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De Ketelaere: "Al Milan flop anche per colpa mia, ma non sono pentito"

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L'attaccante dell'Atalanta parla dal ritiro del Belgio, che è tornato a convocarlo dopo il buon inizio di stagione: "Se al Milan non ha funzionato è stata anche colpa mia, ho voluto l'Atalanta perché posso giocare più vicino alla porta ed essere la versione migliore di me stesso"

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Quell'espressione perennemente intimorita ha lasciato il posto ai sorrisi, le occasioni mancate davanti alla porta si sono tramutate in un gol alla prima giornata - il suo primo in A - e in un assist alla terza. Come se fosse iniziata una nuova vita per Charles de Ketelaere, di sicuro sotto il punto di vista calcistico, con la scelta di lasciare il Milan, incoraggiato anche dal club rossonero, per cercare riscatto e rilancio nell'Atalanta di Gasperini, un "mago" sotto questo punto di vista.

La gente vuole il gol

"Quando arrivi in un posto nuovo c’è molto da fare. Adattarti al paese, al sistema di gioco, alla lingua. Ma naturalmente, se al Milan non ha funzionato, è stata anche in parte colpa mia: non è stata la stagione che mi aspettavo, ma non me ne pento", ha spiegato in conferenza stampa dal ritiro del Belgio, che è tornato a convocarlo con la nazionale maggiore anche grazie alle buone prestazioni di questo inizio di stagione. "Non sempre ho raggiunto un alto livello, e entrare a partita in corso come spesso mi è successo non ha aiutato. Non sono un tipo esplosivo, mi sento meglio quando sono in campo per un periodo di tempo più lungo e posso entrare davvero nel flusso di una gara. Le critiche hanno fatto il resto: non leggo sempre i giornali, cerco di isolarmi. Ma comunque le senti e non resti indifferente. Non aver mai segnato è stato un problema: la gente chiede gol e assist, non guarda soltanto alla prestazione".

"Perché l'Atalanta? Gioco vicino alla porta"

Può nascere anche così un'idea di mercato: dal bisogno di trovare una nuova sfida. E anche il Milan, desideroso di rivalutare il proprio gioiellino (un'estate fa lo aveva pagato 31 milioni più bonus), sapeva che era necessario: "Se il Milan mi ha suggerito di andarmene? In parte sì. Ma anche io sapevo che avrei avuto poco spazio. Per tutta l’estate ci sono state trattative di mercato. Mi sono chiesto: aspetto la mia occasione e resto anche giocando un po’ meno o vado in un’altra squadra per mettermi alla prova? La seconda ipotesi mi faceva sentire meglio. L’Atalanta ancora di più".

 

"Voglio mettermi in mostra nel club. Non è che non volessi andare al Psv o in altre squadre, semplicemente volevo l’Atalanta. Qui sto giocando più alto, più vicino alla porta: in questo modo posso diventare di nuovo la migliore versione di me stesso. L’anno scorso invece ero un centrocampista offensivo. Al Milan ho imparato molto, tatticamente ho maggiore esperienza. In assoluto so di essere diventato un giocatore migliore".

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