La storia di Jeff Ekhator, ennesimo talento 'km 0' firmato Genoa

Una storia lunga quella che racconta dei piccoli grifoni cresciuti al Signorini e poi volati in giro per il mondo: da Perin a El Shaarawy, passando per Criscito, Sturaro e Mandragora. Tra gli altri anche Cofie, Salcedo, Pellegri e Cambiaso. Ultimi in ordine di tempo a esordire tra i grandi Fini, Accornero e il giovanissimo Ahanor. Sono tantissimi i ragazzi ‘a km zero’ lanciati in quasi vent’anni di attività dal Settore giovanile rossoblù, guidato a lungo dall’ex responsabile Michele Sbravati e dallo scorso luglio affidato ad Enrico Ascheri. Una vera e propria struttura sforna talenti di casa Genoa, che in queste settimane sta raccogliendo i frutti dell’importante lavoro fatto con l’attaccante classe 2006 Jeff Ekhator. Da promessa a realtà nel giro di poche settimane, tante ne sono passate dalla chiamata di Gilardino per la pre season 2024 al primo gol in Serie A, realizzato nell’ultima gara in casa dell’Atalanta. Dal Don Bosco al Signorini: gli inizi di Jeff Nato a Genova da genitori nigeriani e cresciuto nel quartiere di Sampierdarena, Jeff ha iniziato a correre dietro a un pallone con maglia del Don Bosco sulle spalle. Ed è proprio osservandolo al Don Bosco che il Genoa, come fatto qualche anno prima con Andrea Cambiaso , decide di tesserare Ekhator all’età di otto anni. Sul giovane giocatore erano finite le attenzioni anche delle vicine Entella e Sampdoria, ma per Jeff - tifoso rossoblù da sempre - la scelta è stata semplice. A spingere invece il club di Villa Rostan a puntare su Ekhator sono le sue importanti doti atletiche e il talento, che già si intravedeva nonostante la giovane età. Un talento e una prestanza fisica da abbinare a una tecnica da migliorare e sulla quale lavorare. Tanto, senza l’etichetta del classico spacca partite attaccata addosso. E sono stati proprio il lavoro, la determinazione e la giusta mentalità a dare ancora più merito al percorso di crescita fatto in questi otto anni di Genoa dal ragazzo: fattori che gli hanno permesso, a diciassette anni ancora da compiere , di arrivare all’esordio in Serie A, emozione subito superata da quella del primo gol nella massima serie. Caratteristiche e ruolo: Jeff in campo Professione attaccante, da sempre al centro dell’attacco con l’allargarsi del campo da gioco a 13 anni Jeff è stato provato anche sull’esterno, per poi tornare a fare la punta nelle squadre nazionali. Con un fisico spesso superiore alla media da gestire, il classe 2006 ha dovuto lavorare per imparare a conoscerlo e sfruttarlo al meglio, per perfezionare l’aspetto tecnico coordinativo e allo stesso tempo le sue abilità tecniche. Da un sinistro da migliorare a un colpo di testa con incredibili margini di miglioramento, gesto tecnico sul quale hanno lavorato i tecnici dell'attività di base coordinati da Andrea Bianchi. L’ex rossoblù Kouamé, come raccontato da un giovane Ekhator al canale ufficiale del club, l’esempio in rossoblù da seguire. Corsa, generosità e capacità di apprendimento invece gli aspetti fondamentali e decisivi per la sua crescita, uniti ad una grande capacità di riconoscere i propri difetti per poi lavorarci. Talvolta risultando fin troppo critico con sé stesso. La famiglia dietro alla crescita Chi invece ha sempre creduto in lui senza avere dubbi è la sua famiglia, che lo ha sostenuto costantemente in questa sua lunga avventura. Unico maschio in una famiglia di cinque figli, Jeff ha trovato nel padre e nella madre i suoi più grandi tifosi. Entrambi operai, papà lo segue da sempre su tutti i campi da calcio, mamma invece ne segue i passi lontano dai campi da gioco, con particolare attenzione a quelli mossi tra i banchi dell’istituto Gastaldi Abba di Genova, istituto superiore dove Jeff sta studiando da geometra. Una vita oltre al pallone, percorso non meno importante di quello legato al calcio per la mamma di Jeff, che dopo l’inserimento in pianta stabile del figlio in prima squadra ha chiamato spesso in sede per informarsi sul numero di allenamenti settimanali pomeridiani e mattutini, preoccupata dalle lezioni che il figlio avrebbe potuto perdere per allenarsi. Pericolo scongiurato grazie alla maturità di Ekhator, capace di mettere la stessa dedizione e responsabilità anche nel percorso scolastico. Senza mai abbandonare però quella spensieratezza che lo ha caratterizzato fin da bambino, che unita al lavoro e all’esigenza verso sé stesso gli hanno permesso negli ultimi anni di fare la differenza e bruciare le tappe. Dall’arrivo sotto età in Primavera, conquistando anche lo scudetto con l’U18, alla chiamata di Gilardino per il ritiro di Moena, dove Jeff si è subito messo in mostra segnando il gol del 3-1 nell’amichevole vinta col Venezia. Il resto è storia recente: ad agosto l’esordio tra i grandi contro la Reggiana in Coppa Italia, una settimana più tardi quello in Serie A al Ferraris nel pareggio con l’Inter. Qualche minuto in più con Verona, Roma e Venezia, fino ad arrivare all’ultima giornata di campionato in casa dell’Atalanta. Sconfitta pesante nei numeri per il Genoa, capace però di regalarsi un sorriso nella giornata buia del Gewiss Stadium: quello di Jeff Ekhator, talentino fatto in casa al primo gol tra i professionisti. Un destro a incrociare su assist di Melegoni sul quale Carnesecchi non riesce ad arrivare. Ennesima tappa di un viaggio ancora lunghissimo e tutto da scrivere, prossima fermata il rinnovo di contratto al quale il Genoa sta già lavorando. Per tenersi stretto la sua nuova piccola stella.

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