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Il 6° senso di Wanda: così è "nato" Mauro Icardi, el niño del partido

Serie A

Alfredo Corallo

Dietro l'esplosione dell'attaccante nerazzurro c'è un graduale percorso di crescita cui Wanda ha indubbiamente contribuito: come moglie, mamma delle sue bambine e poi da agente. Già dal 2013, quando fu lei (allora solo un'amica) a intuire che qualcosa di magico stesse accadendo: la doppietta con la Samp alla Juve del 6 gennaio che convinse l'Inter ad acquistarlo

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Quando il calendario mette di fronte Icardi e la Juventus è inevitabile tornare là dove tutto è cominciato: era il 6 gennaio del 2013 e Maurito affondò i bianconeri praticamente da solo, regalando alla Sampdoria un pomeriggio che evocò ai tifosi blucerchiati i gloriosi fasti degli anni d'oro di Vialli & Mancini. E, pensandoci bene, il primo dei due gol che l'attaccante argentino siglò allo Stadium ricorda - un po', dai - quello segnato ieri a Sorrentino: discesa verso la porta, larghissimo a destra, con diagonale in corsa a incrociare sul secondo palo. Anche il portiere del Chievo - probabilmente - avrebbe potuto fare qualcosa in più, Buffon sicuramente. Nulla, invece, Gigi potè sulla sassata che l'allora numero 98 scagliò sulla sua porta in occasione del raddoppio, che sancì il trionfo dei genovesi allenati al tempo da Delio Rossi e fece innamorare del giocatore il presidente Moratti. Eppure la Befana a casa di Icardi era già passata con qualche giorno d'anticipo, e non aveva le sembianze della solita vecchina: ma di una bionda da fare girare letteralmente la testa...

Cinque figli, un "sesto" senso 

Perché se Maurito quel pomeriggio si trovava a Torino e non in Argentina, molto del merito fu di Wanda. Che allora - è bene specificarlo - era soltanto una buona amica. È lo stesso Icardi a raccontare l'aneddoto che cambierà per sempre il suo destino: chi è andato oltre la parte "incriminata" e ha letto tutta l'autobiografia del capitano nerazzurro lo saprà. In breve: siamo alla fine del 2012, complice una serie di infortuni il giovane puntero di Rosario era quasi una scelta obbligata per l'allenatore, ma contemporeanemente era anche arrivata la convocazione dell'Under 20. Chiamatela fortuna, intuito femminile, sesto senso, ma il consiglio della signora Lopez - ancora sposata con Maxi, padre dei suoi tre figli maschi - risulterà fondamentale per la carriera dell'attaccante: "Mauro, non andare in Nazionale adesso che hai l'opportunità di giocare titolare". Quattro giorni dopo arriverà puntuale la doppietta alla Juve. L'ha "inventato" lei, è una sua "creatura": era già la sua agente "in pectore". 

Icardi revolution

In effetti quel 6 gennaio a Torino non determina soltanto la nascita del campione: Mauro ha la conferma di aver trovato la donna della sua vita. Che sarà una moglie, la mamma delle sue future figlie, e ancora confidente, fashion stylist, press agent, pierre. Per averla Maurito è pronto a sfidare il mondo: non ci sono Maradona (e le sue "lobby") o social che possano farlo desistere dal desiderio di conquistarla. Nel 2014 la porta all'altare e ci fa due bambine. E insieme si regalano una vita da sogno tra jet privati, Rolls, piscine con vista San Siro e risotti allo zafferano con foglie d'oro 24 carati. Eccessi da "riccanza", non certo quelli cui "el niño del partido" aveva abituato i suoi vecchi compagni del Barcellona...

Come quella volta che per il suo diciassettesimo compleanno non trovò di meglio che prendere un estintore e spruzzare schiuma dappertutto alla Masia. "Non so dire perché l'ho fatto: non ero ubriaco, solo euforico e volevo lasciare il segno. E ci sono riuscito alla grande". Espulso dal centro sportivo catalano, avrà quello che sperava: un appartamento. "Finalmente libero di gestire le mie serate" che, tradotto, significava ragazze ("una a settimana").

Avanti c'è (sempre) posto

"Se la gente sapesse da dove sono partito, e quanti sacrifici ho dovuto fare prima di arrivare al top, ci penserebbe dieci volte prima di parlare". Nel suo "Sempre avanti" (scritto insieme a Paolo Fontanesi, che curerà anche il libro per bambini di Wanda) rivela che già piccolissimo fu impiegato in mille lavori: terminata la scuola consegnava alfajores (i biscotti tipici sudamericani) porta a porta; d'estate come parcheggiatore fuori dalle discoteche fino alle due del mattino per racimolare qualche pesos. Sempre in giro con la fionda a caccia di uccelli da spennare e mangiare; camminava su delle espadrillas bucate, aveva un solo paio di scarpette da calcio che il papà Juan gli comprò di una misura più grande perché le potesse usare anche la stagione successiva. Storie come tante per gente cresciuta da quelle parti, ma non per questo meno meritevoli di essere raccontate. 

Un leader tutto casa, fashion e... chiesa

Wanda lo proietta in una dimensione "patinata" che rischia di travolgerlo, di distrarlo, abbagliarlo: ma Icardi rimane sveglio, ha gli occhi bene aperti, segna con regolarità - specialmente alla Juve, la sua vittima preferita con 7 reti - anche quando l'Inter non era quella che oggi si permette di scherzare col Chievo, che comanda la classifica e promette di fare scintille sabato allo Stadium. Una squadra che mancava di una guida vera, alla Spalletti, ma che il leader maximo ce l'aveva già, maturo al punto giusto: implacabile con gli avversari, riferimento assoluto dell'allenatore in campo, un mattatore nello spogliatoio, l'uomo scelto dai cinesi per rappresentare l'immagine della nuova Inter. Un ragazzo tutto casa, tatuaggi, fashion e... chiesa. 

Abbiate fede

Lo pizzicammo davvero una volta in Duomo a Milano con la famigliola a togliersi ossequiosamente il cappellino, intingere le ditine dei bambini nell'acquasantiera: era la Settimana santa del 2014, qualche giorno dopo l'inferno di Marassi, quando fu ricoperto di insulti dagli ex tifosi doriani e Maxi Lopez non gli strinse la mano in segno di pace. Ma se "peccato" fu quello di innamorarsi della donna di un amico non è questo il tribunale che deve stabilirlo, condannarlo o assolverlo. Come non è questo il luogo per giudicarlo delle parole che tanto offesero la Curva Nord. Oggi, come ieri, fanno fede i suoi gol e quel messaggio scritto in fondo al libro: "Mi sento interista dentro e ho un legame forte con i tifosi, con tutti i tifosi, compresi quelli che in questi ultimi mesi mi hanno criticato. Per loro sfortuna si dovranno ricredere. Amo i colori della mia maglia. Neri come la notte, azzurri come il cielo e oro come le stelle". Come lui.