Udinese, alla scoperta di Runjaic: l'uomo dei tre popoli che ha conquistato il Friuli

Solido. Concreto. Preciso. E profondamente empatico. Un friulano che parla tedesco. Kosta Runjaic incarna quella personalità che in modo naturale si fonde con la terra che lo sta ospitando: il Friuli-Venezia Giulia. Una regione che è incontro di culture mitteleuropee e di paesaggi: mare, collina, montagna. L’asprezza del Carso triestino che si apre alla rotondità delle colline moreniche del Friuli Centrale. Il mare Adriatico e le Alpi Giulie che toccano i confini austriaco e sloveno. E a guidare la squadra che, come main sponsor sulla maglia, sfoggia la dicitura “Io Sono Friuli Venezia Giulia” è arrivato un uomo che porta con sé lo stesso mix. Runjaic nasce a Vienna nel 1971 dove i genitori di origine serba lavoravano, ma è di nazionalità tedesca. Radici e terre che si fondono nella persona e che in qualche modo richiamano i tre confini del Friuli. È arrivato in sordina. Qualcuno - o forse tanti - si sono chiesti il perché di questa scelta voluta fortemente da Gino Pozzo e da dove arrivasse questo nuovo volto delle panchine di Serie A. Nella conferenza stampa di presentazione con grande franchezza lo stesso Kosta si è presentato dicendo che faceva l’assicuratore e che il mondo da allenatore è arrivato nel mentre. Ha giocato a calcio, carriera che si è poi interrotta, ha fatto la gavetta da vice e assistente nelle giovanili del Kaiserslautern, poi la prima esperienza da primo al Darmstad, nella quarta divisione tedesca: subito una salvezza in una situazione difficilissima, l’anno successivo una meritata promozione. È uomo paziente Kosta, sa che una carriera va costruita mattoncino dopo mattoncino come hanno fatto i tanti emigranti friulani che lasciavano la Piccola Patria per andare a fare i muratori proprio in Germania. La sua strada incrocia il Duisburg, di nuovo il Kaiserslautern, Monaco 1860 e poi il passaggio in Polonia a Stettino - ultimo in classifica e portato a nuova vita - prima del Legia Varsavia con cui vince Coppa e Supercoppa nazionale. Ha allenato club a rischio retrocessione, ultimi in classifica, con difficoltà finanziarie , ma questo lo ha formato come persona e allenatore. Ovviamente l’esperienza polacca è stata fondamentale soprattutto per i titoli vinti: la finale contro il Rakow, giocata e vinta in 10 contro 11 per 115 minuti, e poi la Supercoppa, nella quale riesce a battere anche le statistiche: il Legia non la vinceva da 15 anni. Ha fatto sbocciare talenti, e con i suoi mattoncini ha costruito una casa solida a cui ha bussato Gino Pozzo, stanco e provato dalle ultime stagioni dell’Udinese. La proprietà voleva tirare una linea e fare ordine. 'Assicurare' la squadra alla disciplina e alla crescita. Lo abbiamo seguito anche noi di Sky Sport in ritiro, Kosta: campo pronto per l’allenamento, preparato dai 2 fidati vice polacchi e dal terzo collaboratore friulano doc, ma non basta… armato di metro, carta e penna, ha controllato in ogni seduta le misure prese per le attrezzature per correggerle a modo suo. Un rigore assoluto associato a metodiche a volte ludiche. Tanti giochi con la palla e i palloni fitball per pulire la mente a inizio allenamento, per poi spremerla nella seduta tattica. Ha esaminato minuziosamente tutta la rosa a disposizione per decidere assieme a Gokahn Inler, Gianluca Nani e Gino Pozzo chi tenere e chi portare a Udine. Ha scelto giocatori che ha visto in Polonia, uomini d’ordine da centrocampo, ha optato per la concretezza e si è goduto l’arrivo di Sanchez. Ha fatto una scelta precisa con Thauvin capitano: un giocatore di quella classe deve esaltarsi con una grande responsabilità. Ha rotto il ghiaccio in Coppa Italia vincendo al Bluenergy Stadium che non viveva una vittoria da dicembre 2023 , pareggia proprio a Bologna, vince con Lazio, Como e Parma. Primo in classifica. In silenzio apparente, ma con grande lavoro e sudore ha ridato fiducia a un gruppo che si era salvato tra il miracoloso e il rocambolesco nella stagione precedente. Fa di più: con la società decide di riaprire al pubblico degli allenamenti. È un successo, sono oltre 2000 i tifosi al primo appuntamento. Si festeggiano i compleanni dei ragazzi con torte e scherzi a fine giornata, altra nuova abitudine. Il clima e l’energia sono cambiati. Kosta Runjaic riunisce di nuovo il popolo bianconero, perché il tifoso friulano si riconosce nell’identità di quella maglia. A lui piace l’idea di avere allenamenti aperti con la mentalità 'aperta' in generale, cosa che in Italia è andata piano piano sparendo lasciando il posto a sedute blindate. Ama il calcio propositivo, sa che la strada a Udine è ancora lunga ma i mattoncini continua a piazzarli. L’Udinese è un crogiolo di culture e nazionalità, di lingue: forte della stessa esperienza al Legia, Kosta è convinto che le diverse idee e i differenti punti di vista si arricchiscono a vicenda e su questo punta, la sfida nella sfida. Gli hanno affidato i giovani anche in passato, una volta dichiarò: “La gioventù è bella, la follia giovanile no”. Il messaggio è chiaro, valorizziamo ma con la testa. Con i calciatori crede nell’approccio motivazionale, infatti è solito far preparare molti video emozionali da mostrare nelle riunioni. È bravo nel dialogo, puntiglioso, esigente e organizzato nel suo lavoro in maniera capillare. Al suo staff, come detto, chiede la stessa precisione e la cura del dettaglio che mette lui, come gli artigiani del legno del famoso distretto della sedia Manzanese che portarono il Friuli primo nel mondo per la produzione delle sedute made in Italy. Kosta crede nel dialogo e al tempo stesso nella disciplina, se si sbaglia si paga. 16 ore della sua giornata le passa allo stadio a lavorare, poi ha scelto di vivere in centro città per assaporare la realtà friulana da dentro. Parla ancora con il traduttore per le conferenze, ma sta facendo lezioni individuali di italiano per accelerare i tempi. In panchina fischia come Trapattoni, che in Germania con il Bayern Monaco ha vinto tantissimo, allenatore italiano che ha portato il suo credo in terra tedesca. In questo momento, escludendo la Bundesliga dove ci sono 9 connazionali, è uno dei 3 allenatori tedeschi nei top 5 campionati europei, oltre a lui Flick al Barcellona e il giovane Fabian Hurzeler al Brighton. I friulani sono un popolo di lavoratori al confine del Nord-Est, terra stupenda che si apre al cuore di chi la sa vedere nella sua bellezza fatta di tante sfaccettature, la terra del fare senza parlare, senza mostrare. “Stin cidins”: stiamo in silenzio mentre si fa. È quello in cui crede anche Kosta Runjaic che probabilmente adesso si sente a casa sua, la sua nuova casa. Un giorno, chissà, lo porteranno sulla sommità del Monte Lussari a 2000 metri dove si erge il Santuario omonimo, definito dei tre popoli, poiché è un luogo di pellegrinaggio per le tre popolazioni che abitano i paesi circostanti. Per l’uomo nato in Austria, di nazionalità tedesca e radici profondamente jugoslave, potrebbe essere ideale per guardare lontano.

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