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Serie A, le migliori giocate dell'11^ giornata

Serie A

Redazione

L'aggancio volante di Belotti, la chiusura disperata di Bastoni e molto altro, compreso un bonus dal campionato di Serie A femminile. Come ogni settimana selezioniamo le migliori giocate del calcio italiano

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È stata una giornata di Serie A in cui si è segnato tanto e in cui sarebbe bastata da sola la tripletta di Mertens per riempire almeno un paio di posizioni della nostra raccolta settimanale di belle giocate. Abbiamo voluto premiare, però, giocatori di cui si è parlato meno e giocate ancora più piccole del solito, perché in ogni partita dietro a un grande gol - come quello di Romagnoli, per fare un esempio, segnato all’ultimo minuto di recupero sullo slancio offensivo di un difensore centrale e capitano - ci sono moltissimi altri sforzi meritevoli di lode che magari vengono vanificati da compagni poco precisi o lucidi - come è nel caso della prima giocata della lista di questa settimana, quella di Samu Castillejo.

Nel presentare l’acquisto di Castillejo da parte del Milan, Daniele V. Morrone sull’Ultimo Uomo ne parlava partendo da una negazione: “non un’ala dribblomane, ma un giocatore che partendo da suo dribbling può costruire per sé e per la squadra”. Contro l’Udinese, entrato al posto di Gonzalo Higuain, Castillejo ha mostrato chiaramente questa parte meno visibile del suo talento, fatto di piccole rifiniture a centrocampo, molte corse senza palla (anche difensive) e una protezione quasi masochista del pallone che lo porta a subire sempre molti falli. Si sono visti meno, invece, gli strappi palla al piede in cui dà il proprio meglio con cui, ad esempio, ha portato all’espulsione severa di Nuytinck. Nell’azione che abbiamo scelto Castillejo è di una reattività totalmente diversa da quella di Opoku, che sbaglia l’appoggio per Mandragora dopo che Bakayoko aveva sbagliato il filtrante per Castillejo, e che subisce il tunnel dell’andaluso.

Opoku fa una pessima figura, ed è sicuramente colpevole come tutti i difensori che vanno all’uno contro uno con il corpo perfettamente orizzontale, ma è l’andatura ondeggiante di Castillejo che rende difficile da prevedere i suoi movimenti: cade in errore anche Mandragora poco dopo, quando lo recupera una prima volta lontano dall’area di rigore - potrebbe anche fare fallo - compie una micro-esitazione e un attimo dopo si ritrova nuovamente a inseguirlo. Castillejo poi è bravissimo a proteggere il pallone sul ritorno del giovane centrocampista italiano, e mette dentro una palla che Suso avrebbe potuto valorizzare meglio. Sono giocate di questo tipo con cui Castillejo può decidere una partita, e che potrebbero tornare utili al Milan per aggiungere un po’ di imprevedibilità e di velocità in verticale al proprio gioco.

(Daniele Manusia)

Il colpo da biliardo di Cancelo

Prima o poi dovremo abituarci ai terzini con la sensibilità di un numero 10. In questo campo Joao Cancelo sembra una specie di messia inviato a diffondere il verbo in Serie A, uno dei campionati più spiccatamente tattici d’Europa, ma anche uno dei più conservatori.

Non solo il portoghese ha delle qualità tecniche superiori alla media, ma pur occupando zone del campo in cui perdere un pallone è spesso molto pericoloso, il suo gioco non è mai remissivo, ma sempre propositivo. In questa occasione, con Castro che sta arrivando in pressione e Padoin che copre il passaggio verso Douglas Costa, il 99% dei terzini sarebbe tornato indietro, servendo il difensore centrale.

Joao Cancelo invece non ha nessuna paura nel provare ad infilare il pallone in un corridoio strettissimo pur di permettere alla Juventus di guadagnare campo. Il suo colpo d’esterno è una giocata di altissima scuola non solo per il risultato, Cancelo serve Costa perfettamente sulla corsa, ma anche per l’intraprendenza dimostrata: se è vero che sono gli atti di ribellione a cambiare lo status quo, Cancelo è qui per guidare la rivoluzione dei terzini.

(Marco D'Ottavi)

L’aggancio volante di Belotti

Andrea Belotti non sarà mai un attaccante particolarmente tecnico o raffinato, ma quando riesce a mettere in moto la sua massa muscolare fuori misura è in grado di produrre giocate di una qualità superiore. Dopo un periodo particolarmente negativo, un solo gol su azione prima di ieri, contro la Sampdoria si sono rivisti “sprazzi” del Belotti migliore, quello in grado di annichilire da solo le difese avversarie.

Prima un bel gol di testa, con uno stacco imperioso fuori equilibrio, poi questa combinazione “controllo da ballerina + anticipo sul portiere” che gli ha permesso di conquistare il rigore, poi trasformato. L’abilità di Belotti qui non sta solo nel riuscire ad agganciare con la punta del piede il pallone più o meno all’altezza della sua testa, ma anche nella capacità di non disunirsi subito dopo, una volta rimessi i piedi a terra, sterza verso destra velocissimo e di nuovo si allunga come una molla per anticipare l’uscita di Audero.

Magari sarà un fuoco di paglia, ma un Belotti che riesce a manipolare le difese con il suo fisico è una buona notizia per i tifosi del Torino e per quelli della Nazionale.

