La Fiorentina non c'è ancora ma il calendario ora è nemico

Parma e Venezia al debutto in campionato, la Puskas Akademia nel preliminare di Conference League: il calendario sembrava un alleato per Raffaele Palladino. Sono però bastati tre pareggi per ribaltare lo scenario, all'improvviso diventato cupo. Reso ancora più pesante dalla contestazione a fine partita da parte dei tifosi, raramente si erano sentiti i fischi dopo solo tre partite ma le prestazioni deludenti, un mercato che preoccupa, hanno scatenato la tifoseria. Pesa soprattutto il pari al Franchi con gli ungheresi, che trasforma in salita la partita di giovedì in Ungheria che, solo pochi giorni fa, si immaginava potesse essere poco più di una formalità. Il mancato ingresso nella fase a gironi della Conference sarebbe un disastro per la viola da un punto di vista economico e sportivo. Inammissibile dopo due finali consecutive. I timori sono giustificati. La Fiorentina di Palladino annaspa e non convincono le dosi di ottimismo distribuite dell'allenatore in tribuna stampa dopo la deludente presentazione con il Venezia. Forse, è un modo per dare una carezza ai suoi, ma la squadra a volte sembra smarrita, e dopo l'ennesimo pareggio e partita giocata male, il timore dell'allenatore è che i suoi ragazzi possano perdere qualche certezza e sicurezza. È vero che tanto è cambiato ma, dopo tre giornate e un'estate insieme, forse ci si aspettava qualcosa di più dalla Fiorentina, che - come dice Palladino - non sembra avere una identità. Sicuramente non assomiglia al suo allenatore e al suo modo di giocare ed è proprio questo a preoccupare di più. La strada da fare sembra ancora molto lunga ma il tempo è poco con la partita decisiva di giovedì contro gli ungheresi alle porte e quella con il Monza in casa domenica. Partite che non si possono più sbagliare. Sono troppi, però, gli aspetti che non convincono. La Fiorentina non funziona nella fase difensiva, troppi errori e disattenzioni e la consapevolezza che manchi un difensore con quella personalità tale da guidare il reparto. E funziona ancor meno nella fase offensiva, nonostante la buona volontà e qualche giocata di Moise Kean. C'è un ‘caso Colpani’, il talentuoso trequartista fortemente voluto da Palladino. L'ex giocatore del Monza è anonimo in campo, svagato, senza nessuno di quei guizzi che lo avevano condotto alle porte della Nazionale. A tratti sembra quasi intimorito, con la paura di sbagliare e la consapevolezza di dover dimostrare il suo talento. Nel disegno di Pallladino la coppia di trequartisti Colpani-Gudmundsson dovrebbe fare la differenza. ll problema è che l'ex giocatore del Monza è irriconoscibile e l'islandese fa fatica a liberarsi del problema al polpaccio. La buona notizia che ha regalato la partita con il Venezia e la convincente prestazione di Richardson: buona tecnica, personalità, voglia di imporsi, non ha cambio di passo e usa pochissimo il destro ma il talento c'è. Sul piano del talento la Fiorentina è nettamente superiore all'Accademia Puskas. Eppure, all'andata ha incontrato troppe difficoltà, sbagliando totalmente l'approccio. Un errore che sarebbe pericolosissimo ripetere. L'aspetto positivo di questo avvio sofferto è che la Fiorentina adesso è consapevole che non si può scherzare. Budapest è una tappa fondamentale della stagione. Superare il turno rappresenterebbe una svolta per Palladino, che potrebbe lavorare sereno durante la sosta. Ma un passo falso a Budapest getterebbe la viola nel caos. Inutile fare giri di parole: giovedì a Budapest la Fiorentina già si gioca la stagione.

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