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Fallo di mano: cosa dice il regolamento e il confronto con l'estero. L'ANALISI

Serie A

Lorenzo Fontani

Torna di attualità il dibattito sul fallo di mano, con la regola che è stata ritoccata rispetto a un anno fa: se prima era necessaria la volontarietà, adesso questa costituisce solo uno degli elementi che portano a punire il tocco di mano e non più il presupposto. Intanto in Serie A, ma non solo, si registra un incremento di rigori fischiati, specie dopo la pausa del campionato

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L’incremento è abbastanza significativo, e non riguarda solo quelli concessi per fallo di mano, ma i rigori in generale: è evidente, comunque, come sia aumentato il numero di penalty fischiati rispetto a un anno fa. Sono già 159 quando mancano ancora 6 giornate alla fine: un record. 

 

Il regolamento dice - sintetizzando - che è fallo quando le braccia “sono posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo”, oppure – specifica più diretta rispetto al resto che è più soggettivo – quando le braccia/mani “sono al di sopra dell’altezza delle spalle". 

 

Ora, si dice spesso che bisognerebbe riuscire a limitare il campo di interpretazione dell’arbitro, ma forse, in particolare sul fallo di mano, la soggettività è ineliminabile. Quelli fischiati contro l’Atalanta nella partita con la Juventus (tocchi di mano di De Roon e Muriel) sarebbero stati concessi quasi certamente anche l’anno scorso, soprattutto il secondo, per come è concepito il concetto di “colpa” sul fallo di mano. Ma certamente va detto che ne abbiamo visti anche altri concessi in modo abbastanza severo, come ad esempio quello di Parma-Fiorentina.

E nel resto d'Europa?

 

Si torna così al confronto con il resto d'Europa, con Inghilterra e Germania in particolare (e in vista della ripresa della Champions sarà curioso vedere quali saranno le linee-guida della Uefa), dove due episodi si sono verificati nelle partite più importanti della stagione, decisive per la lotta al titolo: in Liverpool-Manchester City, con un tocco di mano di Alexander-Arnold non fischiato e l'azione che, ripartendo, porta al capovolgimento di fronte e al gol dei Reds; in Borussia Dortmund-Bayern Monaco con un tocco di Boateng che sul tiro di Haaland allarga il gomito apparentemente in modo volontario. In entrambi i casi, né rigore né revisione al Var.

In Spagna invece le statistiche, seppur con numeri più bassi, sono in linea con quelle italiane. Sembra dunque emergere una differenza, senz'altro anche culturale, tra l'approccio "latino" e quello anglosassone, molto meno "interventista", sia in campo che al Var.

Rigori pre e post-Covid

 

Resta infine un'ultima analisi curiosa da fare, andando a confrontare il numero di rigori assegnati prima e dopo la pausa per il coronavirus. Prima della sospensione del campionato, la media dei rigori assegnati era infatti di 4.6 a giornata, mentre ora è di quasi 2 in più a giornata. Sulla statistica iniziale, che vede un incremento dei rigori fischiati rispetto a un anno fa, ha inciso dunque anche ciò che è successo "post Covid". La possibile spiegazione? La stanchezza fisica e mentale dei giocatori, dovuta anche al caldo, con conseguente minore attenzione dei difensori che si traduce in più rigori, sia con falli di contatto che con falli di mano.