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Ricorso Juve, cosa c'è da sapere e perché i bianconeri contano sull'annullamento del -15

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Silvia Vallini

L’obiettivo della Juventus è cancellare i 15 punti di penalizzazione inflitti lo scorso 20 gennaio dalla Corte federale d’Appello della Figc in seguito alla riapertura del processo plusvalenze: le motivazioni sono all’interno delle 99 pagine del ricorso presentato il 28 febbraio presso il Collegio di Garanzia

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Novantanove pagine per motivare il ricorso presentato dalla Juventus al Collegio di garanzia del Coni. Si sostiene illegittima la richiesta di revocazione della Procura sulla base di fatti nuovi, dal momento che la revocazione stessa, secondo il codice del Coni che sta al di sopra della Federcalcio – fa notare la Juventus – ammette la revocazione solo per errore di fatto. In ogni caso, afferma la Juventus, gli elementi portati alla luce in sede di appello non sarebbero configurabili come nuovi e tali da ribaltare la precedente sentenza, che si basava sull’assenza di criteri oggettivi per definire delle plusvalenze fittizie e poter quindi individuare un illecito.

Neppure le intercettazioni, in parte già note o il famoso libro nero sarebbero per la Juve in grado di provare la natura fittizia di tali operazioni. Se tali plusvalenze non possono essere dimostrate illecite, sostiene il club in sostanza, non lo è neppure la somma delle stesse. In ogni caso, non ci sarebbe correlazione tra queste operazioni e l’alterazione del risultato sportivo. Peraltro la Juventus era stata deferita per la violazione dell’articolo 31, non direttamente del 4, che fa riferimento alla lealtà sportiva. Mentre poi la penalizzazione di 15 punti è arrivata sulla base dello stesso articolo 4.

In più, il “sistema fraudolento” non era stato contestato prima, si tratta quindi di un presunto nuovo illecito, si fa notare, in sede di appello sono stati portati alla luce altri elementi di cui non c’era traccia in precedenza, quale la presunta manipolazione di fatture con scritte a penna o l’insistenza sullo scambio Pjanic-Arthur, ripetuto 8 volte dalla Corte Federale di Appello, ma che nei due gradi del processo sportivo non era stato considerato sospetto. Sarebbe stato così violato il diritto di difesa oltre ai principi del contraddittorio. La stessa penalizzazione è considerata sproporzionata. Il Collegio di Garanzia del Coni valuterà, non si esprimerà sul merito, solo sulla legittimità della sanzione.

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