Napoli, come attacca Conte: Lukaku al centro e un nuovo Kvara

Per iniziare questa analisi e per capire cosa è realmente cambiato nel Napoli, serve fare un piccolo passo indietro. Vi ricordate la scorsa stagione del Napoli? Tutte le difficoltà, i cambi di allenatore, i giocatori che sembravano lontani parenti di quelli ammirati con Spalletti. Ecco, torniamo lì e pensiamo un attimo a Kvaratskhelia. Quante volte avete sentito una frase del tipo: “Eh, non dribbla più come l’anno scorso…”. Tenetela bene a mente, e ora guardate questa grafica. E dopo sì, parliamo di Conte e di Lukaku. Questi dati risalgono a poco dopo l’arrivo di Calzona: più precisamente siamo alla vigilia della partita di ritorno di Champions League con il Barcellona. È un confronto abbastanza strano e anche per certi versi controintuitivo: da una parte c’è lo sfavillante Kvara di Spalletti, dall’altra quello della scorsa stagione. Per tanti , tutto un altro giocatore. I dati però ci raccontano qualcosa di molto curioso, soprattutto quelli delle ultime due righe, relativi ai dribbling. L’anno scorso – infatti – Kvara tentava lo stesso numero di dribbling e addirittura gliene riuscivano di più. Ma come è possibile? Vero, sembra assurdo. E probabilmente lo rimarrebbe, senza un po’ di contesto. E allora, serve un’altra grafica, con la collaborazione di un professionista come Matteo Pilotto di CalcioDatato. L’anno scorso, Kvara i dribbling li ha fatti, ma in che zona di campo? Passo indietro all’anno dello Scudetto: il georgiano dribblava praticamente sul lato corto dell’area di rigore, nella zona dove lui può e sa essere sempre più decisivo. Nella stagione passata, lo scenario è drasticamente cambiato: con Garcia la zona è rimasta più o meno la stessa , ma con Mazzarri parliamo di tutta un’altra versione di Kvaratskhelia, che saltava l’uomo vicino alla zona della linea di metà campo. Tendenza continuata con l’arrivo di Francesco Calzona. Quindi è vero: i dribbling numericamente sono rimasti identici, semplicemente – o forse no? – sono cambiati dal punto di vista qualitativo. Rimaniamo sempre alla scorsa stagione e al paragone con quella dello Scudetto: nella grafica di CalcioDatato sui passaggi ricevuti nella metà campo difensiva da Kvara vediamo una linea che progressivamente è salita nel corso dei mesi. Con Spalletti la media era di circa 6 tocchi a partita, poi sono iniziati i problemi, se così li vogliamo chiamare. Infatti, l’esterno del Napoli l’anno scorso si è assunto sempre più responsabilità in zone del campo lontane da quelle dove lui può incidere per davvero sulla partita. Il picco è stato raggiunto con Mazzarri, dove riceveva circa 10 passaggi di media nella sua metà campo. In poche parole, era l’uomo designato dal Napoli per 'risalire il campo', la certezza su cui appoggiarsi fin dall’inizio dell’azione. Scenario totalmente diverso da quello dello Scudetto. Fast-forward di circa 6 mesi. Siamo al Napoli di Conte. Sicuramente qualcosa è cambiato, ma cosa? Lo abbiamo già spoilerato all’inizio, la risposta è troppo facile: è arrivato 'Big Rom'. Sì, è vero, forse è al 50% , deve ancora entrare per bene in forma, ma dopo 4 partite da titolare il suo impatto si può già misurare. Ad esempio, prendendo in considerazione i passaggi progressivi ricevuti per partita dai giocatori di Serie A. Cosa sono? Sono quei passaggi che riducono la distanza dalla porta del 25% minimo. In parole povere, sono una misura di chi aiuta maggiormente la propria squadra a risalire il campo. Dietro all’inarrivabile Retegui, c’è proprio Lukaku. D’altronde lo conosciamo, questo è uno dei punti di forza maggiori del centravanti belga, uno dei migliori al mondo quando si tratta di fare il pivot, per poi smistare. È appena iniziata la prima partita da titolare al Napoli di Lukaku. La squadra di Conte ha appena recuperato palla, e Lobotka si guarda avanti. L’anno scorso l’unica soluzione sarebbe stata quella di andare proprio da Kvara: di schiena, un paio di