L'importanza di essere Francesco Totti: l'ex numero 10 spiegato ai non tifosi della Roma

Caro Francesco, era da tempo che desideravo scriverti una lettera. Non che in passato non abbia provato, con vane parole, a raccontare le tue gesta e la tua grandezza, ma una lettera in effetti non te l’avevo ancora mai scritta. Attendevo probabilmente un’occasione speciale, una ricorrenza particolare, un evento peculiare che potesse dare a questo mio ennesimo tentativo di “spiegarti” una parvenza di pretesto irrinunciabile. Che, in effetti, l’arrivo del 4 settembre sembra avermi come per incanto regalato. So cosa stai pensando… questa data ti ricorda qualcosa, non è vero? Certo che ti ricorda qualcosa, e come non potrebbe d’altronde. Ti ricorda qualcosa come probabilmente ti accade ogni anno, in cui si presenta puntuale a bussare alla tua porta. Ma, se ci pensi ancora meglio, questo 4 settembre, sebbene già tanti ne siano passati dal primigenio, ha un sapore ancora più speciale, perché è rotondo come un pallone ed è nel rotondo di un pallone che insiste la perfezione. O almeno, la tua perfezione. Trent’anni France’, sono già passati trent’anni: ma ti rendi conto? Proprio oggi, era il 1994, segnavi il tuo primo gol in Serie A al Foggia e salivi il primo di quei 307 gradini che ti avrebbero portato a diventare il più grande giocatore di sempre della tua amata squadra. E, forse, dell’intera storia dell’Italia pallonara. Tutte cose che, ovviamente, quel giorno non potevi ancora sapere - figurati io che avevo 12 anni - ma che, in questo mio delirante scherzo con la storia, avrei voluto poterti dire. Proprio allora, proprio quel giorno, mentre te iniziavi simbolicamente la tua carriera da calciatore e io cominciavo a capire cosa fosse il calcio e quali sentimenti potesse smuovere. E allora, eccolo qui il gioco che nasce quasi spontaneo: scriverti questa lettera come se tu fossi ancora il Totti di quel Roma-Foggia, un quasi diciottenne di belle - anzi bellissime - speranze, conservando però per me il privilegio di sapere come le cose sono poi andate. Per raccontarti quello che saresti diventato e provare a spiegarti quanto amore saresti riuscito a generare. E allora? Ti chiederai ora. E allora… ricominciamo. Ciao Francè, rieccoci di nuovo qui. Ancora non ci credi, vero? Sei appena rientrato nello spogliatoio, ti guardi in giro stordito e senti ancora la maglietta sudata sulla pelle, quella con lo strano e atipico numero 9 che hai messo sulle spalle al posto dell’infortunato Balbo. E ancora non riesci a capire quello che è successo. Rivedi nella tua testa l’azione all’infinito, ma come fossero confusi flash che non riescono a definire i contorni precisi della vicenda, troppo grande per un pischelletto come te: il lancio di Thern… la sponda aerea di Fonseca… e te che irrompi in area, scommetto con l’immancabile linguetta in mezzo ai denti , anticipando tutti con un sinistro di controbalzo che si infila all’angolino. Non sapevi nemmeno come esultare, si vede benissimo dai filmati un po’ sbiaditi che oggi hanno lo stesso sapore che avevano allora quelli degli anni ‘70. Eh già, ci sei riuscito. Hai appena segnato il tuo primo gol in Serie A. Con la maglia della tua Roma. E pure di sinistro l’hai fatto. Cosa dici? Ti stupisci anche di quello? Beh, ci può stare. Ma vedrai che a breve ti abituerai. Gol di sinistro sotto la curva nord… mi dice qualcosa, lo sai France’? Ovvio che non puoi saperlo, per il momento. Ma ne segnerai uno ancora più bello all’Udinese, per non parlare di quel pallonetto millimetrico