Il tunnel ad Almeyda e non solo: chi è Ocampos
Serie AIl "piccolo Cr7" è pronto a stupire i rossoneri. Chi è, come gioca, le sue qualità e i suoi difetti. Dal River di Almeyda (e che tunnel!) alla polemica di Bielsa: "E' stato un acquisto del presidente!". Alla scoperta di Lucas Ocampos
Per tutti era il "piccolo Cr7". Perché in certi contesti va così: dribbli, salti tutti, infine segni. Automaticamente sei accostato all'inarrivabile. Questione di paragoni. C'è un però. Lucas dribbla, ok. Salta l'avversario quasi sempre, sì. Ama anche i colpi di fino: "Tutti! La rouleta alla Riquelme, il doppio passo". E l'elastico di Ronaldinho? "Anche!". Insomma, è uno dalla grande tecnica. Il "però" è che segna poco, un piccolo difetto che si porta dietro dagli inizi. Tre reti col Genoa fin qui, la prima di testa: "Non è la mia specialità". Ci può stare. Ma è difficile togliergli Cr7 dai pensieri: "E' il mio idolo, cerco spesso di imitarlo...". Svelato l'arcano di un soprannome "scomodo". Anche se in realtà non gli hai mai pesato eh, Lucas è sempre stato sicuro di sè fin da ragazzino. E oggi sbarca al Milan di Montella. Trattativa complicata, intrisa di cavilli da limare e sistemare: per l'accordo tra rossoneri e rossoblù è bastata una telefonata, per l'ok del Marsiglia invece no. Riscatto, paure, una sfilza di dettagli. Alla fine, però, è andato tutto per il meglio. Prima le visite mediche, poi l'ufficialità: Lucas Ocampos è il nuovo rinforzo del Milan.
Step by step, ma quanta fatica - Una constatazione, la carriera di Ocampos è strana. Il classico leit motiv insomma: le qualità ci sono, la costanza invece no. Un po' come tutti gli argentini cresciuti per strada e arrivati in grandi club da ragazzini. Lucas, però, è uno che ha sempre avuto fiducia nei propri mezzi fin dal River Plate. Chiedete a Matias Almeyda, suo ex allenatore. Al di là di alcune dichiarazioni un po' scontate - del tipo: "Ocampos è il futuro del calcio argentino" - in un'intervista ha regalato una perla interessante. Da raccontare: "Una volta Ocampos ha fatto una cosa straordinaria. Mi è rimasta impressa, perché io ero un giocatore, mentre lui era solo un ragazzo aggregatosi alla prima squadra. Di fronte avevo un giovanissimo dalla grande personalità. Mi fece un tunnel terribile, mi sono girato e non sapevo dove fosse. Non ho mai dimenticato quel giorno". E a sensazione neanche Ocampos.
Non male, no? - La sua prima stagione tra i pro è in Serie B argentina, subito dopo la storica retrocessione del River. Gioca, segna, stupisce. E se ne va al Monaco per 3 milioni di euro. Pochini per uno così, un affarone. Merito di Trezeguet poi: "Prima di trasferirmi parlai con lui e mi convinse, era un'opportunità da non perdere". Anche qui, però, abbina colpi di classe a lunghe pause, dà l'impressione di essere un po' estraneo alla tattica e poco incline al sacrificio. In tre anni segna poco, 15 reti. Flavio Roma, suo ex compagno, lo difende: "Era acerbo sia a livello tattico che dal punto di vista fisico. Su di lui è stato fatto un grande lavoro su entrambi i campi. E' stato Ranieri a dargli un ordine e ad insegnargli diversi concetti".
Dal Monaco all'OM, acquisto "del presidente" - Nel 2015 la svolta? Decisamente no. Ok il passaggio al Marsiglia di Bielsa, ma l'impatto non è dei più felici. Niente scherzi col Loco, se non fai quello che vuole puoi stare in panca per tutta la stagione (vedi il caso di Doria, centrale brasiliano mai sceso in campo). Ocampos arriva in prestito con obbligo legato alla qualificazione in Champions. Bielsa lo "accoglie" così: "E' un acquisto del presidente". Antipasto di ciò che sarà. Lucas segna subito all'esordio, poi non rende come dovrebbe (14 partite e 2 gol). La stagione successiva, una delle più disastrose dell'OM con 3 allenatori subentrati, chiude al 13esimo posto e segna un solo gol. Male male. Cambiare aria è l'ideale, arriva il Genoa. Si infortuna quasi subito, poi segna 3 reti dedicate ai figli e alla bella moglie (Majooh Barbeito). Il resto è storia, va al Milan con la benedizione di Juric: "Contento per lui!".
Cosa può dare al Milan - Qualitativamente, tantissimo. Mancino, classe '94, giovane. Un investimento. Ma come gioca? Esterno d'attacco a tutta fascia (più offensivo ovviamente, non è una novità). Controllando l'area di gioco in cui agisce troveremmo un bel binario. Lui sta lì, è ok. Va sul fondo, crea occasioni. Più propenso alla giocata individuale che all'insieme. Tuttavia, le sue accelerazioni creano superiorità numerica. Ha passo, gamba. Qualche dato: ha il 77% di riuscita sui dribbling, ha segnato 3 reti, creato 25 occasioni da gol, affrontato 110 duelli offensivi. Numeri emblematici e abbastanza chiari: la presenza offensiva c'è, nulla da dire. Malino in difesa invece, punto debole: su 29 uno contro uno, ne ha vinti soltanto 3 (90% di negatività). E' così fin dai tempi del River. Ma è lì davanti che crea pericoli, il tutto partendo dalla corsia mancina, la "sua" da sempre. Pronto a conquistare anche quella del Milan.