spallate, un dribbling tentato e via. Ma ora è tutto diverso, perché il georgiano non è più la soluzione a questo problema. O meglio, non l’unica. Perché ora c’è Lukaku. Piedi piantati, spalle alla porta e soprattutto – lo vedremo ancora meglio tra poco – più di una soluzione di passaggio. Conte sta stringendo spessissimo i suoi esterni anche per dare più possibilità a Lukaku. Qui sono vicinissimi tra di loro, pronti a fare ripartire l’azione. Stessa partita, una decina di minuti dopo. Lobotka ha appena fatto partire un passaggio di prima in verticale. Il destinatario – fuori dall’inquadratura – è chiaramente Lukaku. La 'connection' tra i due è un fattore di grandissima importanza: in quella partita sono stati ben 11 i passaggi dello slovacco per il belga, il destinatario preferito del 'cervello' del centrocampo del Napoli. La situazione che si configura in rapida successione è simile a quella che abbiamo già visto. 'Big Rom' riceve e vicinissimo a lui ha due esterni molto stretti, oltre a Lobotka che in questo caso si butta dentro a ricevere un possibile passaggio. E se già alla prima partita da titolare di Lukaku c’erano elementi che potevano farci accendere la lampadina sull’utilizzo che Conte avrebbe fatto del suo centravanti – e di conseguenza anche di Kvara e degli esterni in generale -, questo stile ha continuato ad evolversi anche con il cambio di sistema di gioco del Napoli, avvenuto nella partita contro la Juve. Anche perché – oltre a Lukaku – qui vediamo un nuovo protagonista delle idee di Conte, cioè Scott McTominay. Giocatore unico come caratteristiche e applicazione, quando il Napoli ha la palla va quasi a occupare lo slot di centravanti aggiunto di fianco a Lukaku, con Politano e Kvara che formano una sorta di quadrilatero con gli altri due. Tutti e 4 stretti e vicini. Classica giocata lunga per Lukaku sulla destra e qui il Napoli ha addirittura un uomo in più in area di rigore: oltre ai due falsi esterni a rimorchio, c’è anche lo scozzese che tiene impegnati due difensori della Juventus. Conte può iniziare – ufficialmente da questa partita – a lavorare sulla suddivisione dello spazio quando la sua squadra attacca: gli uomini chiave sono questi 4. E così arriviamo alla partita di venerdì sera contro il Como, forse quella in cui si è visto meglio il sistema su cui sta lavorando Conte e ciò che chiede ai suoi interpreti. Questa è la fotografia. Esterni larghi a fissare l’ampiezza e una sorta di 4-2-2-2 in fase di possesso. Lobotka di fianco ad Anguissa, e poi il quadrilatero d’attacco composto da Kvara e Politano con Lukaku e McTominay, spesso l’uomo più avanzato del Napoli. Tanta densità – ma anche qualità – in mezzo. La ricezione di Lukaku è quella di sempre: nel mezzo spazio di destra per facilitare il rientro sul piede forte, e soprattutto con le solite opzioni a disposizione. Anche se, rispetto alla partita col Cagliari che abbiamo visto all’inizio, di opzione ce n’è una in più. Cioè McTominay, andato come al solito a riempire l’area di rigore. Conte ha passato parte dell’estate a inseguire un profilo del genere , cioè uno che di mestiere non facesse l’attaccante ma che sapesse buttarsi dentro con i tempi giusti, spesso dopo il lavoro di Lukaku. La sensazione è che vedremo questo tipo di azione veramente spesso. From Lukaku to McTominay. Per vedere qualcosa di simile – in realtà – basta aspettare il secondo tempo. Lukaku di nuovo spalle alla porta, di nuovo nel mezzo spazio di destra, di nuovo con svariate possibilità di passaggio. McTominay prende il posto di Politano/Kvara, e David Neres quando parte è imprendibile. Il risultato lo conoscete. È ovviamente ancora presto per fare previsioni, o considerazioni più approfondite. Ma il Napoli, partita dopo partita, sta trovando qualcosa di sempre più simile a un’identità. Quella che vuole Conte. E tanto, tantissimo, passa dalle ricezioni di Lukaku e dalla posizione di Kvara.

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