segnato a Buffon in contropiede. E poi, anche se la nord in quel caso non c’entra nulla, proprio di sinistro segnerai il gol più incredibile che il mondo mai potrà vedere. Come? Ah già, anche Buffon non sai ancora chi è. Hai ragione, ma lo imparerai presto. Sia a trafiggerlo, quante mitiche sfide vi vedranno contrapposti, sia ad abbracciarlo, soprattutto in una notte che sarà la più dolce della tua vita sportiva. Ti dico solo il nome di una città, Berlino. Aspetta e vedrai… ci divertiremo tanto. Lo so, lo so, devo andarci piano, troppe informazioni tutte in una volta. Ma, d’altronde, cosa vuoi da me? Non sono mica io che ne ho combinate così tante. Come dici? Vuoi sapere per quanto resterai ancora alla Roma? Perché? Mica te ne vorrai andare… Lo so, lo so, sto scherzando. So benissimo che vuoi restare ed è proprio per quello che me lo chiedi. D’altronde, perché non vorresti? Qui hai già molto e tra qualche anno avrai tutto. Perché è così che andrà, France’, stai sereno: non voglio dirti quanto ma alla Roma resterai ancora a lungo. Ricordatelo bene, però: non sarà tutto facile e, soprattutto all’inizio, sarai messo più volte in discussione. Come da quell’allenatore venuto da lontano che non riuscirà a riconoscere il tuo talento ingombrante e vorrà spedirti alla Sampdoria per comprare Litmanen, “Il giocatore più forte del mondo” ; oppure da chi, al contrario, la tua classe la percepirà da subito e da “nemico” che non si vuole rassegnare ad averti come avversario userà ogni tua debolezza per cercare di colpirti. Sei troppo romano France’: questo non piacerà e dovrai imparare a prenderti anche un po' in giro. Così come sei ancora, e per un bel po’ lo resterai, troppo impulsivo. Ti ci dovrai impegnare su questo fronte, mi raccomando, e cercare di evitare il prima possibile di farti prendere da quei raptus che finiranno solo per nuocerti. Sbaglierai, diverse volte: con Colonnese, Poulsen, Balotelli, solo per fare alcuni nomi che ancora non ti dicono nulla. Ma ti rialzerai, sempre, arrivando alla fine della storia a convincere tutti, ma proprio tutti, di quanta grandezza tu possa contenere. D’altronde, saranno anche i numeri a certificarlo. Vuoi saperli? Eh, no France’, dai… già ti sto dicendo troppo. Posso parlarti, però, dei tuoi compagni e dei tuoi allenatori. Soprattutto dei secondi, le tue guide imprescindibili, i grimaldelli che hanno scassinato il forziere ed esposto al mondo il tuo talento. Tra poco, ad esempio, aspetta qualche anno, arriverà un boemo un po’ naif grazie al quale deflagrerai come una supernova, spandendo nell’universo pallonaro tutti i tuoi fantastici elementi. Sarà la tua prima consacrazione, inquadrata in un sistema calcistico che porterà te e i tuoi compagni a generare flussi di gioco folli e meravigliosi. Poi toccherà a un vero sergente di ferro, la persona giusta al posto giusto, non solo per te, ma per tutta la tua Roma. Certo il merito sarà sempre dell'uomo che anche oggi ti protegge e ti tiene stretto al suo fianco, che quella guida e i tuoi compagni ingaggerà, Franco Sensi, ovviamente. Ma con quella sua mascella volitiva, il condottiero di Pieris riuscirà a portarti a nuovi livelli di comprensione del gioco e a regalare a tutti i tifosi come te la torta tanto ambita: sarà il 17 giugno, segnatelo. L’anno dici? Vuoi sapere troppo France’, non mi far parlare. Non posso rovinarti, in questo caso sì, il giorno più bello della tua vita. Poi ne avrai uno che prima adorerai e ti farà segnare come non mai, e che poi, qualche anno dopo, finirai per detestare e ti accompagnerà