Come gioca davvero il Milan di Fonseca

Premessa: oggi è difficile, se non impossibile, sintetizzare le posizioni assunte in campo dai calciatori di una squadra con un 4-3-3/3-5-2/4-3-1-2/ etc. L’identità di una squadra non si percepisce dal sistema di gioco ma dai principi che la stessa cerca di seguire in campo. Per corroborare questa tesi chiedo aiuto all’allenatore dell’Arsenal, Mikel Arteta. Un anno fa il basco rispose così riguardo al modulo utilizzato: “Penso che discutiamo di formazioni in modo diverso. Contro il Fulham ci sono stati 36 sistemi differenti, contro il Manchester City 43”. Probabilmente il buon Mikel, infastidito dalla domanda, ha un pochino esagerato. Ma il concetto di fondo è chiaro. Oggi, durante le varie fasi della gara, una squadra assume molteplici strutture. Chiusa la premessa, adesso entriamo in campo con Fonseca... Nelle ultime due partite l’avanzamento di Reijnders ha comportato una nuova pressione. 4 giocatori in prima linea per provare a chiudere le linee di passaggio, Fofana e Loftus Cheek alle loro spalle pronti ad accoppiarsi con i centrocampisti. Obiettivo nella gara contro il Liverpool non centrato. Nella prima azione Alexander Arnold non ha pressione, Leao e Reijnders non riescono a chiudere la linea di passaggio, Loftus Cheek è attratto dal movimento ad aprire di Szoboszlai, Gravenberch può ricevere e girarsi. 5 calciatori del Milan superati con un passaggio. Nella seconda imbucata, Van Dijk fa passare il pallone dove non dovrebbe mai passare. Anche qui Reijnders e Morata non sono né aggressivi né bravi nel chiudere l’unica linea di passaggio verticale possibile. Le immagini e i numeri confermano quanto detto da Fonseca dopo la sconfitta contro il Liverpool: "Difensivamente siamo fragili". Il Milan è infatti la formazione in Italia che ha concesso mediamente i tiri più pericolosi, una conclusione subita dai rossoneri ha il 17% di possibilità di trasformarsi in gol. Il 4% in più rispetto all’Atalanta penultima. Lo 0.17xg/tiro è il peggior dato nei Top5 campionati. È evidente che nel derby qualcosa dovrà cambiare. Con il pallone tra i piedi le cose vanno meglio. Nella prima fase d’impostazione viene molto coinvolto Maignan e, a differenza della gestione Pioli, c’è una ricerca più costante del terzo uomo. Il portiere francese diventa il centrale di una difesa a 3 con Tomori e Pavlovic abbastanza larghi ai suoi lati. Fofana e Loftus Cheek molto vicini pronti a fungere da muro per cercare il terzo uomo. Terzini avanzati e aperti, Calabria più alto, Theo più basso in appoggio. In questa azione buona giocata: Pavlovic-Loftus-Theo, pressione superata. Meno fortuna questa seconda azione. Maignan gioca diretto con Loftus Cheek il quale trova libero Tomori, il centrale inglese però sbaglia il controllo e permette a Gakpo di fermare la giocata. Buona idea, buttata via da un errore tecnico. Questo tipo di prima uscita è molto stile De Zerbi. Interessante la fase di sviluppo, l’impostazione con la palla in movimento. L’uomo chiave in questa circostanza diventa Pulisic. L’americano abbandona la fascia per stringere e formare un rombo con gli altri 3 centrocampisti. . Una struttura già vista contro il Venezia... ... e apprezzata dallo stesso Fonseca nel post gara di Champions ai nostri microfoni: "Questa è una struttura in fase 2 che mi piace, abbiamo sempre vicino Reijnder, Loftus e Pulisic. Così abbiamo creato le situazioni più pericolose". Posizioni occupate anche con la palla in movimento gestita da Maignan. Pulisic basso sul centro destra, Fofana e Reijnders in verticale. In questo caso palla forte di Maignan per Reijnders, pressione superata e giocata terminata nell’ultimo terzo di campo avversario. Unico neo di questo spostamento di Pulisic è l’assenza di qualità in ampiezza a destra. Calabria o Emerson, inevitabilmente, non offrono lo stesso estro dell’americano, ma si sa nel calcio la coperta è sempre corta. Ora possiamo riuscire dal campo per rispondere alla domanda iniziale: ma siamo veramente sicuri che il Milan abbia giocato con il 4-2-3-1 in queste ultime giornate…?