Fiorentina, come Palladino ha cambiato (e fatto svoltare) la squadra

La Fiorentina balbettante di inizio stagione non c’è più, oggi è solo un lontano ricordo. E le nubi minacciose che si stavano addensando sul futuro di Palladino improvvisamente si sono dissolte, svanite sotto l’effetto rigenerante di una nuova tendenza. Il toto allenatore è uscito di scena, ora la posizione dell’ex Monza è solidissima. Una posizione rafforzata attraverso idee e scelte, sempre più giovani e italiane, che in poche partite sono riuscite a far cambiare il vento freddo che soffiava sul Franchi. La data simbolo del nuovo rinascimento viola è quella del 22 settembre, giorno della sfida contro la Lazio. Primo tempo brutto e sottotono, biancocelesti subito avanti di un gol, i fischi dello stadio al termine dei primi 45 minuti. Nell’intervallo la svolta, tramite l’intuizione di Palladino che, per ora, ha cambiato, o forse proprio dato il via, alla stagione: rinnegata la difesa a tre, si passa a una linea a 4 puntando ancora di più sulla qualità dei singoli. La Fiorentina, grazie anche ai primi minuti di Gudmundsson in campo, ribalta il risultato con due rigori e vince la sua prima partita. È l’inizio di qualcosa, nell’aria si percepisce. A Empoli arriva un pari, il gioco ancora non convince, ma i segnali di crescita si vedono. E li vedono soprattutto Milan e Lecce, per altre due vittorie che arrivano questa volta attraverso la forza del gioco. Un 4-2-3-1 camaleontico, dove gli esterni offensivi proprio esterni non sono, ma funzionano. Entrano dentro al campo, e Colpani va al tiro come ai bei tempi di Monza. Palladino lo aveva voluto fortemente, difendendolo dalle critiche, anche dure, che rischiavano di travolgere il talentuoso fantasista: “Stravedo per lui”, ci aveva detto appena qualche giorno prima della meravigliosa doppietta in terra salentina. Il coraggio, elemento chiave. Di rinnegare le proprie idee, di cambiare l’assetto; ma anche quello di schierare, in una difesa a 4, due terzini come Dodô e Gosens, che più che difensori sono esterni di centrocampo. A proposito, il centrocampo: bistrattato a inizio stagione per degli acquisti che non infiammavano la piazza come quelli di Cataldi e Adli, giocatori reduci da stagioni anonime, oggi è l’anima della squadra. Cataldi è tornato quello della Lazio di Pioli, quello che bussava alle porte della Nazionale. Adli ci sta mettendo qualità e ora deve solo trovare più continuità. In attesa che gli infortuni risparmino Gudmundsson, la più bella realtà della Fiorentina è però senza dubbio Moise Kean. In estate non lo voleva nessuno, la Fiorentina è andata senza esitazioni sul giocatore e ora la viola ha un centravanti che fa reparto da solo, vede la porta e gioca anche per i compagni. Dopo i tre anni complicati alla Juventus l'attaccante italiano ha ritrovato smalto e motiviazioni, tornando a essere un fattore nella nostra Serie A. Anche le statistiche raccolte dai nostri amici di Soccerment, inquadrano un giocatore che potrebbe forse finalizzare meglio ma che è propositivo e contribuisce attivamente alla produzione offensiva della squadra di Palladino. Kean si distingue per un alto numero di dribbling e dribbling nel terzo laterale offensivo , indicando una forte propensione a sfidare gli avversari in situazioni di uno contro uno. Il suo numero di tiri in area di rigore e fuori area sottolinea la sua tendenza a cercare la porta da diverse posizioni. Il suo coinvolgimento nei passaggi progressivi nell'ultimo terzo di campo e negli ingressi in area di rigore è meno frequente, suggerendo un ruolo più focalizzato sulla finalizzazione piuttosto che sulla costruzione del gioco. Kean ha una media di 0,27 gol per 90 minuti e 4,34 tiri ogni 90 minuti , suggerendo un'elevata frequenza di tentativi ma una conversione relativamente bassa. La probabilità media di segnare per ogni singolo tiro è di 0,13 , indicando che conclude in buone situazioni. Il suo contributo offensivo è positivo, ma il suo coinvolgimento nella creazione di assist per i compagni in situazioni di open-play è limitato. Insomma, tante cose nuove e diverse. È passato solo un mese, eppure tanto poco è bastato per trasformare la Viola. Che riprende a respirare aria pulita dopo un avvio pessimo che sembrava il preludio a una stagione di sofferenza. E invece ora Firenze può tornare a sognare.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Fiorentina, come Palladino ha cambiato (e fatto svoltare) la squadra