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Serie A, le migliori giocate della 19^ giornata

ultimo uomo

Daniele Manusia

©LaPresse

L'assist di Zaccagni, la giocata di Ilicic, il doppio salvataggio di Romero e altre grandi giocate dall'ultima giornata di campionato

OPTA, LA TOP 11 DEL GIRONE D'ANDATA

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Ieri si è concluso il girone di andata di una delle stagioni più combattute dell’ultimo decennio di Serie A. Con la vittoria dell’Atalanta sul Milan, il pareggio dell’Inter a Udine, e la netta sconfitta del Napoli con il Verona, la classifica si è accorciata ulteriormente agli estremi, con 7 squadre in 9 punti a giocarsi i primi quattro posti della classifica. In basso le cose, se possibile, sono ancora più complicate, con altre 7 squadre raccolte in 6 punti, a combattere per la sopravvivenza. In una battaglia così tirata per i posti che contano, le giocate si fanno più pesanti e decisive, come gli assist di Belotti e Zaccagni, o le superlative prestazioni di Romero e Ilicic, su cui si è fondata la vittoria della squadra di Gasperini. È la bellezza di un campionato sofferto, in cui le individualità sembrano le uniche variabili in grado di pesare in partite sempre più equilibrate. 

L’assist di Belotti per Zaza

In una stagione al momento disgraziata per il Torino, Belotti è l’alfa e l’omega della squadra. Forse a nessun attaccante della Serie A è richiesto lo sforzo di tenere in piedi una squadra come a Belotti, che per necessità è diventato più di un centravanti dalla forza erculea. Se tre indizi fanno una prova, l’assist con cui ha permesso a Zaza di recuperare lo svantaggio di due gol contro il Benevento nel recupero della partita è la dimostrazione di come Belotti sia diventato un giocatore molto più creativo (con 4.3 xA ha già fatto meglio delle ultime 4 stagioni con tutto il girone di ritorno da giocare). 

 

Belotti porta palla sulla destra, in maniera quasi ciondolante, circondato com’è da maglie gialle e rosse. Nonostante il Torino debba recuperare un gol e manchino pochi secondi, in area di rigore c’è solo Zaza. Incredibilmente però Belotti trova una traccia in diagonale tra sette difensori del Benevento, mettendo il compagno nella condizione di dover solo mettere il piatto al momento giusto per fare gol. Più difficile del cammello nella cruna dell’ago, questo assist di Belotti è uno dei più belli della stagione fin qui.

Un’azione dell’Atalanta che finisce con un numero di Ilicic

Quando pensiamo all’Atalanta, nell’immaginario comune, la associamo alla sua intensità, alle aggressioni uomo su uomo. Inconsciamente arriviamo a pensarla come una squadra verticale e diretta. In realtà quella di Gasperini è una delle squadre che attacca meglio in fase posizionale nel contesto italiano. In quest’azione la vediamo per esempio tornare indietro, dalla trequarti avversari fino addirittura al proprio portiere. Il Milan è molto lento a scivolare da destra a sinistra, mentre l’Atalanta gira attorno ai rossoneri con una combinazione laterale tra Ilicic, Toloi e Pessina. Il centrale che avanza palla al piede è un marchio della squadra di Gasperini. È Toloi a scaricare il pallone al centro su Ilicic; lo sloveno ha davanti l’intera difesa, ma dribbla Tonali con una finta come sempre di una semplicità disarmante, costringendo Theo al fallo dal limite. 

Il doppio salvataggio di Romero

Dopo un inizio complicato, Christian Romero si sta affermando come un difensore perfetto per il gioco di Gasperini. Ieri oltre il gol di testa vincendo il duello con Kalulu, ha servito l’assist per il terzo gol di Zapata spingendosi fino alla trequarti del Milan e scegliendo il momento giusto per fare il passaggio decisivo, una cosa non banale per un difensore. 

 

Tuttavia Romero sta migliorando anche nelle scelte puramente difensive. Quando essere più deciso in anticipo e quando invece controllarsi. Anche in area di rigore sta mettendo in mostra buoni istinti difensivi, supportato da un fisico elastico che sembra permettergli qualsiasi movimento. Qui in meno di un secondo, prima piomba su Kessie alle spalle riuscendo con la punta del piede a impedirgli una conclusione a botta sicura, poi quasi rimbalza verso Mandzukic strozzandogli il tiro con un salvataggio in spaccata. Due interventi su due tiri da posizioni ravvicinatissime, una doppia giocata difensiva di grande spessore.  

L’assist di Zaccagni per Barak 

Ogni settimana scopriamo che i confini delle cose che Mattia Zaccagni può fare si sono spostati un po’ più in là. La scorsa stagione era stato una rivelazione soprattutto per le sue corse palla al piede, per l’intensità con cui puntava le difese avversarie, faceva risalire il pallone ed era un pericolo nell’uno contro uno. Ci sembrava un talento più fisico che tecnico. Quest’anno ha iniziato a essere efficace negli ultimi metri non solo portando palla ma anche scaricandola, tirando o servendo assist. Chi avrebbe scommesso lo scorso anno che Zaccagni sarebbe riuscito a inventarsi una rifinitura del genere? Se l’esterno è la parte del piede che appartiene all’élite dei talenti calcistici, forse dovremmo cominciare a considerare Zaccagni in quelle élite.

Lucas Leiva, Milinkovic Savic, Lucas Leiva

Di fronte alla luminosità del talento di Luis Alberto e Milinkovic-Savic, spesso si tende a dimenticare l’apporto alle fortune della Lazio di Lucas Leiva, un giocatore meno appariscente ma non per questo meno importante. Se offensivamente Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono fondamentali nel creare occasioni da gol con la pura invenzione o il dominio atletico, difensivamente la squadra di Simone Inzaghi, giocando spesso in transizione e allungandosi sul campo, deve gran parte dei suoi equilibri all’efficacia della sua fase di riaggressione. E in questo aspetto del gioco pochi giocatori fanno meglio di Lucas Leiva. In questa esemplare azione nel faticoso 2-1 contro il Sassuolo, il centrocampista brasiliano sembra seguire una direttrice del gioco che vede solo lui, che in verticale va dal centrocampo alla porta avversaria, prima anticipando Djuricic e poi buttandosi nello spazio alle spalle di Ferrari. Solo l’intervento provvidenziale di Locatelli toglierà a Leiva un’occasione partita e conclusa dai suoi piedi, di cui lo scavino di Milinkovic-Savic è ciò che ruba l’occhio ma non l’essenza.