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Serie A, le 7 migliori giocate della 10^ giornata

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Emanuele Atturo (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

I gol di Mertens e Bernardeschi, il tunnel di suola di Suso, il recupero di Perisic e altre perle dalla 10^ giornata di campionato

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA 10^ GIORNATA

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Il secondo gol di Mertens contro il Genoa

Per apprezzare questo incredibile gol di Mertens bisognerebbe innanzitutto concentrarsi sul punto dell’area di rigore dove riceve il lancio di Diawara: profondo e defilato, con Rossettini accanto a mettergli pressione e Perin davanti, a pochi metri, a coprirgli quasi tutta la luce della porta. Mertens deve provare a combinare qualcosa senza tempo a disposizione e in uno spazio grande come la cabina di una nave. L’attaccante rallenta solo leggermente la sua corsa e usa il destro come un guantone da baseball che riceve una pallina che piove dal cielo. Costacurta lo ha definito “lo stop più bello degli ultimi dieci anni”.

La palla gli rimane perfetta sulla corsa e Mertens la scava da sotto col sinistro per cogliere l’unico angolo di porta con cui avrebbe potuto segnare.

È un gol di una complessità irreale, che dimostra quanto la sensibilità tecnica sia decisiva in fase realizzativa, almeno al pari di altre qualità che più normalmente associamo ai gol, come l’istinto, la forza fisica o la freddezza. Mertens, del resto, lo dimostra quasi ogni domenica.

Il recupero di Perisic su Quagliarella 

 

Con un fisico da pentatleta e una tecnica ambidestra perfetta, Perisic sembra un replicante di Blade Runner progettato per giocare un calcio che ancora non esiste. Perisic può coprire tutta la fascia avanti e indietro senza tradire la minima emozione o cenno di sofferenza, e anche se il suo rendimento nelle ultime settimane si è fatto meno appariscente (non segna da più di un mese) la sua importanza nell’Inter tocca praticamente tutte le pieghe del gioco.

Un piccolo contesto: in quel momento l’Inter era stanca e la Sampdoria stava esercitando la propria massima pressione offensiva. Perisic è sul lato debole, dove la Samp sta attaccando con Quagliarella, in teoria marcato da Nagatomo, e Praet più defilato. Perisic si attiva quando vede il belga chiamare palla, che però finisce a Quagliarella, perso dal terzino dell’Inter. Perisic a quel punto deve allungare la corsa per chiudere in scivolata sull’attaccante avversario. La perfezione aerobica da arti marziali del gesto di Perisic lo fa sembrare quasi violento nei confronti di Quagliarella, la cosa più simile a una stoppata NBA, che non è solo un gesto tecnico ma anche un messaggio esterno sui rapporti di forza in gioco.

Quest’azione è una buona rappresentazione di cos’è l’Inter in questo momento: una squadra con una grande mentalità, dove i giocatori più forti coprono gli errori di quelli più deboli, e dove ciascuno gioca un po’ meglio del normale per coprire tutti i problemi strutturali e risolvere i momenti in cui la squadra è più in difficoltà.

Il dribbling di Kolarov su Sampirisi 

 

Roma - Crotone è stata un’altra partita che Aleksandr Kolarov ha dato l’impressione di voler vincere da solo. Ha toccato più di 120 palloni, tirato 3 volte, fatto 3 passaggi chiave e guadagnato il rigore dell’1 a 0, che poi si è rivelato decisivo.

L’impatto di Kolarov sul campionato italiano è stato semplicemente spaventoso. Qualcuno aveva dubitato delle sue condizioni fisiche una volta arrivato, e il serbo sta giocando come se volesse dimostrare la propria superiorità individuale sul campionato italiano. Da solo ha portato 9 punti alla classifica della Roma, se calcoliamo i due calci di punizione per le vittorie 1 a 0 contro Atalanta e Torino e il rigore guadagnato ieri. La sua superiorità tecnica e fisica sugli avversari, che a volte somiglia a un delirio d’onnipotenza, si esprime in diversi momenti del gioco.

Kolarov riceve una palla sciatta di Gerson, che lo costringe ad allargarsi sulla fascia pressato da Sampirisi. Lo spazio è così poco che potrebbe solo permettergli di guadagnare una rimessa laterale, ma Kolarov riesce a girarsi calcolando bene il campo strettissimo a disposizione, poi inizia una danza che confonde Sampirisi tanto da farlo cadere a terra.

Non è un’azione decisiva, visto che poi Kolarov scaricherà con semplicità il pallone all’indietro, ma queste giocate hanno il potere di entrare sotto pelle agli avversari, impotenti di fronte a un uomo che, in questo momento, può fare più o meno quello che vuole.

Praet inganna Candreva col corpo 

 

A 20 anni, nel 2014, Praet aveva già più di 100 presenze in Jupiler League con la maglia dell’Anderlecht ed era uno dei talenti più luminosi della scuola belga in costante crescita. Aveva già esordito in Nazionale, giocava trequartista o sull'esterno in 4-3-3 molto verticali e atletici, la sua leggerezza, la sua capacità di fare la differenza solo grazie alla sua tecnica e alle sue letture sembrava quasi nostalgica.

