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Pioli fiducioso sul campionato: "Il Milan deve credere alla rimonta"

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©IPA/Fotogramma

In una anticipazione di un'intervista concessa a Italia 1, l'allenatore dei rossoneri guarda con fiducia al campionato: "Il Milan deve credere alla rimonta sul Napoli, così come l'anno scorso ha creduto in uno scudetto che sembrava impossibile". E sul suo ruolo da allenatore aggiunge: "Credo di essere migliorato in tante cose e situazioni"

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Prima a Dubai, ora a Milanello. Il Milan lavora e si prepara alla ripartenza del campionato. La data cerchiata in rosso sul calendario è quella di mercoledì 4 gennaio, ore 12.30, quando i campioni d’Italia affronteranno in trasferta la Salernitana. La prima sfida dopo la pausa, il primo impegno di un lungo tour de force, tra coppe e Serie A. Si riparte con i rossoneri secondi, lontani otto punti dal Napoli capolista. Una distanza importante, che però non spaventa Pioli: "Il Milan deve credere nella rimonta sul Napoli, così come l’anno scorso ha creduto in uno scudetto che sembrava impossibile". Queste le parole dell’allenatore in un’intervista concessa a Italia 1 per lo speciale "I re del calcio" che andrà in onda integralmente il prossimo 29 dicembre. Fiducia e ottimismo, quindi, prendendo come termine di paragone il successo della scorsa primavera. E proprio sulla gioia dello scudetto, Pioli ricorda un momento particolare dei festeggiamenti: "Alle 2 di notte con mio figlio Gianmarco (componente dello staff tecnico rossonero, n.d.r.) ci siamo fumati un sigarone sul balcone, con tutti i tifosi che passavano con le bandiere. In quel momento ho capito davvero la grandezza di quello che avevamo fatto". Un trionfo magico, il più importante in una carriera tra i professionisti iniziata in panchina in serie B, nel 2003, proprio alla guida della Salernitana, sua prossima avversaria. E in questi quasi 20 anni, Pioli analizza l'evoluzione sul suo ruolo di allenatore: "Credo di essere migliorato in tante cose e situazioni, ma soprattutto nelle due-tre che ritengo essere le più importanti: le soluzioni tattiche diverse, il rapporto con i giocatori e forse anche una comunicazione verso l'esterno migliore".