(Marco D'Ottavi)

Bastoni come un attaccante

Ieri il Parma si è trovato con l’uomo in meno quando alla fine mancavano 30 minuti. Per rafforzare la fase difensiva, D’Aversa ha mandato in campo Bastoni al posto di Ceravolo. Per un difensore non è mai facile entrare quando manca poco alla fine, con la propria squadra in difficoltà in una partita importante per la salvezza, e immagino deve esserlo ancora di più quando hai solo 19 anni.

In un’intervista a Flavio Fusi, Bastoni ha detto di ispirarsi a Sergio Ramos, un difensore non solo alto e grosso, ma anche molto tecnico. Dopo un minuto dal suo ingresso in campo è stato saltato come un birillo da Ciano, rimediando subito un giallo, ma non per questo ha rinunciato a difendere in modo aggressivo, uscendo spesso in pressione, come da scuola Gasperini.

Molti difensori avrebbero lasciato andare questa palla, senza provare un intervento così rischioso, con la porta a pochi centimetri. Bastioni, pur con gli occhi sul difensore davanti a lui, legge bene la traiettoria del bel cross di Ciano e allo stesso modo “sente” la situazione di pericolo alle sue spalle, con Vloet pronto ad anticipare il suo marcatore. Un intervento non banale, molto tecnico, che ci piaceva premiare soprattutto perché eseguito da un giocatore così giovane e su cui il calcio italiano dovrebbe puntare molto.

(Marco D'Ottavi)

Gervinho sa anche essere elegante

Gervinho è un giocatore incredibilmente caotico, con un rapporto con il pallone così imperfetto che il fatto stesso che abbia avuto una carriera di alto livello in Europa (con un successo relativo, diciamo) è un miracolo: questo è un primo modo di vedere le cose e giudicare il talento del numero 27 di Lille, Arsenal, Roma e adesso Parma. Ma ce n’è almeno un altro, ed è il seguente: giocare a calcio alla velocità a cui gioca Gervinho è semplicemente impossibile e il fatto che lui ci riesca, ogni tanto, è il vero miracolo. Gervinho è passato in questi anni di decadenza del calcio italiano come un fenomeno a metà tra l’esotismo e l’ironia involontaria, passando nel giro di poche partite, o all’interno della stessa partita, dall’essere indifendibile per i suoi avversari, all’essere incomprensibile per i compagni. Gervinho è divertente anche solo perché non ha nessun tipo di controllo su di sé o sulla palla, praticamente in ogni azione prova ad andarsene in velocità al diretto avversario o nello spazio, trasformando qualsiasi contesto tattico in un uno contro tutti.

Un’idea di calcio che ha già portato allo splendido gol segnato contro il Cagliari, e anche in quel caso, come in quello dell’azione scelta qui sopra Gervinho usa il proprio corpo indipendentemente dalla palla per dribblare. Scrivevo su l’Ultimo Uomo in quel caso: «Lo stupore non è ridotto ma rafforzato dal fatto che, tecnicamente, Gervinho non abbia dribblato nessuno. Anzi, il fatto che scenda a valle lasciandosi alle spalle Barella e Lykogiannis e che Klavan non riesca a fermarlo neanche con le mani, ce lo fa sembrare semplicemente intoccabile». Contro il Frosinone disarciona Capuano con una finta tanto essenziale quanto efficace, un gesto da attaccante classico evidenziato dalla sua potenza ed elasticità muscolare. Peccato solo che la palla che poi Gervinho mette dentro l’area sia ingiocabile per Rigoni, altrimenti sarebbe stato uno degli assist più belli ed eleganti di stagione.

(Daniele Manusia)

Il sombrero di Manuela Giugliano

Ieri pomeriggio andava in scena la partita di cartello del campionato di Serie A femminile, tra Milan e Juventus. Le due squadre erano a pari punti al primo posto e per l’occasione il Milan ha giocato allo stadio Ossola di Varese e non al Vismara. La partita si è messa bene per le rossonere ad inizio secondo tempo grazie a un gol incredibile di Thaisa Moreno, segnato da oltre i 30 metri.

Il Milan ha poi approfittato dello sbandamento della Juventus per segnarne altri due in dieci minuti. Il secondo è particolarmente bello perché impreziosito dalla giocata di Manuela Giugliano. Siamo al 58’ e il Milan, in vantaggio, non sembra avere grande fretta di battere la rimessa, ci mette molto e poi passa la palla a Giugliano, che si accende all’improvviso. Con il primo controllo fa un sombrero sulla sua avversaria, girandosi verso la porta, e poi appoggia il pallone per Valentina Giacinti, che mastica un tiro che diventa comunque il gol del 2 a 0. Un controllo sul pallone che Giugliano ha già dimostrato in altre occasioni, tanto che nel 2015 - ad appena 18 anni - ha vinto il “Pallone d’Oro azzurro” come migliore giocatrice della Nazionale.

Giugliano ha 21 anni ed è una centrocampista creativa che in alcune stagioni ha segnato anche in doppia cifra. Al Mozzanica ad esempio, nel 2015/16, quando segnò 10 gol in 15 partite giocando già con Valentina Giacinti, col quale ha ricreato l’intesa nel Milan.

Ora le rossonere sono da sole in testa alla classifica.

(Emanuele Atturo)