Il breviario di lunedì 30 settembre: i miei appunti sul weekend sportivo

Maxi bon Finalmente una buona notizia. Maxi retata nella notte, azzerate le curve di Milan e Inter, con accuse di vario genere, tra cui quella di infiltrazioni mafiose. Sono anni che se ne parla, senza che nessuno muova concretamente un dito. Adesso è successo, bon. Le società sono le vittime principali delle organizzazioni criminali curvaiole, visto che non hanno nessun potere per contrastare il fenomeno. Insieme a loro, i tifosi cosiddetti normali, quelli che vanno allo stadio per divertirsi, magari con le famiglie. La maxi retata è giunta qualche ora dopo i fatti di Genova, dove si è stati costretti a chiudere uno stadio contro la Juventus, penalizzando ingiustamente il Genoa. Da oggi probabilmente cambia tutto. Bon Wada pure Batti lei Filini! Sembra la scena comica tra Fantozzi e il ragioniere la partita tra Wada e Sinner, solo che non fa ridere nessuno. Inutile ricordare i fatti perché li conoscono tutti, ma resta questo tempo sospeso nel quale il nostro tennista dovrà giocare con la ghigliottina pendente sul collo. Si parla di sei mesi, dentro i quali Sinner dovrà scendere in campo con il magone nello stomaco, un cicatrizzante all’incontrario , che rischia di compromettere molti risultati. Al termine di questi mesi la sentenza, il cui esito non restituirà a Sinner ciò che nel frattempo gli è stato tolto. Wada pure Jannik. Mani mani Vlahovic doppietta, con prestazione super. Finalmente la Juventus ha ritrovato Dusan, finito in mezzo alle disavventure di qualche controllo sbagliato di troppo. Il pallone come una saponetta tra i piedi, spesso sguisciante, ingrato, nei suoi confronti. Vlahovic come il neo della Juventus, così brava in difesa e difettosa in attacco anche per colpa sua . Chi è Vlahovic, si domandano gli esperti, confusi da prestazioni incerte ed altre mega come quella contro il Genoa. Il serbo nel frattempo prende appunti e segna sul taccuino della memoria i nomi dei nemici, quelli che parlano male di lui. A loro ha riservato un gesto con le mani, nella certezza di aver trovato in via definitiva il feeling con i piedi. W il Che C’è un attaccante che in pochi conoscevano, si chiama Adams e gioca nel Torino. Non è un bambino, ha già 28 anni, eppure è forte come se fosse un giovane fenomeno. Chi l’ha scovato ha fatto un grande affare, perché il Che controlla palla da maestro, si gira e tira, come facevano i centravanti marchio anni 70. Se vai a vedere il suo passato, trovi squadre di media fascia e un curriculum dove spicca soprattutto la storia della sua famiglia: nato in Inghilterra da madre scozzese e padre di Antigua. È stato indicativo vederlo segnare anche in una partita storta come quella perduta dal Torino con la Lazio. Se Adams gli dai un dito, ti prende un braccio, perché ha parecchia fame, questo ragazzo spuntato dal nulla all’improvviso. Come faceva il Che nella battaglia.