Balo al Genoa è il destino che inverte i colori

A ripensarci oggi sembra quasi preistoria, eppure c’è stato un tempo in cui tra i tifosi del Genoa si parlava addirittura di calcio e non solo di Mario Balotelli. E non bisogna tornare troppo indietro, all’era in cui le persone discutevano nei bar davanti a un giornale sportivo. È soprattutto nella piazza dei social che da venti giorni non si parla che di Super Mario. Se andate a leggere i commenti sul profilo Instagram del Genoa, fino a tre settimane fa, risulta tutto abbastanza normale. Oltre ai classici “Forza ragazzi” e “Vogliamo 11 Grifoni”, qualche ardito si spinge a proporre un “Fate giocare Vogliacco”. Ma nulla di più. Finché, appunto, tra i nomi dei possibili rinforzi ne esce uno che scombina tutto: quello di Balotelli. E da lì inizia una tempesta di commenti monotematici, anche dovuta al fatto che Mario -per dire- ha 12 milioni di followers su Instagram. E dire che i sempre originali ragazzi che gestiscono i social del Grifone sono abituati alle “invasioni”. Quando venne acquistato il quasi sconosciuto Shomurodov, centinaia di uzbeki iniziarono a pressare chiedendo a gran voce che il loro connazionale giocasse. E la situazione si è ripetuta qualche tempo dopo, quando il Genoa ingaggiò Vasquez, con un’improvvisa grandinata di richieste arrivate dal Messico: “que metan a Johan!”. Ora è il momento del fenomeno Balotelli: migliaia di commenti e senza che si possa provare a cambiare l’argomento della discussione. Pinamonti segna una doppietta insperata e il Genoa rimonta il Bologna? “Sì va bene ma quando arriva MB45?”. Tutto corredato da un tripudio di GIF che ripropongono le gesta più famose di Mario: dal gol di spalla col City, all’esultanza che esalta i suoi muscoli dopo l’Euro-gol alla Germania. Un’idea fissa, insomma. Per tanti, una pazza idea che dopo le visite mediche diventerà invece realtà. Ma per quale ragione, dopo i tanti passi indietro degli ultimi anni di carriera, Balotelli è ancora capace di entusiasmare una tifoseria? Il richiamo del talento e le critiche dei detrattori Al Genoa non sono i primi che “no, non devo non devo non devo cedere” ma poi -fatalmente- cedono al richiamo di Balotelli. Di quel che richiama ed evoca Super Mario. Perché in pochi hanno messo in discussione il suo talento fin dalla prima apparizione in Serie A con l’Inter, nel 2007, quando venne lanciato dall’allora allenatore nerazzurro Roberto Mancini. Un talento però, in questi 17 anni che sono nel frattempo trascorsi, troppe volte andato sprecato. Uno di quelli, per ricordare le parole che Marcello Lippi utilizzò per un altro talento mai completamente espresso come Cassano, che si sarebbero stufati, a furia di ricevere convocazioni in Nazionale. E che invece hanno ben presto stufato i ct, che hanno poi finito per non convocarli più. Ora, curiosamente, Fantantonio e Balotelli potrebbero incrociarsi a Genova, dove Cassano è rimasto a vivere. Lui che definiva l’ex compagno d’attacco un “sopravvalutato che ha avuto la grande fortuna di essere gestito da un procuratore molto bravo come Mino Raiola, che gli ha dato delle incredibili opportunità”. Giudizio cattivello. Più generoso comunque di quello di Carragher, bandiera del Liverpool che così commentò la cessione a zero di Balotelli al Nizza, dopo un solo gol in un anno di Premier: “Balotelli gratis al Nizza è comunque troppo caro”. Adesso al Genoa approda per la stessa cifra: da svincolato. Ma sarà sicuramente accolto con un benvenuto più caldo di quello che gli riservò l’allora allenatore dei Reds Brendan Rodgers: “Cosa può portare Balotelli nello spogliatoio?” gli chiesero quando fu ufficiale l’ingaggio. Risposta tranchant: “Guai”. Dal Mondiale in Brasile all'ultimo gol in A nel 2020 La storia in azzurro di Balotelli di fatto è finita esattamente 10 anni fa, nel 2014, al mondiale brasiliano. È stato l’ultimo italiano a segnare in una partita di Coppa del Mondo e nonostante un “richiamino” nel 2018, quando il ct era il suo mentore Mancio, con l’Italia di fatto ha chiuso con la famosa Italia-Uruguay 0-1 che sancì l’eliminazione azzurra e la fine del ciclo di Cesare Prandelli ct. Un altro, che ha concesso tante occasioni a Balotelli. E uno, proprio Prandelli, che conosce benissimo anche Alberto Gilardino. Balo e Gila sono stati compagni d’attacco, nella nazionale prandelliana. E l’attuale allenatore del Genoa non ha mai nascosto in queste settimane di gradire che la sua dirigenza scegliesse proprio Balotelli, tra i non tanti attaccanti svincolati ancora in circolazione. Un endorsment anche coraggioso, visto le aspettative sempre andate puntualmente deluse, nelle ultime esperienze sul campo di Mario. L’Adana in Turchia, il Sion in Svizzera, prima il Monza in Serie B. Con estremo rispetto, esperienze che poco c’entravano con la caratura dei primi club in cui Balotelli è diventato Super Mario: l’Inter e la Champions vinta nel 2010, il Manchester City e la conquista della Premier, il Milan, il Liverpool. Persino il Nizza e l'Olympique Marsiglia. Fate voi il confronto con le squadre in cui ha giocato e segnato , comunque ultimamente lontano dall’Italia. Tanto che manca da quattro anni in Serie A e l’ultimo gol nel nostro campionato risale al gennaio del 2020, quando Balo era nel suo Brescia. E qui le coincidenze sono abbastanza impressionanti. Gol alla Lazio, che proprio oggi ha affontato quello che dovrebbe essere l'ultimo Genoa pre-Balotelli. E a servire in quella partita l'assist -dai!