Torino, le 5 giornate da sogno di Paolo Vanoli

Il Torino ha l’impronta del suo allenatore. Non può essere quella definitiva perché il cammino è all’inizio, ma i segnali della nuova identità granata sono evidenti. Cinque giornate in cui si sono visti miglioramenti e frenate, a volte nella stessa partita. Fisiologico che sia così, dopo il triennio di Juric con l’esasperazione del concetto dell’”uomo contro uomo” in cui anche gli attaccanti si trovavano a rincorrere i difensori fin dentro la propria area di rigore. Concetti che tornano utili per l’attenzione alla fase difensiva in alcuni momenti della partita, ma che possono diventare un limite – talmente sono stati mandati a memoria – nello sviluppo dell’azione, che Vanoli pretende sempre coraggiosa e a “testa alta”. La prima opzione non deve mai essere il retropassaggio o il tocco orizzontale. Il possesso palla senza avanzare di un metro, come contro il Lecce, è bandito al Filadelfia. La squadra sta cambiando filosofia tattica e atteggiamento. Vanoli ha portato una serie di novità tali che nessuno poteva aspettarsi una partenza così esaltante: “Restiamo umili” è il suo mantra. Lo ripeteva anche ai giocatori negli spogliatoi del Bentegodi. Non gli sono andate giù alcune sbavature che rischiavano di compromettere una partita in pieno controllo con l’uomo in più. Errori di sufficienza che lo fanno infuriare. Sa meglio di ogni altro cosa c’è dietro quegli 11 punti in classifica: giornate di allenamenti, sedute video, spiegazioni e anche insegnamenti. Perché Vanoli accompagna i giocatori sul campo durante la settimana, mostra loro anche la postura che devono avere quando ricevono palla o come devono smarcarsi. Vive la partita con un atteggiamento “contiano”: gioca con la squadra. Studia linee di passaggio e invoca spostamenti. Va su tutte le furie se vede un passaggio orizzontale dove c’è la possibilità di servire l’attaccante. I centrali difensivi di destra e sinistra non devono allargarsi troppo ma muoversi in avanti per portare via l’uomo all’esterno che si trova così nella situazione ideale per ricevere palla. L’idea di Vanoli è quella di un “assalto ragionato”. Nuova mentalità Ci sono alcuni aspetti che segnano questo inizio stagione granata e conferiscono un valore particolare a quanto fatto finora. Il nuovo Torino è partito senza più certezze in difesa dopo la demolizione di uno dei migliori reparti del campionato, che non aveva subito gol in 18 occasioni, il vero punto di forza della squadra: via Buongiorno, Rodriguez e Djidji, infortunato Schuurs. Era molto complicato ripartire inserendo i nuovi, tra cui Coco e Maripan, due che non avevano mai giocato in A. Le difficoltà non sono scomparse, ma Vanoli può essere soddisfatto dell’applicazione e delle prestazioni dei suoi. Al netto degli errori e delle distrazioni, ma qui si inserisce Milinkovic Savic che sta avendo una continuità sconosciuta finora: ha salvato almeno tre risultati ed è senza dubbio uno dei protagonisti dell’avvio sprint. “Dobbiamo puntare all’Europa” ha detto il portiere. Le idee sono chiare, la strada lunga e tortuosa. Dipenderà da una serie di fattori. Intanto, se l’obiettivo sono le coppe, la sensazione è che la rosa sia “corta”: tra infortuni e squalifiche il rischio è che nei momenti decisivi venga a mancare la qualità necessaria. Ma a questo, nel caso, si potrebbe rimediare a gennaio. Decisivo sarà il rendimento sotto porta. I tifosi a Verona si stropicciavano gli occhi: a segno tutte e tre le punte. Zapata e Adams sono a quota due gol, Sanabria si è sbloccato. Il gioco di Vanoli sta mettendo in condizione gli attaccanti di fare male. In questo senso il rientro di Vlasic è un’ulteriore opportunità da sfruttare. Il croato tornerà a disposizione con la Lazio, può fare sia la seconda punta che l’interno. Il passaggio successivo infatti prevede di aumentare la pericolosità dei centrocampisti, un tarlo che tormentava già Juric. Le mezzali devono inserirsi sfruttando il lavoro delle punte. Ilic e Ricci possono diventare determinanti in questo senso con un ulteriore salto di qualità. Ricci sta giocando molto bene, pulito, efficace e sempre a testa alta. La botta al polpaccio presa a Verona non ne condizionerà l’utilizzo con la Lazio. “Avanti, avantiii!” urla Vanoli dalla panchina. Vietato guardarsi alla spalle. Qui al Toro si sta costruendo un futuro diverso. Nessuno può immaginare oggi dove può arrivare questa squadra. L’allenatore a Verona appena finita la partita rimuginava su quello che non aveva funzionato. Era felice, perché davanti alla sua famiglia, a casa sua, in quello che è stato il suo stadio, ha vinto e fatto godere i 1000 tifosi granata al seguito. Ma già pensava su cosa intervenire nell’allenamento al Filadelfia alla ripresa. Perché c’è l’Empoli in Coppa Italia e poi l’accoppiata tremenda Lazio – Inter in campionato. Insomma, testa bassa e lavorare. La deduzione dei pensieri di Vanoli però è che il Torino abbia un potenziale di crescita notevole. Tifosi increduli, sold out contro la Lazio? L’inizio del nuovo corso ha esaltato un ambiente sfibrato da anni di piazzamenti anonimi. Adesso c’è la sfida con l’Empoli in Coppa Italia. Molto delicata per la condizione ottimale dell’avversario e perché un’eliminazione darebbe un brutto colpo all’entusiasmo ritrovato. Con la Lazio in ogni caso si va verso il tutto esaurito. “Paolo alé, Paolo Vanoli” cantavano i granata al Bentegodi. In tribuna non c’era il presidente Cairo, che ha vissuto una doppia serata speciale, visto che era alla festa per i 18 anni del figlio Sebastiano. Il patron è contestato, i dissidi tifo-società la scorsa stagione venivano spesso evocati da Juric nel sottolineare la mancata compattezza di tutte le componenti ambientali. Aspetto che finora non ha influenzato minimamente il cammino del nuovo Torino di Vanoli che è appena nato, ma sta crescendo in fretta: “Restiamo umili”. La strada è lunga, ma tracciata. Dove porterà, oggi, è impossibile dirlo. Intanto, però, la gente del Toro canta e quasi non ci crede.