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Genoa-Samp, verso il derby: è l'anno di Lucas Torreira?

Serie A

Alfredo Giacobbe (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

Torreira quest'anno si sta affermando come uno dei migliori registi del campionato: abbiamo analizzato le sue peculiarità tecniche e statistiche. 

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Partiamo dalla fine: secondo alcune voci di mercato, Lucas Torreira sarebbe stato ceduto dalla Sampdoria all’Atletico Madrid per una cifra vicina ai 40 milioni di euro. La Sampdoria ha già smentito, ma il fatto che la notizia piova a metà strada tra due sessioni di mercato, appena dopo una doppietta in campionato, ci dà la dimensione di come le prestazioni di Torreira stiano cambiando la percezione che si ha del giocatore e, forse, stiano attirando sul serio attenzioni a livello internazionale.

Ma che giocatore è Lucas Torreira? Se dovessimo spiegarlo a una persona che non lo ha mai visto giocare come lo faremmo? Di solito le statistiche riescono a restituirci più o meno l’idea di che tipo di giocatore si sta parlando, ma nel suo caso non ci aiuterebbero molto. Torreira non gioca la palla con una frequenza particolare, compie 66,2 passaggi ogni 90 minuti ed è lontanissimo dalle medie, per esempio, di Jorginho (che ne gioca 113,5). Né tratta la palla con particolare riguardo: dei suoi passaggi ne consegna con successo l’86,6%, molto al di sotto del 93% di precisione dell’interista Borja Valero. Torreira non ha il killer pass di Miralem Pjanic: effettua 0,9 passaggi chiave, davvero pochi se raffrontati ai 2,6 del bosniaco; né ha l’acume di Rolando Mandragora, a cui invidia i 3,7 intercetti, dal basso dei suoi 2 anticipi, sempre in media per 90 minuti. Infine, Torreira è un giocatore trascurabile se si guarda alla finalizzazione, con i suoi 0,4 tiri/p90.

E però, abbandonando le statistiche e facendo attenzione al gioco di Torreira, si fa presto a capire come sia la chiave di volta del sistema di Marco Giampaolo.

Giocare rischioso

Torreira è un giocatore dotato di una tecnica eccellente, che utilizza per prendersi rischi che possono però pagare dividendi molto alti. Nell’interpretazione del ruolo che Giampaolo pretende da Torreira, il regista basso è uno scambio, uno snodo principale per trasmettere il pallone dalla prima costruzione, imbastita dai due difensori centrali, agli uomini oltre la prima linea di pressione.

Sulle statistiche di passaggio va fatto un distinguo: Torreira è per volume di gioco il calciatore più coinvolto nel gioco della Samp, ad esclusione del solo Silvestre. La distanza tra un giocatore come Torreira e uno come Jorginho sta molto nello stile differente delle due squadre. Giampaolo spesso si sbraccia dalla sua area tecnica per chiedere ai suoi giocatori di passare dal centro. Torreira è sottoposto a continue sollecitazioni, costretto a pensare in anticipo e a ragionare alla distribuzione del pallone successivo voltando costantemente le spalle alla metà campo da attaccare. Il suo è un gioco fatto di mente e di percezioni istintive: Torreira sente la pressione, immagina dove siano gli avversari e i compagni, e agisce di conseguenza.

Torreira for dummies: gioca a muro con Silvestre per attirare il pressing avversario; si offre in appoggio a Ferrari ; saltata la prima linea di pressione, gioca un filtrante rischioso in zona centrale verso la mezzala. Anche se poi viene intercettato da Bastienne, notate come Torreira non prenda in considerazione lo scarico laterale su Sala.

 

Torreira tenta quindi spesso la giocata di prima, avendo a che fare con palle radenti veloci, o con traiettorie imprevedibili in uscita da un contrasto. Giocate già difficili con tempo e spazio a disposizione per un controllo ulteriore: Torreira sbaglia più degli altri centrocampisti perché rischia più degli altri. Il vantaggio però è permettere alle mezzali di ricevere il pallone alle spalle dei centrocampisti, pronti a servire i tagli degli attaccanti attraverso la difesa, ormai esposta al pericolo.

