Inter-Juve, tabellino marcatori: Bergomi e Platini

Inter-Juventus non è una partita come tutte le altre, non a caso la chiamano il ‘Derby d’Italia’. Lo so bene, l’ho giocata 36 volte. Ho vinto, ho pareggiato e ho anche perso, come è normale che sia. Ricordo bene il mio primo Inter-Juve. Era il 30 gennaio del 1980, avevo compiuto da poco più di un mese 16 anni. Entrai in campo al minuto 63. Era una partita di Coppa-Italia, finì 0-0, non fu una bellissima gara ma me la ricordo ancora perché era la mia prima tra i ‘grandi’. Un'emozione indimenticabile, difficile da spiegare. Oltre al mio esordio ricordo in particolare due sfide con la Juventus. La prima è una vittoria per 4-0, doppietta di Rummenigge e gol di Ferri e Collovati. Più che per il risultato, la ricordo con piacere perché è stata la mia prima partita da libero. Avevo sempre giocato terzino e riuscire a fare una grande partita in un nuovo ruolo mi fece molto piacere. Mi diedero anche 8 o 9 in pagella… E poi l’altro Inter-Juventus a cui sono legato è quello in cui ho segnato. Feci un gol di testa pochi secondi dopo il fischio d’inizio. E non è una cosa che mi è capitata tanto spesso in carriera... Finì 1-1, pareggiò Platini su una respinta dopo che Zenga gli aveva parato un rigore. Bergomi e Platini nel tabellino marcatori di Inter-Juventus. Non credo serva aggiungere altro… A parte i ‘miei’ Inter-Juventus, tutte le sfide contro la Juve avevano qualcosa di speciale. Partite toste, con un’intensità diversa. A Torino abbiamo sempre fatto più fatica, mentre a San Siro giocavamo meglio noi. Erano partite speciali già dalla preparazione alla gara. Personalmente, ho sempre amato giocare le grandi sfide e mentalmente mi preparavo a lottare già in settimana. Poi, da quando sono diventato capitano, sentivo la responsabilità di dover trasmettere ai più giovani e agli stranieri l’importanza di quella partita e cosa significasse giocare per l’Inter. Un allenatore un giorno mi disse che ‘fare il capitano non significa scambiarsi i gagliardetti prima della gara, quello lo sanno fare tutti’. Bisogna trasmettere il senso di appartenenza, soprattutto prima delle grandi partite, quelle in cui si deve dimostrare di giocare per la maglia e di avere qualcosa in più degli avversari. E io mi sono sempre esaltato in queste sfide: sono le più belle, quelle per cui si gioca a calcio. Quando salivo le scalette per entrare in campo sentivo un’energia diversa e un’atmosfera particolare. A rendere speciali le partite con la Juve c’erano anche gli avversari. Nelle gare contro i bianconeri ho affrontato così tanti grandi campioni che è impossibile citarli tutti. Ricordo che mi colpì un gol che ci fece Zidane a Torino nel suo primo Juve-Inter. Un bellissimo tiro di sinistro da fuori area su cui Pagliuca non poté nulla. Fu anche il suo primo gol in Italia, vinsero 2-0. Non capita spesso di provare stima per un avversario quando ti segna contro, ma quando il gol è un gol del genere si può solo ammirare. Zidane è stato anche protagonista della mia prima partita da commentatore. Era il Trofeo Berlusconi e ricordo che anche in quell’occasione fece una super partita. Era un grandissimo, gli ho visto fare numeri da PlayStation… Oltre a Zizou, voglio ricordare due amici che purtroppo non ci sono più: Paolo Rossi e Gianluca Vialli. Due grandi rivali e due persone speciali. Contro Paolo ricordo una bellissima partita in cui lottammo duramente. Un duello vero. Gianluca lo affrontavo ogni volta anche contro la Samp, lui giocava proprio nella mia zona . Prima di ogni partita mi diceva “Beppe per favore non darmi le botte oggi”, e ridevamo insieme. Un altro con cui ho avuto tanti duelli è il mio amico Alex Del Piero, che ancora oggi scherzando mi dice che lo picchiavo troppo. Una volta, dopo un contrasto, siamo finiti a terra insieme e io per rialzarmi prima di lui l’ho tenuto a terra appoggiando il mio pugno sul suo stomaco. Lui dice che gli tirai un cazzotto. Esagera, ma di certo non gli ho fatto una carezza… Ma era un altro calcio, c’erano meno telecamere e qualche colpo ‘proibito’ ce lo davamo, da una parte dall’altra. Senza mai cattiveria, però. E proprio per questo con tutti ho sempre mantenuto un ottimo rapporto. In Nazionale c’erano tanti giocatori della Juventus, avevo e ho tanti amici che giocavano nella Juve. In campo però ci dimenticavamo della nostra amicizia. Il rispetto reciproco non veniva mai meno, ma tutti volevamo vincere. Qualche volta è capitato di ritrovarsi a Coverciano dopo una qualche partita più tesa e Bearzot era bravissimo a risolvere queste situazioni. Se due giocatori avevano litigato in campionato lui li metteva in stanza insieme per farli chiarire oppure li chiamava a sé e cercava un punto d’incontro per stemperare la situazione. Era un maestro in tutto e per tutto. A proposito di grandi allenatori e di Inter-Juventus, mi viene in mente Giovanni Trapattoni e in particolare un episodio avvenuto proprio prima di una partita contro la sua Juve. Avevo circa 20 anni. Al tempo il riscaldamento non si faceva in campo ma all’interno e a me piaceva andare nella palestra prima degli altri. Ero da solo, arriva il Trap, si avvicina e mi dice “Ma tu di dove sei?”. “Eh mister sono di qui vicino, di Settala, sta a 10 chilometri da Milano”, gli rispondo. E lui con grande naturalezza mi chiede: “Ma tu non verresti alla Juventus?”. Un po’ imbarazzato gli rispondo: “Guardi mister, grazie… Ma io sto tanto bene all’Inter…” E lui diretto: “Fai bene, rimani all’Inter”. Beh, poi ci siamo ritrovati assieme proprio in nerazzurro e abbiamo vissuto cinque anni ad alto livello. Abbiamo vinto uno scudetto, una Supercoppa, una Coppa Uefa, è stato molto bello lavorare insieme. Vi ho raccontato dei tanti campioni che ho affrontato in queste super sfide, mentre da commentatore mi ha colpito un giocatore in particolare: Carlos Tevez. Vedendolo giocare ho spesso pensato che mi sarebbe piaciuto affrontarlo. E’ uno sanguigno, uno che in campo dà tutto, un lottatore. Fortissimo palla al piede, credo sarebbe uscito un bel duello tra me e lui. Se invece devo pensare al gol più bello vissuto da commentatore, questa volta scelgo uno dell’Inter e in particolare quello di Maicon a San Siro nel 2010. Doppio palleggio, destro al volo e gol. Semplicemente straordinario. Ma il gol più importante, come dice Cristiano Ronaldo, è sempre il prossimo. E allora, dopo tutti questi ricordi, non resta altro da fare che mettersi comodi e guardare la super sfida di domenica su Sky Sport. Anche perché, se ancora non l’avete capito, Inter-Juventus non è mai una partita come tutte le altre!

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