Ho giocato con Paolo Maldini e commentato Theo Hernandez

Theo Hernandez come Paolo Maldini. Qualche tifoso milanista potrebbe storcere il naso a leggere questa frase ma – in termini di numero di gol fatti con la maglia rossonera – è la realtà. Con la rete messa a segno contro il Lecce il terzino francese ha infatti raggiunto lo storico capitano a quota 29 gol. "Grande Theo. La piccola differenza è che io ci ho messo 25 anni, a te ne sono bastati 5. Sei speciale" ha commentato Paolo, mostrando tutta la sua grandezza. "Vittoria e 29 gol con il Milan: felice di eguagliare il mio idolo!!" aveva precedentemente scritto Theo, dichiarando il suo amore per Maldini, l’uomo che l’ha portato al Milan nonché suo idolo. Oltre al numero di gol, Paolo e Theo sono accomunati anche dalla posizione in campo e… poco altro. Da compagno di squadra e avversario del primo e da commentatore del secondo ho avuto modo di osservare da vicino entrambi. Paolo non ha bisogno di grandi presentazioni, basta una parola per definirlo: campione. Era uno di quei giocatori fuori categoria, forte fisicamente, tecnicamente e con una personalità fuori dal comune. Il suo spessore si avvertiva sempre, tanto da avversario quanto da compagno di squadra. Per me Paolo è sempre stato un modello e ho cercato di ‘rubare’ tante cose da lui. Io sono arrivato in Serie A a 23 anni, lui aveva un anno in meno di me ma era già un veterano. Mi ha sempre affascinato il suo essere leader e il suo essere una colonna di una squadra invincibile. Era un difensore a 360°, nasce terzino ma sapeva fare benissimo anche il centrale, come accaduto al Mondiale del ’94, quando si è spostato al centro per prendere il posto dell’infortunato Baresi. E lo ha fatto con una naturalezza fuori dal comune. Era un destro naturale, ma giocava a sinistra. Non aveva un piede forte perché con entrambi sapeva giocare benissimo. Forse neanche lui sapeva quale fosse il suo piede migliore. Ma oltre al calciatore, voglio sottolineare la grandezza del Paolo Maldini uomo. Semplice, umile, sempre corretto ed educato. Ancora oggi ogni volta che lo chiamo mi risponde con grande generosità e disponibilità. Ha uno spessore umano fuori dal comune e questo è ciò che lo ha sempre contraddistinto. Il suo talento e la sua classe sono sempre andati di pari passo con la sua grandezza d’animo. È un campione in tutto e per tutto e si è visto anche in come ha gestito il suo post carriera. Theo come Paolo è un terzino sinistro, ma interpreta il ruolo in maniera molto diversa. Senza dubbio è un giocatore più moderno, spinge moltissimo e spesso viene a giocare anche dentro al campo. Quando penso a Theo, mi viene in mente la sua grande capacità di corsa palla al piede e la sua velocità. Ha uno strappo devastante per gli avversari ed entusiasmante per chi lo vede giocare. È capace di fare anche 50 metri palla al piede e andare al tiro, qualcosa di unico. Personalmente, è un piacere commentarlo. Rispetto a Paolo, ha forse un mancino più di qualità ma il destro lo usa molto meno. Il suo piede forte però è ‘da trequartista’, non a caso batte anche punizioni, corner e ha segnato tantissimi gol. Sa crossare molto bene, come accaduto contro il Lecce in occasione del gol di Morata. Di Theo mi ha sempre impressionato la sua capacità di giocare anche in mezzo al campo. Con Pioli spesso si accentrava e agiva come mezzala, ma mi è capitato di vederlo anche sulla linea di Leao. Ricordo che nella passata stagione, a dicembre, l’ho commentato contro Monza e Sassuolo e ha fatto due grandissime partite. Era ovunque. Centrale di difesa, terzino, centrocampista, trequartista. Questo è senza dubbio un suo grande punto di forza e una caratteristica che lo rende un giocatore moderno, uno di quelli che tutti gli allenatori vorrebbero in squadra. Dal punto di vista tecnico e tattico sono quindi molto diversi, ma è giusto e bello così. Paolo era Paolo, Theo è Theo. Credo però ci sia un aspetto in cui Theo possa prendere Paolo come modello. Più che raggiungerlo in numero di gol e superarlo , credo che Theo debba ambire a diventare un riferimento per la sua squadra come lo era Paolo per il suo Milan. A livello tecnico Theo ha tutto per essere un leader e infatti lo è. Quando gioca bene fa la differenza, mentre quando gioca male tutto il Milan ne risente, come accaduto nelle prime giornate di campionato. E proprio in questo il francese deve migliorare. Ha dei picchi di qualità altissimi, ma anche dei momenti di grande difficoltà. Paolo era costantemente a un livello altissimo, mentre Theo ogni tanto si prende delle pause. A livello di personalità deve quindi ancora compiere dei passi per diventare un leader a 360°. Se dovessi dare un consiglio a Theo, gli direi di appendersi una foto di Paolo nell’armadietto per ricordarsi di ‘rubargli’ la mentalità. Come ha detto lui stesso, Paolo è il suo idolo, deve quindi ambire a diventare un leader come lui. È il vice capitano del Milan o meglio “uno dei cinque capitani”, come ha detto Fonseca. Per ricoprire al meglio questo ruolo non c’è miglior esempio di Paolo. Per spiegare meglio cosa intendo, mi piace ricordare un momento che mi lega a Paolo. Nei Mondiali del ’94 negli Stati Uniti noi iniziamo con grande fatica. Perdiamo la prima partita, nella seconda si fa male capitan Baresi e restiamo in 10 per un’espulsione di Pagliuca. La situazione si mette subito in salita. Ricordo che abbiamo vissuto dei momenti di grande tensione e pressione e Paolo in quei giorni dimostrò di essere un leader morale. Era uno di quelli che diceva la sua nei momenti di confronto nello spogliatoio. Usava poche parole ma chiare e incisive. Dopo cena c’erano dei momenti di confronto e lui trovava sempre le cose giuste da dire. In quelle settimane ha sostituito Baresi, che era il nostro capitano, in tutto e per tutto. La grandezza di Paolo era questa. Era ‘semplicemente’ un leader. Semplicemente non nel senso che sia una cosa facile da fare, ma lui lo faceva con semplicità. Senza strafare, senza sbraitare. Theo ha raggiunto il suo idolo nel numero dei gol ed è un ottimo risultato ma se vuole diventare un campione deve ambire a quello status di leader che ha sempre contraddistinto Paolo Maldini.