Corsa e dominio: è un'altra Inter rispetto all'anno scorso

Parliamoci chiaro: state avendo anche voi la sensazione di un’Inter meno dominante rispetto a quella dell’anno scorso? Perché se è così, siete in buona compagnia. Nell’ultima puntata di Sky Calcio Club, infatti, Beppe Bergomi si è espresso in questo modo sul momento dell’Inter: “Vedo una squadra diversa dall’anno scorso: mentalmente e fisicamente non è ancora a posto. Ci sono tanti nazionali, poco riposo, qualche infortunio, una mezza corsa in meno. Se il paragone è l’anno scorso, è un’altra squadra”. Ecco, un’altra squadra. Ma in che senso? Prima di iniziare, intendiamoci: parliamo pur sempre di un gruppo che è alla 5^ vittoria di fila, ha perso una sola partita e che è a -2 dalla testa della classifica in A, quindi stiamo analizzando l’eccellenza. Però, visto che qualcosina – anzi, di più - di diverso dall’anno scorso c’è, vale la pena andarci a fondo. Partendo da una certezza: l’impressione di “non essere a posto” - per rubare le parole dello Zio - sicuramente non c’entra più di tanto con il dominio del campo in senso stretto e del possesso palla. In quello, come vediamo, l’Inter fa addirittura meglio dell’anno scorso. Il field tilt – cioè il possesso palla nell’ultimo terzo di campo, dove conta – è aumentato , a simboleggiare una maggiore occupazione degli spazi offensivi. È diminuita la percentuale delle palle giocate lunghe sul totale e logicamente sono aumentati i tocchi nel terzo offensivo per partita. Quindi: più controllo. La scorsa stagione era già una delle migliori in Serie A per questi parametri, ora sta facendo addirittura meglio quando ha il pallone tra i piedi. È aumentata anche l’aggressività senza palla: l’anno scorso l’Inter non era una squadra che si distingueva particolarmente per pressione. Anzi, aveva un valore addirittura negativo, ed erano ben 13 le squadre della Serie A che pressavano in maniera più efficace. Nella stagione 2024/25 i valori sono cambiati, e ora l’Inter è 5^ come BDP . E inoltre, ha migliorato anche i dati relativi alla riaggressione una volta persa palla, che già erano ottimi. Alzando anche di qualche metro la linea degli eventi difensivi. Aspetto che – tra l’altro – può essere di grande importanza nella sfida contro la Juventus, che ha dimostrato di riuscire a fare le cose migliori contro le squadre che portano una pressione piuttosto decisa. E allora, da dove arriva quella sensazione che abbiamo un po’ tutti e che Beppe ha tematizzato con le parole che abbiamo riportato all’inizio? Davvero l’Inter non è fisicamente “a posto” e fa delle “mezze corse in meno”? Se ci fermassimo ai macro-dati relativi alla corsa, la risposta sarebbe negativa, visto che - come quantità - l’Inter è sul pezzo e ha buoni dati. Percorre infatti più di 109 km a partita, che valgono un sesto posto ma – come vediamo – sono piuttosto vicini al terzo posto del Napoli, distante circa 1 solo km. E anche il paragone con l’anno scorso è benevolo: ogni giocatore dell’Inter percorre in media 9.326 km, solo il 4% in meno rispetto alla stagione 23/24. Tutto a posto allora? In realtà no, perché i dati quantitativi sulla corsa sono un po’ da prendere con le pinze, visto che dipendono da una miriade di aspetti. Spesso infatti chi ha un possesso palla più basso corre più di chi controlla il gioco: l’Empoli è ultimo in una classifica e primo nell’altra. Serve allora un cambio di approccio sui dati fisici, passando quindi a un’analisi qualitativa della corsa, cioè scomponendola in vari aspetti e – soprattutto - in varie intensità. E infatti, qui lo scenario cambia completamente. In tutto ciò che riguarda i dati ad alta intensità , il ‘giocatore medio’ dell’Inter fa peggio rispetto alla scorsa stagione. I primi due dati riguardano una distanza