Per la seconda volta consecutiva, Sarri e Allegri trascorrono la domenica senza confronto con la classifica. La battaglia però è andata avanti lo stesso. Più del pallone, stavolta si è parlato di palle di neve. "Scambio di consegne" intanto tra Milan e Roma
Divisi su tutto, Napoli e Juventus combattono anche senza giocare. Per la seconda volta consecutiva trascorrono la domenica evitando il confronto con la classifica, ma questo non attenua i toni della battaglia. In palio c’è lo scudetto, l’unica cosa che conti davvero in Italia, così che nessuno parla più dell’occasione assurdamente persa dal Napoli in Europa e ancora nessuno si preoccupi più di tanto per il fondamentale appuntamento che attende la Juventus a Londra per il ritorno in Champions con il Tottenham.
Stavolta più che il pallone, contano le palle di neve: il riposo forzato della Juve, un’ora dopo il mancato fischio d’inizio, era già diventato un possibile caso politico. È bastato che, mezzora dopo la decisione di non giocare, cessasse di nevicare perché partissero immediatamente le raffiche di accuse: da quelle più datate, a Gasperini innanzitutto, per aver sostituito nove degli undici atalantini titolari in Europa League a quelle estemporanee proprio sull’evitabilità del rinvio. Davvero sarebbe tornata la normalità se le squadre avessero atteso negli spogliatoi l’esaurirsi della nevicata? Parole che hanno riempito il vuoto per la partita non disputata e che occuperanno prima l’attesa per Cagliari-Napoli, la sfida che ancora manca per completare ufficialmente la giornata, e poi (fino a metà marzo) la lunghissima vigilia di Juve-Atalanta, una gara che ieri avrebbe forse detto poco, vista l’indubitabile differenza tra le due squadre che si sarebbero affrontate.
C’è, infine, da verificare anche la tesi sarriana sui possibili vantaggi concessi ai campioni d’Italia dal fatto di scendere in campo sempre prima del Napoli. Oggi si cambia e l’effetto – in caso di vittoria napoletana – può essere psicologicamente devastante. Pensate ad Allegri sotto di quattro punti rispetto a Sarri: sembrerebbe una distanza abissale e il dettaglio di aver giocato una partita in meno finirebbe per essere taciuto da tutti, almeno per qualche settimana.
Pure queste sono parole che attendono di essere confermate dai fatti. Come sempre nel calcio, e nella serie A in particolare, il luogo dove il dubbio abita in pianta stabile. Finora le uniche certezze sono state solo Napoli e Juve: intorno una mischia indefinita dove gli scambi di ruolo tra Inter e Milan o tra Lazio e Roma sono stati finora continui. Tra Gattuso e Di Francesco s’è realizzato quasi uno scambio di consegne: gli stenti milanisti sono diventati esibizioni di splendide promesse, e i sogni di grandezza romanisti si sono ridotti a disarmati miraggi. Il pallone funziona così, tormento ed estasi.