L'evoluzione di Conte: dagli schemi ripetuti al nuovo Napoli camaleontico

Verticalità Solitamente la metà campo avversaria per Conte è in discesa, azioni rapide e incisive. Se la partita lo permette difficilmente pianta le tende nei pressi dell’area di rigore avversaria. Le sue squadre hanno una percentuale bassa di possesso palla nell’ultimo terzo di campo. Quest’anno sono al decimo posto con un dato vicino al 50%. L'Atalanta, prossima avversaria, è prima in questa classifica con il 67% di Field Tilt. Contro il Milan il possesso nell’ultimo terzo di campo avversario è stato del 28%, dato simile a quello visto in casa contro Il Como. Naturalmente in altre partite, come contro il Lecce, ha dovuto frequentare maggiormente la metà campo avversaria, giocare in orizzontale . Ma non sono queste le partite che preferisce. Prima costruzione Verticalità spesso ricercata sin dal rinvio del portiere, solo il 28% dei rinvii di Meret o Caprile è stato un lancio lungo. Attirare la pressione, provare a giocarci dentro per creare superiorità numerica, oppure svuotare il centrocampo e andare subito da Lukaku per azionare le frecce ai suoi lati. La prima costruzione non è ancora una qualità del Napoli. Anche a Milano troppe palle perse e occasioni concesse agli avversari. Il passaggio sbagliato da Di Lorenzo che ha portato al tiro largo di Musah, l’imbucata sbagliata da Buongiorno e il conseguente salvataggio in area di rigore. Il Napoli ha perso 7 palle in prima costruzione, troppe. Se allarghiamo poi il discorso al totale di palle perse nella propria metà campo, nei primi 40 metri, il dato aumenta a 30 con conseguenti 5 tiri del Milan. Da questo punto di vista c’è ancora molta da lavorare, le transizioni artificiali, i finti contropiede, non sono ancora un elemento caratterizzante del Napoli. Pressione Poca ma buona. Valori sotto media sia per pressing che per riaggressioni ma primi per gol segnati da un recupero offensivo. Le squadre di Conte hanno sempre alternato momenti di grande pressione, coraggiosa, incisiva, a situazioni di attesa. Contro il Milan da questo punto di vista la strategia era chiara: Conte voleva far giocare i due terzini. Loro avevano libertà di ricevere, libertà totalmente cancellata centralmente. Anguissa si alzava su Pavlovic, Lukaku provava a indirizzare le giocate di Thiaw, McTominay si occupava di Fofana, Gilmour su Musah, Buongiorno su Loftus Cheek, Rrahmani su Morata. Primo tentativo di Maignan di entrare centralmente, gol subito. Il vantaggio arriva da un intercetto di Gilmour e da una mancata rapida ricollocazione di Musah che ha permesso a Anguissa di ricevere in zona rifinitura senza pressione e poter servire nello spazio l’attaccante belga. Ecco, Lukaku merita una citazione. Non sarà ancora brillante dal punto di vista fisico, lo strapotere mostrato in passato probabilmente non gli appartiene più, però in 7 partite giocate da titolare ha segnato 4 gol e servito 4 assist, meglio di così è difficile... Difesa dell'area di rigore Qui entriamo nell’eccellenza contiana. Per come difende una squadra di Conte è riconoscibile anche con un televisore in bianco e nero. La capacità di far esaltare i suoi ragazzi nel difendere è una caratteristica unica dell’allenatore italiano. Politano fa spesso il quinto di difesa come un mestierante qualsiasi, Kvara non è mai stato così presente dietro. Le squadre di Conte sono a proprio agio senza il pallone, una rarità per una squadra di vertice. 39% di possesso palla contro il Milan, 2-0. 41% contro il Como, 3-1. 36% con la Juve, 0-0. 39% contro il Bologna, 3-0. Neanche a dirlo la percentuale più alta di possesso è stata registrata nell’unica sconfitta, 69% contro il Verona. Ecco, tolta la disastrosa prima giornata, il Napoli ha subito un gol da Bonny su rigore e un tiro da fuori di Strefezza. Entrare in area di rigore è difficile, il tiro da fuori diventa una delle poche soluzioni per gli avversari, non a caso il suo Tottenham era una delle squadre nei top5 campionati a concedere più tiri da fuori, un po’ come la Juve di Allegri. Oggi una squadra che subiva gol ridicoli, vedi Cagliari lo scorso anno, è diventata una delle migliori in Europa per difesa dell’area di rigore, Buongiorno ha aiutato ma il merito è soprattutto dell’uomo di Lecce. Non è un principio ma anche a Napoli, come a Torino e a Londra c’è stata una svolta tattica. Un cambio di modulo che ha portato benefici. Dal 4-2-4 al 3-5-2 alla Juve, tre scudetti. Dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1 a Londra, campioni d’Inghilterra. Dal 3-4-2-1 al 4-3-3 al Napoli, per ora primo posto. Anche se il 4-3-3 di oggi è molto più sfumato rispetto ai sistemi del passato, lo vedremo più avanti. Fin qui sembra che non ci siano troppe differenze tra le varie formazioni allenate da Conte, invece non è così. I princìpi sono rimasti più o meno gli stessi, lo abbiamo visto, sono cambiate le modalità di sviluppo di questi ultimi. Conte si è evoluto, una evoluzione necessaria per rimanere nell’olimpo dei migliori allenatori in Europa. I più grandi, soprattutto coloro che hanno apportato delle novità in questo sport, hanno dovuto scendere a compromessi con le proprie idee. Un paio di esempi: Guardiola è passato dal giocare con lo 'spazio' come attaccante al più classico dei numeri 9. Ancelotti non voleva Zola a Parma, poi ha inserito sempre in campo tutta la qualità possibile. Conte ha messo da parte qualche giocata codificata per lasciare spazio all’interpretazione del momento da parte dei suoi calciatori. Serie di codifiche che in passato gli hanno permesso di esaltare calciatori di medio livello: bastava seguire il suo piano per filo e per segno per essere decisivi. Ora però il calcio è cambiato, il legame con l’analisi è stretto, intimo. Oggi se provi diverse volte la stessa giocata in una partita, nella gara successiva gli avversari avranno già trovato una strategia per limitarti. Nel secondo anno in Premier League moltissime squadre si snaturarono per fermare il suo Chelsea. Il Napoli invece è camaleontico, molto più difficile da decriptare. Nella stessa partita muta a seconda delle situazioni. Il 433 citato prima non è sempre così visibile, le strutture sono diverse. Ad esempio, contro il Milan non ha stretto Kvara e Politano, come contro la Juve, non servivano. La superiorità era già garantita dai movimenti ad allargarsi di McTominay e Anguissa. Lo scozzese serviva in mezzo al campo, non vicino a Lukaku. In ogni gara Di Lorenzo può abbracciare liberamente il suo istinto nell’accompagnare le giocate offensive. Insomma, per quanto riguarda Conte il cartello lavori in corso può sparire. L’obiettivo personale lo ha già raggiunto: stessi principi, meno codifiche, più interpretazione, più imprevedibilità. Basterà questo per vincere ancora?