Pellissier ha raggiunto quota 110 gol in A con la maglia del Chievo e dopo aver segnato contro la Lazio ha stretto forte il figlio Matteo, raccattapalle speciale a bordocampo. "Papà, come hai fatto a segnare così tanti gol?". E l'attaccante: "È il mio mestiere, mai arrendersi. Anche il Chievo non mollerà mai". E su Ventura…
“Io voglio vedere giocare te, papà, non voglio vedere gli altri” - dice il piccolo Matteo, che con Sergio ha regalato la più bella istantanea dell’ultima giornata di campionato. Il tiro, il gol e l’abbraccio a bordocampo col raccattapalle speciale, semplicemente il figlio. Perché per Pellissier, e famiglia, il Chievo e Verona sono casa, dal 2002 ad oggi: più di cinquecento partite e ora anche 110 gol in Serie A, con lode, visto il pari strappato alla Lazio dopo quello al Napoli. Una dichiarazione d’intenti firmata dal suo capitano e poi ripetuta anche ai microfoni di Sky Sport, accanto a Matteo e come insegnamento di vita: “Noi non ci arrendiamo, il Chievo non è finito solo perché non arrivano i risultati, non molleremo mai”. Ancor di più ora che il più grande tifoso di papà Sergio è a bordocampo e lo vede far gol: “Non te lo aspettavi che ti avrei chiamato?” - chiede lui, e Pellissier Jr. risponde, un po’ timido: “Non pensavo avessi segnato tu, credevo fosse Meggiorini”. E invece… era proprio papà, che se lo tiene stretto dopo il destro a battere Strakosha in uscita. Secondo gol in stagione dopo quello al Milan e numero 151 in una carriera da goleador: “Papà, come hai fatto a farne così tanti?”. Semplice: “Mi sono impegnato tanto, allenato tanto, e ho sempre avuto tanta voglia di segnare. Il mio ruolo e la mia professione mi porta a dover fare tante reti - vedi Matteo, dice il papà con lo sguardo - se non faccio gol non gioco, quindi devo assolutamente segnare”.
Quanti sono?
Poi le reti, anche quelle del passato in A, numero che Sergio non ricorda ma a cui pensa, fedelmente, Matteo: “Sono 110 in Serie A… e uno in B!”. Pellissier senior sorride e precisa che “forse sono un po’ di più in B (22, ndr), ma l’importante è dare sempre il massimo. Smettere? Sì, ci ho pensato - confessa al figlio che lo guarda sempre meno intimidito dall’occhio della telecamera che li riprende -. Quando ti impegni tanto ma capisci di essere l’ultimo a ricevere fiducia allora ti fai delle domande. Ma alla fine è sempre stato il mio orgoglio che ha vinto su tutto il resto. Non ho mollato, non mollerò mai e vorrò continuare a dimostrare il mio valore. A tutti quelli che dicono che sono vecchio, che non dovrei più giocare, che dovrei lasciare posto agli altri? Dico che non saranno loro a decidere, ma lasciare il calcio sarà solo una scelta mia”.
Ventura e la retrocessione
Le immagini del loro abbraccio, e dei loro abbracci, continuano così in sottofondo, mentre A te di Jovanotti trasforma quel gesto ancora di più in poesia. Perché Sergio Pellissier è papà di Matteo ma anche di tutto il suo Chievo. Capitano e uomo squadra, come in quel lungo messaggio social dopo l’addio di Ventura, a proteggere tutto e tutti: “Una scelta sua, e che va rispettata, vero, ma quello che non doveva fare era rovinare l’ambiente. In quel momento mi sentivo in dovere di dire qualcosa, alla squadra, ai tifosi e alla società. Il Chievo non è mai finito e non molleremo. Retrocederemo? Pazienza, ma lo faremo come Chievo, tutti uniti”. E poi? Un altro abbraccio. Stretto stretto con Matteo come al Bentegodi.