Critiche, soggettività e l'equivoco dello 'step on foot': il meglio di Rocchi al Club

Potremmo riassumerlo come il passaggio, o il confronto, tra #famocomecepare e #proviamoaspiegare. L'ora filata di Gianluca Rocchi a Sky Calcio Club è stata un concentrato di regolamento, tecnica arbitrale, spirito del calcio e anche spirito e basta: quello che permette tra appassionati di calcio e - se non di cultura - di didattica, di confrontarsi con la leggerezza di chi sta allo scherzo e alla critica anche urticante ma anche con la profondità di chi è ossessionato dall'idea di fare e comunicare correttamente, da qualunque fronte si parta e si parli. Si è discusso - anche non trovandosi d'accordo, ma cercando costantemente un terreno regolamentare comune e chiaro - di tante fattispecie durante la puntata speciale che ha visto dialogare Fabio Caressa, appunto Gianluca Rocchi e con loro Riccardo Montolivo e Stefano De Grandis. Di fattispecie e di principi, di linee di intervento e di aggiustamenti che nascono spesso proprio dalla critica ma che possono applicarsi solo al termine di una stagione, per ovvie ragioni di coerenza ed equità. Per esempio, sul famigerato "step on foot" , forse il vero cuore del confronto, Rocchi ha spiegato l'origine della definizione e quella dell'equivoco che l'ha accompagnata. La prima fu opera dell'Uefa, quando Rocchi ancora arbitrava, e nacque dall'esigenza - assolutamente primaria nell'arbitraggio moderno - di proteggere l'incolumità dei calciatori. "Tant'è - spiega il designatore - che lo step on foot 'originale' è quello con cui imprudentemente si rischia di far male all'avversario e deve essere sempre accompagnato dal cartellino giallo". La seconda è quella che sembra aver portato a considerare punibili tutti i piedi che planano su quello di un avversario. "Tutto parte dal gol annullato a Piccoli col Var in Lecce-Milan e dalle fortissimi polemiche che provocò" - ha ricordato Rocchi - e che "se l'arbitro avesse annullato subito non ci sarebbero state, o comunque non in tale misura". Annullarlo invece attraverso l'intervento del Var parve a molti una punizione esagerata per un gesto tutto sommato accidentale, incolpevole . Una vera e propria moviola, un'indagine a caccia di un indizio di colpevolezza piuttosto che un check, un controllo di sicurezza contro errori "chiari ed evidenti", come recita il protocollo Var. "Anche attraverso le critiche abbiamo capito che l'asticella del Var su quel tipo di interventi si era abbassata troppo, quindi a fine stagione abbiamo deciso di alzarla e lo abbiamo comunicato, ma evidentemente non siamo stati abbastanza chiari ed efficaci", ha ammesso Rocchi. Dunque gli episodi della scorsa giornata non vanno tecnicamente catalogati nello "step on foot", al di là della valutazione soggettiva che si può fare sull'opportunità di concedere o meno un rigore. E in effetti soggettività è il termine che è più risuonato durante la puntata: si possono mettere "paletti" e catalogare gli episodi ma qualche difformità nelle decisioni, in campo e al monitor, ci sarà sempre, soprattutto considerando l'entità del gruppo a disposizione della Can . "Un errore da correggere al Var è un errore sul quale noi 4 che siamo al tavolo siamo immediatamente d'accordo, ma nella sala Var sono soltanto in due, chiusi e con tutta la pressione della partita addosso. Decidono per il meglio, poi escono fuori e scoprono che c'è un mondo che gli chiede 'ma che avete combinato?', vi assicuro che non è facile", ha sospirato Rocchi. A proposito di Var, ma anche di altri parametri come i rigori, i falli e i provvedimenti disciplinari, Rocchi ha spiegato come i numeri mostrino che la Serie A è in linea con gli altri campionati e anche col torneo storicamente di riferimento, la Champions. In studio abbiamo proiettato istogrammi che possono sorprendere chi è abituato a pensare che la media dei rigori e degli interventi Var in Italia sia molto più alta che nel resto d'Europa. Non sono mancati gli approfondimenti sul fallo di mano e sul concetto di movimento/posizione "innaturale" delle braccia e sui gravi falli di gioco né le analisi sugli episodi da rivedere "con" la moviola ma non "alla" moviola: senza cioè la necessità di arrivare a una conclusione certa spaccando il fotogramma in 4, ma sempre come esempi per comprendere regole, principi e direttive. Con l'ossessione leggera di comunicare nel modo più giusto ed efficace possibile.