C'era una volta l'Allenatore nel pallone

Fat Moe: "Che hai fatto in tutti questi anni, Noodles?" Abbandonàti all'estasi proustiana che si fa carne nella personalissima Recherche di Sergio Leone - il parallellismo con C'era un volta in America sembrerà bizzarro, ma ha un suo fondamento, benché unicamente spazio-temporale: il poema epico-cavalleresco sui gangster dell'odissea newyorkese del Proibizionismo aveva anticipato al cinema L'Allenatore nel pallone di qualche settimana - ci mettiamo comodi sulle tracce di Oronzo Canà, alla ricerca del nostro tempo perduto; e, come il De Niro che giace inebriato dall'oppio sul lettino del teatro cinese, ci affacciamo gaudenti sull'orizzonte dell'oblio, ché il naufragar m'è dolce in questo mare: cento, duecento, mille, quante stramaledette volte l'avrò visto? Ha avuto l'effetto di una droga per almeno un paio di generazioni l'immortale capolavoro del maestro 'Sergej' Martino e nulla - neppure il debutto di Michael Jordan in NBA che, pure, si era materializzato nel medesimo giorno - avrà lo stesso impatto da quel 26 ottobre del 1984 su di noi orgogliosi italiani medi calcio-dipendenti. "Lei è un disoccupato, lo sa?". "E lei è un cornuto, lo sa?!". Sentiamo ancora il canto dell'autoreverse: perché ai tempi in cui Sky on demand e persino il dvd erano pura "utopia" - un po' come l'ingrediente magico nel caffè del distopico sor Sarvatore Gargiulo che, sul modello del Big Brother orwelliano, tutto controlla in Vieni avanti cretino "e se tu te sbagli 'na comanda te rompo er c..." - la folle corsa all'indietro del videoregistratore era il migliore dei compagnetti secchioni per l'ennesimo ripasso generale di Storia della Longobarda. Il record di lezioni - pardon, proiezioni - private nel mese di giugno: chiuse le scuole, un classico dopopranzo estivo da adolescente degli '80 non poteva prescindere da una replica delle imprese di Aristoteles. Era consolatorio, una specie di album delle figurine animato: le notizie di mercato non potevi certo seguirle in tempo reale sull'iphone e una volta divorati i quotidiani sportivi non restava che andare a spasso per MilanoFiori con il commendator Borlotti e la "Iena del Tavoliere". Così, tra un "Rummenigge cià cià cià" e i 7/8 ottavi di Collovati per la metà di Mike Bongiorno, per un attimo dimenticavi che all'inizio del campionato mancava l'infinità di due mesi. Per ricordartene più tardi, in cortile, riproducendo una sorta di "probabili formazioni" in movimento con i nuovi acquisti di giornata. Ma che ne sanno i 2000... La commedia esordisce con la finale di Coppa dei Campioni, ultimo atto della stagione: Oronzo è in modalità fantozziana da "frittatona di cipolla", ma viene distratto continuamente dalla moglie che fantastica di aprire "beauty parlor"; come se non bastasse, Michelina - la figlia - torna a casa piangendo: è stata "molléta" dal fidanzato Diomede: "È tutta colpa tua perché sei un allenatore di serie B, e per giunta esonerato!". Canà, naturalmente, non vedrà la capocciata di Pruzzo e dovrà sorbirsi il paragone con Liedholm, impassibile anche davanti al vantaggio della sua Roma contro il Liverpool. "Grazie che c'ha il self control, c'ha tutto quello vuole il Barone Nils Liedholm: il vigneto, l'oliveto, i vini doc, i vini dic, e pure i soldi, sempre: panchina lunga...". L'espressione inglese era il tormentone di quel 1984: proprio un foggiano, Raf aveva "spaccato" in tutta Europa con la sua Self Control, che rimarrà una canzone-manifesto dell'epoca insieme a Cosa resterà degli anni '80. "Anni ballando ballando, Reagan-Gorbaciov", anni in cui non si andava a letto presto, per soddisfare la curiosità iniziale di Fat Moe. L'estate in cui verrà brevettata la formula di "Campionato più bello del mondo": Maradona, Zico, Platinì, Socrates, Junior contribuiranno al record di paganti nella storia della Serie A e il limite di due stranieri imposto dalla Federcalcio favorirà l'esplosione dei campioni nostrani . Fu anche l'anno - l'unico - con il sorteggio arbitrale "a gruppi": per molti non fu un caso che vinse una 'provinciale', il Verona di Bagnoli, Briegel e della coppia d'attacco Galderisi-Elkjaer. E la Longobarda di Canà? Non potè che prenderla con filosofia: "Se Zico ha giocato con i guanti, il mio Aristoteles giocherà col cappotto". Con tanto di ninna-nanna sussurrata mezza in barese e mezza brasileira , antidoto alla saudade del fenomeno scovato in una favela di Rio, a due passi dal Maracanà. Dalla filosofia alla scaramanzia, come il sale e il corno rosso antisfiga per la pallida riserva Crisantemi o le pozioni magiche della suocera-meggera . Nella migliore tradizione della commedia all'italiana, il film coglie - e in alcuni casi presagisce - costumi, contraddizioni della società, steretotipi, luoghi comuni che poi tanto comuni non sono: la moglie del presidente è l'amante del capitano ; il 'carisma' delle grandi potenze ; procuratori cialtroni, con Giginho e Andrea Bergonzoni nella parte del gatto e la volpe; l'esasperazione dei moduli che costringerà Canà a inventarsi la B-Zona e un futuristico 5-5-5; il giornalista con la pipa, saccente e gonfio di pregiudizi all'esordio del 'Vate della Daunia' contro la Roma di Ancelotti, Chierico, Pruzzo e Graziani, attori strappati al campo ; l'annuncio in diretta del suo nuovo incarico nel corso del Processo di Biscardi, "nominato" come in un reality show; il ricatto del presidente Borlotti al suo tecnico, forzato a tenere in panchina Aristoteles nella partita decisiva perché il club non può permettersi un'altra stagione nella massima serie . Lo stesso Canà cederà all'intrallazzo, abbagliato dalla possibilità di un pareggio , concordato con la Fiorentina a insaputa del collega viola Giancarlo De Sisti , che sarà tutto un equivoco: "Io picchio De Sisti e gli spezzo pure la noce del capocollo". Ma esiste ancora una moralità, e una dignità, da regalare all'educazione di una fanciulla che, nel frattempo, si è pure innamorata del centravanti brasiliano? "Ti prego papà, fai entrare Aristoteles... dai che restiamo in serie A!". L'avevano preso per un cogl***e, ma li salverà. Titoli di coda, ma niente autoreverse, che l'orchestra intona il Tema di Deborah: dirige il maestro Ennio Morricone.

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