- era stato Stefano Sabelli, che si appresta a diventare nuovamente un suo compagno in rossoblu. Dal blu e rosso del Lumezzane al rossoblu del Genoa Il rosso e il blu. Due colori, anche se invertiti, che evidentemente erano scritti nel destino di Balotelli sin dall’inizio. Sin dall’esordio tra i professionisti a 15 anni, 7 mesi e 21 giorni, in Serie C con il Lumezzane. I colori di quella maglia? Appunto, blu e rosso. E il primo avversario affrontato nello stadio di casa, il Tullio Saleri di Lumezzane, indovinate un po’ quale fu? Proprio il Genoa, quell’anno precipitato in Serie C. Il 9 aprile del 2006, a Lumezzane, ci sono anche le telecamere di Sky Sport a riprendere quella partita in cui, a 17 minuti dalla fine, Anna Billò da bordocampo annuncia l’approssimarsi di un cambio. “Sta per entrare Barwuah”. Mario, nato appunto Barwuah, a Palermo, da genitori ghanesi e poi affidato alla famiglia Balotelli di Brescia. Giovanissimo, può giocare con una speciale deroga della Serie C. E’ solo alla seconda presenza, eppure quelli saranno gli ultimi minuti giocati con il Lumezzane, perché poi arriverà l’Inter a dargli subito la prima grande occasione. Il tempo di un tunnel di tacco a un avversario, di incrociare sul campo Marco Rossi, che ora ritroverà al Genoa come club manager. E di far dire a Claudio Onofri, ex calciatore rossoblu e riconosciuto genoanologo, che commenta quella partita per Sky: “Ora vediamo di che pasta è fatto perché ne hanno parlato veramente molto bene”. Diciotto anni dopo, la sfida è la stessa, per Balotelli. Ne hanno parlato veramente bene. Vediamo, per l’ennesima volta, di che pasta è fatto. L'ultima occasione di Super Mario Al termine d’un discorso permeato di estrema maturità, dopo aver parlato per “quasi un’ora, con voce ferma, la voce dell’uomo che vede chiaramente qual è il suo dovere”, il conte Raffaello Mascetti del film Amici Miei riusciva finalmente a trovare il coraggio. E guardando in faccia la Titti, sua amante più giovane di 34 anni , alla fine la salutava con un addio che più categorico non si può. Perché “è stato un sogno, un sogno molto bello e basta. È che il nostro amore non può avere nessun avvenire”. Salvo poi, un secondo dopo il nuovo appuntamento galante che l’amante gli propone per l’indomani, accettare subito l’invito di lei, “al solito posto, ma non a mezzogiorno che ho un pignoramento”. Ecco, adesso è forte la tentazione di accostare le due fatali attrazioni. Quella irrefrenabile del Mascetti, che sa che dovrebbe lasciare la sua Titti, ma non riesce. E quella che imporrebbe la stessa decisione irrevocabile da parte di ogni appassionato di calcio: archiviare la pazza idea Balotelli, che di anni d’età ne ha ormai proprio 34 , e passare oltre. Ma non è mica facile. Perché anche Balotelli, in fondo, “è stato un sogno, un sogno molto bello”. Il sogno, per tutti gli italiani, che si rivelasse azzeccata la previsione di Gigi Riva. “Con Mario la Nazionale ha trovato il suo centravanti per i prossimi dieci anni” profetizzava Rombo di Tuono dopo la doppietta alla Germania a Euro 2012. Con 14 reti in 36 presenze, si è rivelato una discreta perturbazione, durata però solo il lampo di un quadriennio. Razionalmente, i genoani oggi sanno quanto sarebbe giusto considerare ormai perduto quel talento apparso a tratti prodigioso. E invece, soprattutto sui social, i tifosi rossoblu sono diventati parte e protagonisti di un’allucinazione collettiva che li porta a sognare un Balotelli pronto a tornare Balotelli, nel senso migliore che esista. Con il presidente Zangrillo in testa, per cui Balotelli era “potenzialmente il più forte centravanti italiano degli ultimi 10 anni”. Potenzialmente, appunto. Era, appunto. Si ritorna sempre lì. Alla speranza che con quel talento lì, la sua carriera non possa chiudersi allenandosi da solo con un preparatore su un anonimo campo a Brescia, come Mario ha fatto negli ultimi mesi. E non negli stadi che contano. Perché in fondo Mario Balotelli c’èst moi, siamo noi. Sognatori che per la propria vita sono partiti puntando al massimo. E che, anche se lungo il percorso si sono dovuti piuttosto accontentare della mediocrità, non si vogliono arrendere. E continuano a sperare nella svolta finale. “Questa è davvero l’ultima occasione, Mario. L’ultimissima”. Quante volte gliel’hanno detto. Quante volte, in effetti, non si è rivelata davvero l’ultima.