Castellani, 80 anni fa la morte a Gusen: perché lo stadio di Empoli è intitolato a lui

Meazza, Olimpico, Via del Mare, Artemio Franchi… I nomi degli stadi italiani si sanno a memoria, fanno parte di un lessico familiare calcistico. Si danno per scontati senza, talvolta, sapere a chi sono dedicati e il perché. In Serie A c’è uno stadio che ha una particolarità rispetto ad altri. È quello di Empoli, il 'Castellani'. Pochi, al di fuori della cittadina toscana, conoscono la storia dietro al nome dell’impianto empolese. "Dal Castellani di Empoli" lo sentiamo nelle telecronache, nei racconti degli inviati. Carlo Castellani, chi era? Era un calciatore della squadra toscana, classe 1909, il più grande bomber dell’Empoli, con 62 reti, prima dell’arrivo di Ciccio Tavano che nel 2011 lo superò. All’Empoli dal 1926 al 1930, poi Livorno, Viareggio e infine il ritorno nella sua squadra, dal 1934 al 1939. Che nel frattempo per decisione del regime fascista aveva cambiato nome: non più Empoli ma 'Italo Gambacciani' per ricordare una giovane camicia nera morta negli scontri tra fascisti e antifascisti nel 1921. Poi l’addio al calcio e l’aiuto al padre, David, socialista turatiano e titolare di una segheria. Quella di Carlo Castellani sarebbe probabilmente stata una vita come tante, tra calcio e lavoro, e poi da allenatore dei più piccoli, con quella piccola fama che nella provincia diventa stabile. Carlo sarebbe rimasto sempre il cannoniere, il bomber, uno di quelli che si salutano al bar e a cui si offre volentieri il Campari ricordando partite che diventano epiche anche per i campanilismi e l’orgoglio delle piccole cittadine. Castellani è di Montelupo Fiorentino, conosce praticamente tutti e tutti praticamente lo conoscono. Sanno anche delle idee antifasciste del padre, che però non è impegnato in prima fila. Sarebbe stata una vita tranquilla, dicevamo, se non fosse intervenuta la Storia, con la sua barbarie. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia si spacca in due, il sud viene liberato dalle truppe americane, mentre i nazisti e i fascisti loro alleati instaurano la 'Repubblica' di Salò nel centro nord. Inizia la Resistenza, si forma il CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale. E prosegue la repressione nazifascista, con le sue stragi, le sue deportazioni, i campi di concentramento e sterminio . Tra il settembre 1943 e l’inizio del 1944 le truppe naziste di Kesserling e le condizioni climatiche rallentano la risalita della Quinta Armata americana e degli alleati. Nel frattempo la Resistenza cresce, si organizza, combatte per liberare gli italiani. Nel marzo del '44 il CLN proclama uno sciopero. Nell’empolese si tiene il 4 marzo. Il comando nazista, dopo l’alta adesione alla protesta, decide l’ennesima brutale repressione, con migliaia di lavoratori e antifascisti che vengono deportati. La notte tra il 7 e 8 marzo bussano alla porta di casa Castellani a Fibbiana, frazione di Montelupo. I fascisti vogliono David, il padre di Carlo. Lo schema è lo stesso: arrivare di notte per prendere di sorpresa e intimare di andare in caserma, perché tanto sono dei normali controlli. Così fanno anche a casa Castellani: "In nome della legge, rispondete!", Carlo riconosce la voce di uno dei gendarmi fascisti, sa chi è. È un suo amico. Va alla porta e, immaginando l’accento toscano con cui lo dice, si rivolge al padre, malato: "Oh babbo, tu stai a letto che vado io". Orazio, l’amico, gli dice che loro vogliono il padre, che deve andare in caserma dal maresciallo. Carlo gli risponde: "Babbo è malato, vengo io". "Va bene, se vuoi vieni pure tu". La condanna a morte è scritta. Viene caricato su una camionetta, insieme ad altri. Poi trasportato verso Santa Maria Novella, stazione di Firenze. Ci sono anche delle occasioni di fuga, ma niente. Il treno parte, inesorabile destinazione: Gusen, sottocampo di Mathausen, luoghi dell’infamia nazista. Carlo Castellani muore di dissenteria l’11 luglio 1944 , da poco sono passati ottant’anni. Appena Empoli viene liberata il campo da calcio viene intitolato a lui, non ci sono discussioni: nel febbraio 1945 lo stadio diventa il 'Carlo Castellani'. Questa è la storia dell’unico stadio di Serie A intitolato a un calciatore morto in un campo di concentramento e sterminio nazista. Ottant'anni dopo quel tragico giorno, l’Empoli ha progettato un nuovo bellissimo stadio, segno di un club solido, sano e che guarda al futuro e investe nei giovani. La speranza è che il nome rimanga, che sia sempre il 'Castellani'. Perché anche la memoria è importante. Dal Castellani di Empoli, è tutto. P.S: sono giorni parigini, di Olimpiadi e di festa dello sport. Ma a proposito di calciatori e memoria: pochi giorni prima del rastrellamento di cui fu vittima Castellani, in Francia, il 21 febbraio 1944, veniva giustiziato Rino Della Negra. Italiano, calciatore e stella tutt’ora venerata del Red Star. Fu fucilato nella fortezza di Mont-Valérien. Faceva parte del famoso gruppo Manouchian, franchi tiratori-manodopera immigrata, fondata dall’operaio e poeta armeno Manouchian, attiva nella resistenza francese agli occupanti nazisti. Pochi mesi fa il presidente francese Macron ha traslato le spoglie di Missak Manouchian e della moglie Melinée nel Pantheon, primi stranieri a far parte del tempio laico della Repubblica francese. E all’interno del Pantheon è stata dedicata una targa agli italiani del gruppo Manouchian. C’è anche il nome di Rino della Negra, calciatore, come Castellani ad Empoli.

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