Milan, un mercato del Diavolo tra grandi colpi e rimpianti

"Abbiamo fatto tutto quello che volevamo fare", ha detto l’amministratore delegato del Milan Furlani durante la conferenza stampa di presentazione di Tammy Abraham. L’ultimo acquisto ha messo anche un punto alla lunghissima estate di mercato rossonera e a sentire il CEO del club, la soddisfazione per la gestione di questi tre mesi di calciomercato è massima. In realtà i piani, dopo la fine del campionato scorso, erano abbastanza diversi ma si sa che le trattative sono imprevedibili e spesso costringono le società ad adattarsi a nuove situazioni. Un esempio su tutti è stato la scelta dell’attaccante. Il candidato numero uno era senza dubbio Zirkzee, seguito e trattato da marzo scorso. L’accordo con il centravanti c’era da tempo, quello con il Bologna era scritto perché il Milan avrebbe pagato la clausola da 40 milioni di euro. A far saltare il banco ci ha pensato l’agente del giocatore dopo la richiesta di una commissione da 15 milioni di euro, praticamente poco meno del 40% della clausola rescissoria. Ibrahimovic e l’intera dirigenza non hanno voluto sottostare a quello che consideravano una sorta di ricatto e hanno abbandonato la pista. Non più Zirkzee ma Morata, con clausola molto più bassa a 13 milioni e la promessa di tornare sul mercato per un secondo centravanti di livello. Detto, fatto. Insieme allo spagnolo, dentro anche Abraham, quinto arrivo dell’estate, giocatore fortemente voluto da Fonseca. A parte questo, il Milan ha fatto effettivamente più o meno quello che aveva programmato. Voleva Emerson Royal e lo ha acquistato al prezzo che riteneva più giusto, 15 milioni di euro. Voleva Fofana e lo ha pagato 20 milioni più bonus, circa 5 milioni in più rispetto a quella che era la spesa messa in preventivo perché il Monaco si è rivelato un osso durissimo e la fortuna, ma anche la bravura, dei dirigenti milanisti è stata quella di avere sempre il giocatore dalla propria parte, nonostante le avance di Atletico Madrid e soprattutto Manchester United. Poi ha acquistato Pavlovic per 18 milioni di euro, anche in questo caso facendo leva sulla forte volontà del serbo di venire a Milano, nonostante la richiesta del Salisburgo fosse vicina ai 30 milioni. Se il buongiorno si vede dal mattino, il Milan ha messo a segno uno degli acquisti più importanti per il presente e per gli anni a venire. Contro Parma e Lazio, e non solo per il 31 sulle sue spalle, ha davvero ricordato il gigante Jaap Stam. Con i 5 milioni spesi per il riscatto di Jimenez dal Real Madrid e i 3 per l’acquisto di Silvano Vos a titolo definitivo dall’Ajax, il bilancio di mercato si è chiuso con un passivo di 38,4 milioni di euro, una cifra addirittura più bassa rispetto alla clausola di Zirkzee . Una spesa sostenibile, a fronte di una campagna acquisti che, a parte il trentunenne Morata, ha portato al Milan giocatori nel pieno della maturità ma giovani e che rendono quella rossonera una delle rose più fresche della Serie A con una media età di 24 anni e 234 giorni, dietro solamente a Parma, Empoli e Lecce. L’Inter, con 29 anni e 59 giorni è la squadra più esperta del nostro campionato. Ibra, Furlani e Moncada avrebbero voluto fare qualcosa in più soprattutto in uscita. Sono andati via in tanti ma hanno provato a piazzare anche Origi, Touré e Jovic in tutti i modi, salvo poi dover mettere i primi due nel Milan Futuro e tenere l’attaccante serbo in gruppo escludendolo però dalla lista Uefa. Avrebbero soprattutto voluto accontentare Bennacer che da tempo sentiva il desiderio di andare a giocare altrove. Vorrebbe trasferirsi in Arabia anche per questioni familiari ma dopo tante chiacchiere non è mai arrivata un’offerta concreta. Nell’ultimo giorno di mercato si era affacciato l’Atletico Madrid, garantendo però solamente un prestito e all’algerino appena 1 milione netto sul salario. I restanti 3 milioni, dei 4 complessivi di ingaggio, li avrebbe dovuti mettere il Milan. Trattativa chiusa sul nascere. Fosse decollata, probabilmente avrebbe permesso ai Rossoneri di riaprire il discorso Rabiot. La proposta fatta a giugno era di un triennale a 5 milioni netti l’anno. Il francese ne chiedeva 8 e dopo aver rifiutato tutto, adesso è senza squadra. Come Pioli, un’altra situazione di mercato che il Milan avrebbe certamente evitato, quella di ritrovarsi con due allenatori sotto contratto. Pensava e sperava che l’allenatore dello scudetto potesse trovare una panchina. È stato vicino al Napoli prima di Conte, vicinissimo a strappare uno stipendio record in Arabia, alla fine però è rimasto a casa. Dovesse rimanerci un anno intero, peserà quasi circa 9,5 milioni nel bilancio del club, 12 lordi se si aggiungono i componenti del suo staff. Ma alla fine tutto va come deve andare.