical’, nuova edizione di uno spettacolo di grande successo che segue varie generazioni di una famiglia tifosa, i Quinn, nel suo tifo per gli Hoops , partendo addirittura dalla figura di Andrew Kerins, nome originale irlandese Aindreas Ó Céirín, ovvero Brother Walfrid, Fra’ Walfrid, il fondatore del club. Ah, non risulta che il Siviglia organizzi alcuna Burns Supper ma, a parte il diverso gusto gastronomico dell’Andalusia, si tratta forse di un’occasione pubblicitaria mancata: la nascita del club spagnolo risale infatti proprio al 25 gennaio 1890, e considerando che la maggioranza dei soci fondatori era scozzese, di Dundee, e che all’epoca le Supper erano già abbastanza diffuse, non è improbabile che ne siano state messe in scena alcune, sul finire del Novecento. Se è così, però, è comunque certo che nessuno lo comunicò mai.

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