Oggi quella presenza in Nazionale del 2014 rimane l’unica e Praet si è progressivamente spento. Il trasferimento dello scorso anno alla Sampdoria era la testimonianza della sua carriera a fari spenti, così come la sua stagione, vittima di una certa incollocabilità tattica. Praet era arrivato per giocare trequartista del 4-3-1-2 di Giampaolo, nelle cui gerarchie però è finito presto dietro a Bruno Fernandes e a Ricky Alvarez. Nella seconda parte di stagione Giampaolo lo ha progressivamente spostato nel ruolo di mezzala creativa. Le sue prestazioni sono state in costante crescita e in questo inizio di stagione si sta affermando come una delle mezzali tecniche migliori del nostro campionato.

A San Siro martedì ha giocato una prestazione di grande sostanza per tutti i novanta minuti, in un contesto difficile, con la squadra sotto di due gol, e con questa giocata vogliamo soprattutto celebrare la sua partita, oltre che il suo ritorno ad alti livelli. L’arte del dribbling fatto senza toccare il pallone, superando l’avversario solo attraverso l’inganno del corpo, appartiene a una cerchia ristretta di giocatori.

Il gol di Bernardeschi contro la SPAL 

 

Se rallentassimo la frequenza di fotogrammi di quest’azione andrebbe comunque a una velocità troppo alta per coglierne tutti i dettagli. Sono alla quarta visione del video ho capito che Douglas Costa l’ha toccata di controbalzo e Bernardeschi l’ha stoppata con l’interno del piede destro. È quel tipo di azioni che non è esagerato definire da playstation: è più facile immaginare che dei tasti spinti in sequenza abbiano prodotto questa cosa piuttosto che degli imperfetti corpi umani.

Come spesso capita, a monte di gesti tecnici pazzeschi ci sono soluzioni improvvisate a problemi difficili: il passaggio di Douglas Costa è un po’ forzato e diretto verso il piede debole del compagno. Bernardeschi ha la palla molto vicina al corpo, e la calcia con un collo mezzo esterno che finisce all’incrocio opposto. Se blocchiamo l’immagine al momento preciso in cui la gamba di Bernardeschi è lasciata andare alla sua massima estensione (ecco uno screenshot) si può apprezzare una perfezione plastica simile a quella della famosa foto di Di Bartolomei.

È questo tipo di bellezza rarefatta che i tifosi della Juventus hanno sognato quest’estate al momento dell’acquisto di Bernardeschi, a cui si chiede di essere utile solo a condizione di essere bello.

Il tunnel di Suso contro il Chievo

 

Suso è la dimostrazione che, per quanto possono essere buoni e organizzati i piani per fermare una squadra, i migliori talenti trovano (più o meno) sempre il modo per farli saltare. Suso ha sbloccato la partita col suo classico tiro a giro sul secondo palo, segnato con una facilità che può persino inflazionarne il valore. Tutti sanno che da sinistra Suso può solo rientrare sul suo sinistro, e che ama tirare sul secondo palo di interno, eppure il fatto che non riescono comunque a fermarlo dimostra che il talento trova sempre la strada per esprimersi.

Suso è circondato da giocatori del Chievo, subisce la pressione fisica da dietro degli 80kg di Tomovic che lo costringe a scoprire palla verso Hetemaj. In condizioni di equilibrio precario, però, tocca la palla di suola tre volte nel giro di mezzo secondo. Prima la sposta verso l’interno, poi verso l’esterno e ancora all’interno, facendola passare sotto le gambe di Hetemaj con un movimento unico, senza staccare i tacchetti dalla sfera. Suso usa la suola meglio di come la maggior parte dei giocatori usa parti del piede più adatte a manipolare un pallone da calcio.

La girata di Toloi e la parata di Rafael in Atalanta-Verona

I gesti tecnici raffinati eseguiti da calciatori che sulla carta non dovrebbero saperli fare ci piacciono molto. Al punto che abbiamo fatto finire nella shortlist del Puscas Award un gol in rovesciata di un portiere sudafricano.

Vale la pena sottolineare questo gesto di Toloi, difensore centrale, per diverse ragioni. Innanzitutto perché non essendo finito nella compilation di gol è facile che scomparirà dagli archivi del calcio più facilmente di altro. Secondo, poi, per la bellezza coordinata creata da Toloi e Rafael: se i gol sono quasi sempre il frutto dello squilibrio fra una grande esecuzione e un piccolo errore, quest’azione è allora più perfetta di un gol. Della girata di Toloi non è bella solo la coordinazione da spiaggia con cui calcia, ma anche il fatto che, pur essendo girato per tutta l’azione e pur giocando in difesa - è riuscito a mantenere traccia mentale di dove si trovasse la porta. Ma la parata di Rafael è altrettanto bella, soprattutto perché ha avuto pochissimo tempo per rendersi conto che un avversario stava per tirare.

Quando si elogia l’Atalanta raramente si parla di quanto sia forte Rafael Toloi, che ieri rientrava da un infortunio e ha giocato una grande partita. In fondo pezzi così servono soprattutto a questo: iscrivere nella nostra memoria collettiva giocatori e gesti che rischiano di essere dimenticati a causa della nostra fame di eccezionalità.