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Pietro Leonardi: "Non ho fatto fallire il Parma"

Serie A
Pietro Leonardi, ex amministratore delegato e direttore generale del Parma (Getty)

L’ex dirigente della società gialloblù torna a parlare dei nove mesi da incubo che hanno portato gli emiliani al fallimento: "Ghirardi? Sparito. Fece solo una conferenza stampa  attaccando tutti e da lì ci siamo messi contro anche le istituzioni. Tavecchio sapeva, l'ho incontrato quattro volte, due con Lotito"

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Due anni dopo il fallimento del Parma, l’ex amministratore delegato della società gialloblù torna a parlare. Pietro Leonardi - radiato dalla FICG - ha raccontato le sue verità in una lunga intervista concessa a La Repubblica, in cui ha ripercorso le tappe di quella discesa verso la fine. Leonardi è finito al centro delle contestazioni e ora fa chiarezza sui nove mesi che hanno cancellato il Parma di allora e che ora sta cercando di risalire dalla Lega Pro.

"Il Parma era già stato spolpato" -
"I debiti li ho trovati già quando sono arrivato - ha detto Leonardi - erano circa di cento milioni, in parte ereditati dalla gestione Tanzi, in parte fatti nei primi anni di presidenza Ghirardi con campagne acquisti scriteriate, con passivi di trenta e quaranta milioni a stagione. Il Parma era già stato spolpato. E io sono stato un coglione, lo so. Non era il mio lavoro ma la proprietà insisteva ed io ho accettato un po' per vanità un po' perché mi scocciava dire di no: è stato l'errore più grande. Ma ero tranquillo: c'era una "support letter", firmata dalla mamma di Ghirardi e dagli amministratori delle sue società e rinnovata tutti gli anni che garantiva il pagamento dei i debiti”.

"Iniziai a pensare che poteva finire male" -
"Nell’estate del 2014 per la prima volta cominciai a pensare che poteva finire male. Eravamo stati travolti da eventi negativi. Avevamo già pianificato la stagione successiva. La qualificazione in Europa League ci avrebbe portato almeno 12 milioni di euro, avevo venduto Biabiany al Milan per 8 milioni di euro e tutti cercavano i nostri giocatori: eravamo come l'Atalanta quest'anno. Poi il caos: niente Europa League per un problema di incentivi all'esodo e Biabiany non supera le visite mediche. Bruciati 20 milioni in pochi giorni. Anzi, 33 milioni, perché nei mesi precedenti avevamo risolto tutte le problematiche con le società estere per non aver problemi con la licenza Uefa: pagati 13 milioni per chiudere tutti i contenziosi. Abbiamo speso 13 milioni e perso l'Europa League per 300 mila euro. Sembra una cosa possibile? I nostri avvocati sbagliano tutto e l'Uefa ci boccia. Ma le pare che non avremmo pagato i 300 mila euro sapendo di rischiare il posto in Europa? Non sapevamo proprio di dover pagare. Si parlava di incentivi all'esodo, la situazione non era chiara a nessuno. Quando ci hanno dato ragione era troppo tardi".

"Ghirardi? Sparito" -
"Da lì è cominciato tutto, ma non me ne rendevo conto perché quella era una situazione assurda che poco aveva a fare con il nostro fallimento. Il danno invece è stato decisivo. Ci siamo trovati a luglio senza soldi e senza sapere cosa fare. Ghirardi? Sparito. Fece solo una conferenza stampa  attaccando tutti e da lì ci siamo messi contro anche le istituzioni. Annunciando le sue dimissioni ci ha creato un grave problema di gestione. Io ho dato le dimissioni almeno tre volte: poi mi chiamavano il sindaco Pizzarotti, i personaggi più rappresentativi delle istituzioni parmensi e mi chiedevano di restare, che non potevo lasciare il Parma, che ero l'unico riferimento credibile e che mi avrebbe sostenuto. In più la mia famiglia voleva restare a Parma e così mi illudevo che si potessero risolvere i problemi”.

