L'Atalanta prima di tutto (e tutti)

Stupore. Disorientamento. Sconcerto. Lo stato d’animo che prevale all’Atalanta in questi giorni è tutto condensato in tre parole. Che non fosse un precampionato in discesa si era intuito presto, ma che la situazione prendesse una piega simile era difficile anche solo da immaginare per una squadra che appena tre mesi fa vinceva l’Europa League. Prima l’infortunio di Scamacca ; poi la grana Koopmeiners che, manovrato dagli agenti, si è dileguato con tanto di certificato medico a pochi giorni dalla Supercoppa di Varsavia; quindi, alla vigilia dell’esordio in campionato, lo scoppio del caso Lookman, chiamatosi fuori per ragioni di mercato. Diritti e doveri Fatto salvo il diritto legittimo di chiunque di ambire a un upgrade nella propria carriera, c’è modo e modo di perseguirlo. Nessuno pretende riconoscenza, tantomeno nel calcio di oggi, ma il rispetto sì. A maggior ragione da giocatori che prima di approdare all’Atalanta non avevano la fila di pretendenti fuori dalla porta. Esplosi in nerazzurro grazie al proprio lavoro e al proprio talento, certo, ma anche grazie al riconosciuto metodo Gasp, che li ha fatti maturare, crescere ed esplodere. Ecco perché chiamarsi fuori a pochi giorni dal gong non è rispettoso e rischia di stravolgere i piani del club. Il tempo stringe, trovare in giro alternative è complicato. Chiedere di andarsene a luglio è legittimo e sacrosanto, minacciare di farlo a fine agosto un pessimo segnale. La calma dei Percassi La vittoria dell’Europa League ha proiettato il club in una dimensione sconosciuta ed elevato lo status dei suoi giocatori più rappresentativi. Senza la tripletta al Bayer Leverkusen sarebbe mai entrato Lookman in orbita Psg? Chiaro che il corteggiamento di un club di quel livello, la proposta di un ingaggio faraonico, la prospettiva di vivere a Parigi possa far girare la testa a chiunque, ma l’Atalanta ha il diritto di tutelarsi. I Percassi non sono abituati a reazioni di pancia, al contrario hanno sempre agito con sangue freddo, anche nelle situazioni più intricate. E anche in questo caso non si faranno trovare impreparati. "L’obiettivo sin dall’inizio era quello di mantenere tutti i big – aveva detto L’ad Luca Percassi a margine della vittoria di Lecce -. Molto spesso a questi ragazzi vengono suggerite cose non opportune, ma noi siamo molto tranquilli. Sono tutti giocatori dell’Atalanta e sarà sempre la società che deciderà per il bene di questa squadra". E adesso? “Al momento si viaggia a vista”. Parola di Gasp. La soluzione più logica porta alla cessione dei due ammutinati che, abbandonando la nave nel momento del bisogno, hanno compromesso il rapporto con lo spogliatoio e ‘rotto’ con l’ambiente. Ma con il passare delle ore s’ingrossa il partito di chi propende per la linea dura. Per i tifosi la linea è già decisa: “Avete un contratto lungo e nessuno vi ha obbligato a firmarlo. Ci dispiace per voi ma anche nella prossima stagione giocherete nell’Atalanta”. Linea dura per non cedere ai ricatti e non creare precedenti pericolosi, in un ambiente dove lo spirito di emulazione può guastare umori ed equilibri nello spogliatoio. Da un club diventato modello di riferimento per i bilanci in ordine, il settore giovanile e la gestione virtuosa, può arrivare un altro segnale forte e chiaro.

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