A volte però la voglia di prendersi un rischio travalica la linea dell’utilità. A Torreira capita spesso di forzare il passaggio taglia-linee e di subire un intercetto; altre volte sembra muoversi con eccessiva frenesia, anche quando avrebbe il tempo per giocare con maggiore tranquillità. Torreira abusa della sua abilità tecnica, ha una sensibilità eccezionale in ogni parte del suo piede destro ma non ama giocare col piede debole: un difetto non da poco per un regista. Ma il baricentro basso e la rapidità con cui tocca il pallone gli permette sia di restare sempre in controllo col destro, che di non soffrire la pressione di avversari più fisici di lui.

La sensibilità tecnica

Ci sono due statistiche, in realtà, che posizionano Torreira tra i primi centrocampisti della Serie A, e che testimoniano la sua crescita rispetto al giocatore che era solo un anno fa. Torreira compie 1,1 dribbling ogni 90 minuti: non un un numero straordinario di per sé, ci sono centrocampisti che compiono o solo tentano più dribbling (Kessié, per fare un esempio, prova a saltare l’uomo 2,3 volte ogni 90 minuti). Ma quando ricorre al dribbling, lo fa con la quasi assoluta certezza di uscirne vincitore: ha il 92% di successo, una percentuale unica nel ruolo, che supera di gran lunga il 60% tenuto lo scorso campionato.

In poco più di un anno di Samp, quindi, Torreira sembra aver acquisito maggiore consapevolezza di sé. Forse ha anche aggiunto una bella dose di coraggio: quest’anno sta andando al contrasto con un avversario in media 4 volte ogni 90 minuti, e in 3 di queste occasioni riesce a portargli via il pallone. In Serie A attualmente solo Zuculini, Allan e Barella mettono a segno più contrasti di lui. Quando la Sampdoria perde il possesso, Torreira è spesso il primo baluardo a difesa della propria metà campo: sembra un soldatino di fronte alla carica della cavalleria. Sceglie bene il tempo dell’intervento e il più delle volte riesce a togliere il pallone all’avversario, anche quando lo affronta frontalmente, e a dispetto delle sue leve non particolarmente lunghe (è alto 168 centimetri, in Serie A solo Insigne, il “Papu” Gomez e Giaccherini sono più bassi di lui).

I margini di miglioramento

Torreira non è un giocatore già fatto e finito. Come già accennato, potrebbe acquisire ancora più freddezza e limitare le giocate più rischiose allo stretto necessario. Così come potrebbe ridurre la tendenza ad abbandonare la posizione per andare in avanti: soprattutto quando è un suo stesso errore la causa della perdita del possesso, Torreira si fa prendere dalla smania di voler riconquistare il pallone subito, da solo. Partita dopo partita, l’istinto lascia spazio all’acume tattico: le letture di Torreira migliorano, legge il gioco con e senza il pallone tra i piedi sempre meglio, ma passi in avanti in tal senso possono essere ancora fatti.

Sembra difficile che la Sampdoria a gennaio si privi di un giocatore unico, su cui ha investito molto in termini di formazione. Anche perché Giampaolo ha attualmente non un’alternativa di livello in rosa: Torreira è stato sempre impiegato fin qui, solo al novantatreesimo di Sampdoria-Milan è stato sostituito da Leonardo Capezzi. Certo, non è così difficile immaginare perché l’Atletico Madrid potrebbe essere interessato al giocatore, in Torreira ritroverebbe alcune delle qualità che la squadra di Simeone ha perso quando ha dovuto fare a meno di Gabi, o per meglio dire dell’impiego full-time di Gabi, per sopraggiunti limiti d’età del capitano.

In ogni caso, Torreira è ancora un giocatore della Samp e abbiamo ancora tempo per seguirne l’evoluzione sui campi della nostra massima serie. I gol arrivati contro il Chievo sono solo una spia del buon lavoro fatto, non certo il culmine di una parabola che è ancora all’inizio della sua fase ascendente. E chissà che prima o poi Oscar Washington Tabarez non si decida a convocarlo anche per la Nazionale uruguaiana, non è mai troppo tardi...