"Tavecchio non può dire che non sapeva"
- "La Figc e gli organi predisposti? Della Cosivoc e dei loro ripetuti allarmi ho letto sui giornali dopo il fallimento. Tavecchio è venuto a Parma da presidente della Figc a dire che non sapeva nulla. Io dopo la sua elezione sono stato da lui a Roma quattro volte, e in due occasioni era presente anche Lotito, a dirgli che la situazione era drammatica. Tavecchio mi ha portato anche dai responsabili del Credito Sportivo per capire se ci fosse la possibilità di avere un finanziamento. Come può dire che non sapeva nulla? Personalmente con il mercato ho portato al Parma 195 milioni di euro. Ogni anno il "market pool" segnava utili dai 13 ai 16 milioni di euro. Ma il calciomercato ha le sue regole: se volevo Borini, Defrel, Sansone, Mario Rui, Lapadula, Di Francesco ecc. dovevo per forza prendere anche giocatori di categoria inferiore. Mi serviva per aver rapporti con i procuratori, con le squadre, per aver poi i giovani migliori. E il sistema si regge sulle plusvalenze che non ho inventato io. Ma da quelle operazioni di mercato io non ho intascato un solo euro, e la maggior parte di quei contratti era al minimo federale: non sono stati la causa del fallimento ed è stato dimostrato".

Sulla radiazione - "Ma quale "tesoretto" Leonardi… - ha aggiunto - rispondo come ho risposto al mio avvocato Paolo Rodella quando non voleva che accettassi la proposta del Latina: ho bisogno di lavorare per mantenere la mia famiglia. Guadagnavo trecentocinquanta mila euro netti, l'aumento me lo ha dato il cda del Parma. Avevo portato 195 milioni di euro in cassa. Passai a settecentocinquanta mila euro. Ma ho preso solo qualche stipendio, poi è arrivata la crisi. Il prestito di un milione di euro? No, era di 865 mila euro, soldi che ho girati il giorno dopo all'Udinese: era il risarcimento concordato con Pozzo per interrompere il contratto con la società friulana. Ho dimostrato alla Giustizia Sportiva, portando i miei estratti conto, che avevo restituito tutto nei mesi successivi: 600 mila euro in contanti, il resto scontando stipendi non ricevuti. Ma la sentenza di radiazione l'avevo già letta sui giornali annunciata da Tavecchio. Ho portato in cassa milioni di euro con il mercato ma quei soldi sono serviti a pagare i debiti con le banche. L'ho scoperto quando dopo il fallimento sono riuscito a vedere tutte le carte".

Sul futuro -
E ancora, sui successori di Ghirardi: "Con Taci ha fatto tutto Ghirardi, io non sapevo chi fosse. In quel periodo passavo da un collasso ad una crisi depressiva, ero bollito, non avevo più la forza di capire, di reagire. Di Taci ricordo solo che un giorno mi ha fatto passare sette ore davanti ad un fax in attesa del bonifico per pagare gli stipendi che mi annunciava tutti i giorni per due mesi. Manenti l'ho visto una volta e mi è bastato…. Devo chiedere scusa ai tifosi del Parma perché quella squadra a novembre, molto prima della crisi e dopo aver incassato tutti gli stipendi, era ultima in classifica già con un piede in B. Di quello mi vergogno. Per il resto non ho nulla di cui vergognarmi: mai rubato o distratto un euro della società. Non l'ho fatto fallire io il Parma. Ora voglio usare il calcio per aiutare i ragazzi che arrivano da altri paesi ad integrarsi in Italia. Andrò presto a Lampedusa e cercherò di portare alcuni giovani immigrati nelle Academy o nei settori giovanili di quelle squadre che vorranno aiutarmi in questo progetto. Ora sì che ci terrei ad avere una "scuderia" con centinaia di ragazzi...".