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Scolari: "Non sarà un muscolo a fermare CR7. Juve candidata a vittoria Champions"

Serie A

L'ex Ct del Portogallo racconta Cristiano Ronaldo: "Non sarà un muscolo a fermarlo, ci ha sempre insegnato che se si vuole qualcosa bisogna combattere. Con la tripletta contro l'Atletico si è riscattato dopo la sconfitta di Madrid e ha scritto la storia, ora la Juve è una seria candidata alla vittoria della Champions. L'esordio in Nazionale? Si vedeva che era speciale, nel 2004 pianse più di tutti ma quella sconfitta lo ha aiutato a diventare forte"

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Cristiano Ronaldo è diventato grande con lo Sporting, poi ha fatto la storia di Manchester United e Real Madrid e ora sta provando a ripetersi alla Juventus. Nella sua carriera c'è stata però una costante: il Portogallo. Con la Nazionale ha vinto l'Europeo del 2016, ma ha anche pianto nel 2004 quando perse la finale in casa contro la Grecia. In quell'occasione il Ct era Felipe Scolari, allenatore che gli ha regalato nel 2003 l'esordio assoluto nel Portogallo facendolo entrare al posto di Luis Figo. Nell'ultima partita in Nazionale, invece, CR7 ha riportato un infortunio muscolare che tiene in apprensione i tifosi bianconeri. Ma lo stesso Scolari è sicuro che Ronaldo tornerà in tempi brevi: "Cristiano sarà triste, quest'infortunio causerà un po’ di difficoltà alla Juventus – ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport - Ma un muscolo non lo fermerà di certo. Lui ha insegnato a me e a tutto al mondo l’importanza della dedizione: niente cade dal cielo, se si vuole ciò che si desidera bisogna combattere".

"Juve candidata alla vittoria della Champions"

"Il trasferimento alla Juve? È il colpo più grande che potessero fare. Cristiano è sempre mosso dalla sfida: ogni anno ne cerca una nuova. Ogni anno deve raggiungere qualcosa di più grande. È sempre stato così. A Torino è arrivato con enorme esperienza, a 34 anni, ma conservando la sua qualità: lui dà al club di turno o alla Nazionale tutto ciò che le serve per vincere, gol e leadership, tecnica e disciplina. La tripletta all'Atletico è stata uno spettacolo, ha fatto la storia della Juve. In tanti lo avevano contestato dopo Madrid, ma ha avuto la sua rivincita e ora la Juve è una serissima candidata alla vittoria".

"Euro 2004 ha contribuito a renderlo così forte"

Sull'esordio in Nazionale, aggiunge: "Ricordo tutto. Era il momento giusto per iniziare a inserire un giocatore speciale in un gruppo di compagni molto più grandi ed esperti. Per il giovane Cristiano non era facile, anche perché giocavamo in maniera differente rispetto al suo Sporting. Eppure si inserì subito, trovò il suo posto. Aveva potenziale, determinazione, qualità che iniziavano a comparire, ma era impossibile pensare che sarebbe arrivato così in alto. Se ce l’ha fatta, è perché lo ha meritato. Ai tempi, ogni volta in cui in allenamento non gli andava dritta qualcosa, non usciva dal campo perché voleva continuare all’infinito: si intestardiva e bisognava tirarlo via di peso. Col tempo è cresciuto in questo aspetto, la consapevolezza: ha capito, ad esempio, quanto sia importante il lavoro fuori dal campo. Euro 2004? Il Portogallo non aveva mai giocato la finale di un titolo europeo. L’abbiamo persa e Cristiano, molto giovane, ci rimase più male di tutti. Andai subito lì ad abbracciarlo mentre piangeva. Gli dissi di non abbattersi: lavorando nella maniera giusta, avrebbe avuto un’altra occasione. Dopo 12 anni, infatti, era con la coppa in mano a Parigi. Penso che quella delusione del 2004 lo abbia aiutato ad essere quello che ora è diventato. In quel momento ha capito che, se fallisci un obiettivo, devi subito concentrarti per il successivo".