Milan, Finalmente Fofana. Senza accento sulla "A"

Lo chiama "Foffana", senza accento sulla "A", Paulo Fonseca. Più parla del francese nelle interviste e conferenze di questo periodo, più questo accento spiccatamente portoghese e in pieno stile glamour, diventa virale, quasi da imitazione. Eppure il numero 29 del Milan, all’anagrafe Youssouf Fofana, con l’accento sulla "A", per la prima volta ha fatto capire i motivi che hanno spinto la dirigenza rossonera ad investire 20 milioni di euro + 5 di bonus, dopo una trattativa lunga un’estate intera. Era stato lo stesso Fonseca a togliere ogni dubbio sull’unico vero obiettivo di mercato per rinforzare il centrocampo, cioè lui, Fofana, ancor prima che l’AD Furlani firmasse le carte per completare il trasferimento. Contro l’Inter è stato uno dei segreti del successo, lo ha spiegato anche Fonseca a fine gara, dicendo di aver cambiato gli interpreti ma non lo schieramento, con l’unica variazione di avere abbassato Fofana in fase di costruzione tra i due centrali difensivi del Milan, Gabbia e Tomori. In quella posizione l’ex centrocampista del Monaco ha dato il meglio di sé. Da 'stopper' vecchio stampo, nella distruzione del gioco avversario e nell’avvio di quello rossonero. Chi pensava sarebbe stato travolto o messo in mezzo da Cahlanoglu e Mkhitaryan si è dovuto ricredere dopo i 90 minuti di passione del nazionale francese, in un derby che il Milan ha vinto dopo aver perso gli ultimi sei con Pioli. Bravo Fonseca, che è riuscito quindi a trovare la chiave di volta. Brava la squadra, che è riuscita ad interpretare meravigliosamente le indicazioni dell’allenatore, mettendoci dentro anche anima e cuore, cosa che era totalmente mancata contro il Liverpool. Bravi i nuovi, che forse un po’ in ritardo hanno dato dimostrazione di essersi definitivamente immersi nel mondo Milan, non solo Fofana. Abraham e Morata, la strana coppia, insieme hanno funzionato alla grande. Lo spagnolo, un po’ più arretrato, a legare i reparti e pulire il gioco. L’inglese utile a far salire la squadra e ad aprire i varchi per le frecce esterne, come dimostrato dal gol di Pulisic in avvio e dalle praterie sfruttate da Leao nel secondo tempo. Tammy ed Alvaro non sono finiti nel tabellino dei marcatori ma hanno giocato per la squadra e mancato il gol per poco. L’altro nuovo finalmente convincente è stato Emerson Royal. C’è la macchia del gol del pareggio interista, vero. Il brasiliano stringe per raddoppiare la marcatura su Lautaro ma perde Dimarco alle sue spalle che trafigge Maignan. Nel complesso però stavolta non sfigura. Difensivamente può senz’altro migliorare ma quando spinge è comunque interessante, oltre a dimostrare di avere carattere ed essere un ragazzo positivo all’interno dello spogliatoio. Se dei nuovi acquisti estivi finora aveva convinto solo Pavlovic, contro l’Inter hanno convinto tutti gli altri, con il difensore serbo in panchina. Altra scelta azzeccata da Fonseca, che facendo un azzardo lo ha lasciato fuori per far giocare Gabbia, diventato poi l’eroe della serata con il gol vittoria e scaccia-crisi. Nel derby, per la prima volta dall’inizio della stagione, si è visto finalmente il nuovo Milan. Con quel gioco dominante, soprattutto nel secondo tempo, che l’allenatore portoghese aveva sbandierato dal giorno del suo arrivo e con la valorizzazione degli acquisti arrivati in estate. Prima si era messo in mostra Pavlovic, ora anche Emerson Royal, Abraham, Morata e Fofana , per dimostrare che questo è davvero il Milan di Fonseca.