Lukaku IV avrà lo stesso successo di Rocky IV?

Come nei migliori blockbuster hollywoodiani degli anni Settanta e Ottanta, Romelu Lukaku si prepara a tornare in Italia per il quarto capitolo della sua saga. Stavolta il palcoscenico non è Milano o Roma, ma Napoli, stadio Diego Armando Maradona, sotto la regia del suo allenatore preferito: Antonio Conte. ‘Big Rom’ è di nuovo una sua precisa richiesta, considerato anche questa volta il pezzo mancante per completare la rosa. Conte e Lukaku non lavorano più insieme dalla stagione 2020/2021, la seconda e ultima di entrambi a Milano, culminata con il 19° scudetto dell’Inter. La migliore stagione individuale in carriera per Romelu, fra le migliori per l’allenatore. Si separarono quell’estate: Lukaku in viaggio verso la Londra alla ricerca di nuovi stimoli, mentre Conte risolveva il contratto con la società per alcune incomprensioni con la società, tra cui la cessione del suo attaccante. Si ritrovano tre anni dopo: Lukaku è ancora l’uomo giusto per il gioco di Conte? Come è cambiato in questi mille giorni? Ecco cosa dicono i dati… La prima enorme differenza si vede analizzando le heatmap di Big Rom. Il Lukaku dei due anni all’Inter era un attaccante a cui piaceva venire a prendersi la palla a centrocampo, per poi sfruttare in velocità le situazioni di ripartenza che funzionavano tanto negli schemi di Conte. Quelle due stagioni ci hanno lasciato il ricordo di un Lukaku sempre in movimento e attivo su tutto il fronte d’attacco, bravissimo nel legare la manovra. E sono state le due annate più prolifiche della sua carriera . Dopo un’annata storta con la maglia del Chelsea, con minutaggio ridotto al minimo per infortuni e scarso feeling con l’allenatore , Big Rom è tornato a Milano nel 2022, stavolta con Simone Inzaghi in panchina. Anche questa volta i problemi fisici hanno condizionato la stagione del gigante belga che, pur partendo titolare nelle idee della società, ha finito per essere scalzato da Dzeko e ha avuto continuità solo verso il finale di stagione . A Roma invece ha ritrovato spazio e minutaggio ma, dopo un inizio promettente, la sua stagione non è decollata. In queste tre annate altalenanti Lukaku ha ridotto il suo raggio d’azione: come si può vedere dalle mappe si è trovato molto più spesso nel cuore dell’area di rigore , agendo sempre più spesso solo come finalizzatore e perdendo quell’efficacia nella corsa a campo aperto che è stata uno dei suoi tratti distintivi nella prima esperienza in nerazzurro. Analizzando invece in maniera più analitica gli ultimi cinque campionati di Romelu si può vedere come nel 2019/20, ma soprattutto nel 2020/21 Lukaku fosse fra i migliori per quasi tutte le metriche rilevanti per le punte e, in diversi casi, quasi il migliore: gol, Expected Goals, Expected goals per tiro, Assist e Expected Assist. Insomma, uno dei migliori centravanti d’Europa anche dall’analisi dei dati. Nelle stagioni successive in Italia, nel 22/23 con l'Inter e nel 23/24 con la Roma, era già invece calato su quasi tutte le metriche, eccezion fatta per quelle di rifinitura , su cui ha continuato a stare ad un ottimo livello: a conferma del fatto che il gioco di ‘raccordo’ rimane una delle sue caratteristiche a prescindere dall’allenatore. Ha avuto una flessione soprattutto nelle metriche che rilevano i tocchi in area avversaria e i tiri verso lo specchio di porta, a dimostrazione di come, utilizzato in maniera diversa rispetto a Conte, Lukaku sia un attaccante molto meno pericoloso rispetto alla prima parentesi interista. Certo, esiste un ‘Avanti Chelsea e un ‘Dopo Chelsea’: nelle ultime tre stagioni sono state parecchie le attenuanti che hanno fatto calare le sue prestazioni. Allo stesso tempo anche Conte non ha avuto un triennio indimenticabile. È evidente che i due si completano alla perfezione, come è chiaro che il ‘Big Rom’ che sbarca a Napoli non è più lo stesso del 2020 . Il campo dirà se Lukaku IV avrà lo stesso successo di Rocky IV .