percorsa: quella HSR è relativa ai metri corsi tra i 20 e i 25 km/h, invece la Sprinting Distance riguarda le corse sopra i 25 km/h. Se le sommiamo, otteniamo i metri totali percorsi ad alta intensità: rispetto all’anno scorso, un giocatore dell’Inter in media si ‘perde’ circa 112 metri. Che sembrano pochi, ma assumono un valore più tangibile se li moltiplichiamo – per esempio - per i 10 titolari . In una singola partita, i titolari dell’Inter di quest’anno percorrono più di un chilometro ad alta intensità in meno rispetto a quelli dell’anno scorso. Gli altri due dati sono strettamente legati: le High Accelerations sono quelle che hanno un picco superiore a 3 m/s, mentre le High Intensity Activities misurano il numero totale di sprint fatti ad alta intensità, quindi sopra i 20 km/h. Sono tutti aspetti che nel calcio di oggi fanno la differenza, e in cui l’Inter – almeno per ora – sta avendo un brusco calo rispetto alla stagione dello Scudetto. Prendiamo ad esempio uno dei totem dell’Inter: Barella. Il numero 23 è stato fondamentale nello scorso anno, con e senza palla, ed è un po’ il simbolo della quantità e qualità nerazzurra. In particolare, il suo contributo è stato importantissimo per accorciare le distanze con Mkhitaryan e Calha, con corse e allunghi. Vuoi per l’Europeo, per il poco riposo, o perché siamo solo all’inizio, lui è uno dei giocatori dell’Inter che – relativamente a questo aspetto – è calato maggiormente: 329 metri in meno percorsi ad alta intensità per partita sono veramente tanti. Così come sono molte quasi 20 attività ad alta intensità in meno. E come si vede nel conto delle accelerazioni , possiamo dedurre che Barella sta facendo fatica a cambiare passo e mettere marce più alte, cosa che è sempre stata una delle sue qualità migliori. E infatti, sempre durante il Club, Paolo Di Canio ha preso in esame un’azione di Barella contro la Roma che esemplifica bene questo concetto: dal punto di vista fisico abbiamo visto versioni migliori di questo Nicolò. Siamo al 58’, e Barella cerca un cross – molto difficile – di esterno collo… Il cross viene ribattuto, ma Barella ha un’altra chance: ha infatti la possibilità di stopparla dopo la respinta della Roma, ma la palla gli passa praticamente tra le gambe. Fin qui tutto normale, ma guardate il cronometro… …perché due secondi dopo, la Roma è ripartita e Barella non sta rientrando con la solita intensità. È difficile far passare bene il messaggio con degli screen, ma in questa azione il numero 23 dell’Inter non sta correndo per niente forte all’indietro dopo la palla persa, anzi. E infatti, quando il contropiede della Roma va avanti, Barella sparisce totalmente dall’inquadratura. Pavard – che era a un paio di metri – c’è, così come è presente Dimarco, che nell’immagine precedente era addirittura più alto di Barella. Tra l’altro, poi Zalewski in questa azione guadagnerà l’angolo che ‘porterà’ alla rete di Lautaro. Chiaramente non è Barella il problema – l’esempio si sarebbe potuto fare con tanti altri giocatori – ma sono tutte situazioni che l’anno scorso vedevamo con minore frequenza. E i motivi? Possono essere tanti, alcuni li abbiamo già accennati sopra. Sicuramente, non aiuta un altro aspetto che sottolinea spesso proprio Beppe Bergomi e che Inzaghi nella sua gestione ha sicuramente presente: l’Inter non ha una squadra giovane, e quest’estate non l’ha certo ringiovanita. L’anno scorso era già la squadra più anziana del campionato, quest’anno – oltre che fisiologicamente – il dato è anche aumentato dopo il calciomercato. E adesso? Inzaghi in questi anni ci ha stupito e sorpreso spessissimo, ma scommettiamo che su questo sarà d’accordo pure lui: l’obiettivo dell’Inter è riprendere a correre forte.

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