a tuo malincuore verso l’ultimo e commosso abbraccio col tuo popolo adorante. Ma anche un altro sarà importante, avrà i capelli bianchi e fumerà il sigaro, e per lui giocherai con un’altra maglia. Non ti spaventare France’, t’ho detto che a Roma ci resterai ancora a lungo. Sto parlando della maglia Azzurra, quella della Nazionale. Sarà il primo a rincuorarti nella stanza più buia, ad aspettarti burbero ma fiducioso per quattro mesi e a scortarti in carrozza fino a sotto la porta di Brandeburgo. Sempre Berlino, France’. Ricordi Buffon? Ma oltre tutto questo, oltre i numeri, i nomi di compagni, allenatori e avversari, i trofei vinti e non vinti, la caterva di gol e di assist, l’infinità interstellare di giocate, passaggi, colpi di tacco, cucchiai, cucchiaini, e chi più ne ha più ne metta, alla fine dei conti della tua magnifica epopea calcistica giallorossa saranno soprattutto il tuo senso e la tua essenza a restare impressi nei cuori e nelle anime della tua gente, definendo così l’effettiva portata della tua grandezza. Il tuo simbolo, la tua icona, il tuo simulacro. Quella sorta di divinità pagana che, al di là del calciatore fenomeno, ma forse proprio perché tale, diventerai per quelle migliaia di tifosi ai quali deciderai di dedicare la tua intera carriera. Sarai per loro la costante che muove le lancette del tempo, la speranza che si rende carne e sublima lo spirito, il predicato che sconfigge l’oscurità e delinea nuovi orizzonti. Sarai er Pupone, il Bimbo de oro, “il sole che illumina i tetti di Roma” e soprattutto il Capitano. Sarai l’uomo di tutti i record giallorossi, quello che ridesterà l’orgoglio di un popolo ferito, che per sempre sceglierà di difendere e accompagnare, contro tutti e contro tutto; sarai allo stesso tempo la mamma e il papà, imprescindibili certezze, sempre pronto a rincuorare e coccolare i propri figli-tifosi anche solo con la semplice presenza. Saperti essere, estrema gioia. Sarai la rivincita e la riscossa, il fulmine e la tempesta, gli 11 gol e la miriade di sfottò alla Lazio, le maglie celebrative e le battute sempre pronte, che ricorderanno continuamente al mondo quanto sei romano e orgoglioso di esserlo. Sarai ciò che mai prima era stato, il dono privilegiato dell’esclusività, la catarsi emotiva di una collettività in trepidante e spasmodica attesa di un’epifania, l’orgoglio di un popolo che finalmente, dopo la tua venuta, è potuto tornare a rivendicare rispetto e ambizioni. Sarai il cielo, il mare e la terra di un nuovo mondo finalmente possibile, irrimediabilmente fusi in un abbraccio di sentimenti e passione che, a pensarci bene, sono troppo complessi per poter essere spiegati con delle semplici parole. E allora France’, basta così. Potrei andare avanti all'infinito, parlarti della ancora dei tuoi mitici avversari, dei gol in Champions, della Scarpa d'Oro e di tanto tanto altro. Ma fermiamoci qui. Anche perché, oltre che esercizio futile, tutte queste cose, in fondo, dovresti scoprirle nell’incedere nel cammino e non attraverso una voce dal futuro che da troppi minuti oramai sta assediando la tua sbornia post partita. Per ora goditi solo il momento, la tua prima magnifica firma giallorossa, e, soprattutto... movite a fa' la doccia. Mazzone sarà anche un secondo padre per te, ma se non ti sbrighi quelli ti lasciano a piedi. E allora va, datti una mossa. Riprenditi la tua vita e smettila di ascoltarmi... conserva per sempre questo giorno nel tuo cuore... sali sul pullman insieme ai tuoi compagni... e vatti a prendere tutto quello che ti spetta.