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Pirlo: "Tifavo Inter, Ancelotti secondo padre. Dopo Istanbul ho pensato di smettere. Allenare? Vedremo"

Serie A

Pirlo al premio "Facchetti": "Da piccolo tifavo Inter, ero contento quando mi hanno chiamato ma non sono stati anni facili. Al Milan ho vinto tutto, Ancelotti è stato un secondo padre per me. Ma dopo Istanbul ho pensato di smettere per la delusione. Conte un grande, mi ha fatto venire voglia di fare l'allenatore. Con Allegri buon rapporto, decisi io di lasciare il Milan. Gattuso sta facendo bene, stavamo sempre insieme. Pallone d'Oro? Non l'ho mai considerato importante, non mi manca"

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Champions League, scudetti e, soprattutto, quel Mondiale vinto nel 2006 in Germania. Una carriera ricca di trofei e successi, con quel destro a incantare tutto il mondo del calcio. Andrea Pirlo ha ricevuto un altro riconoscimento, il premio “Giacinto Facchetti”, in attesa di chiudere ufficialmente il suo percorso da calciatore con la partita d'addio in programma il prossimo 21 maggio a San Siro. "Sono contento di ricevere questo premio in maniera di una persona che ho avuto il piacere di conoscere – ha dichiarato lo stesso Pirlo – Ho giocato con grandissimi campioni, anche nell'Inter, e ho un bellissimo ricordo dell'avventura in nerazzurro. Da piccolo ero proprio tifoso dell'Inter e alla loro chiamata ero al settimo cielo. All'inizio non andò bene, ma a livello personale giocai e fui soddisfatto. Poi andai in prestito alla Reggina, quando tornai sbagliammo il preliminare di Champions. E dopo il prestito al Brescia andai al Milan, il procuratore mi chiamò che ero in viaggio di nozze. In rossonero ho vissuto i 10 anni migliori della mia vita, in cui ho vinto tutto. Ho avuto la fortuna di giocare nelle tre maggiori squadre d'Italia, non ho rimpianti per non essere andato all'estero”. Sugli inizi: “Già da piccolo provavo le punizioni, provando a superare il divano con la palla di spugna. Roberto Baggio? Ricordo una partita del Brescia a Torino in cui fece uno stop a seguire su un mio lancio fantastico. Ma il mio lancio fu normale, fu lui a rendere tutto speciale".

"Ancelotti un padre, volevo smettere dopo Istanbul. Con Allegri tutto ok"

Al Milan gli anni migliori, con il suo maestro Ancelotti: "E' stato l'allenatore che ho avuto per più anni, un secondo padre per me e per altri al Milan. Una persona speciale che ci ha insegnato tanto, posso solo ringraziarlo. Resta la delusione di Istanbul, anche dopo tanti anni. Abbiamo giocato il miglior primo tempo della gestione Ancelotti, poi non so cosa accadde in quei 7 minuti. E' stata una serata particolare, ho pensato di smettere dopo quella sconfitta. Suo secondo in Nazionale? Ne abbiamo parlato, magari succederà di lavorare insieme. Per adesso non penso alla carriera da allenatore, ma intanto prenderò il patentino e vedremo quel che succederà”. Dopo il Milan, la Juventus: “Conte? Ho avuto la fortuna di averlo alla Juventus, mi ha insegnato davvero tanto. E quella piccola voglia di diventare allenatore me l'ha fatta venire lui a furia di vedere tanti video, insegnava calcio. Ci sentiamo spesso, sono contento di vederlo. Con Allegri ho un bellissimo rapporto, andai via dal Milan perchè avevo finito il contratto e volevo nuovi stimoli. E' stata una decisione presa di comune accordo con il Milan, alla fine siamo stati tutti contenti".

"Bravo Gattuso, vi racconto gli scherzi che gli facevamo. Il Pallone d'Oro non mi manca"

Al Milan, ora, c'è invece Rino Gattuso, che con Pirlo ha vissuto tante esperienza da calciatore. "Lo vedo bene, un po' invecchiato magari – prosegue l'ex centrocampista - Ha fatto subito bene al Milan, ha grande senso di appartenenza e ha creato una squadra che gioca molto bene. Sono molto contento per lui. E' un personaggio già a vederlo, è impossibile non ridere con lui. E' stato un compagno di squadra, ma anche fuori dal campo stavamo sempre insieme. Con lui facevamo di tutto, per scommessa ha anche mangiato un lumacotto vivo. Alla fine non gli abbiamo dato neanche i soldi”. Tanti trofei, nella sua bacheca però manca il Pallone d'Oro: “Non l'ho mai considerata una cosa importante nella carriera di un calciatore. Era importante vincere con la mia squadra, ero contento per quello. E il Pallone d'Oro non l'ho mai sentita una mancanza. Nel 2006 è stato giusto premiare Cannavaro, era il simbolo di quella Nazionale".