Un gol 'da Toro': cosa c'è dietro l'esultanza di Njie

Per capire chi sia Alieu Njie del Torino, bisogna partire da un’immagine. Che è quella del suo gol. Non tanto il gesto tecnico, o la dinamica con cui sia arrivata, di quella parleremo dopo. Cominciamo dall’esultanza: batte Audero, inizia a correre quasi lentamente, come intontito, poi si fionda sotto la curva Maratona e intanto lo prendono d’assalto tutti i compagni. Quelli in campo e quelli in panchina. Perché quel gol che poi porta alla vittoria contro il Como non è solo liberatorio, non allontana solo via antiche paure di una squadra che sembrava partita benissimo ma che si era arenata nelle ultime uscite. È il gol del ‘piccolino’ che sta simpatico a tutti. Quello per cui alla fine un po’ fai il tifo, perché speri possa fare bene. Njie di strada da fare ne ha ancora parecchia, ma intanto un piccolo passo in avanti l’ha fatto. E Vanoli già gli vuole bene. Ecco, quell’esultanza. Tutti insieme. Njie, classe 2005 con doppio passaporto svedese e gambiano, se l’è sudata. Ha sfruttato un errore difensivo del Como, si è infilato, ha superato Audero e ha segnato. Un gol che in molti definirebbero ‘da Toro’, cioè ‘caparbio’, ‘voluto davvero’. E che dimostra una crescita che in tre anni o poco più di Torino è stata soprattutto mentale. Era arrivato nel 2021 per la selezione granata Under 17, prelevato dagli scandinavi del Forssa BK quando aveva compiuto da poco 16 anni. Quel trasferimento per lui voleva dire cambiare tutto: ambiente, famiglia, abitudini alimentari, amici, lingua. Ma il calcio fa crescere e nella foresteria granata, che si trova non così lontana dallo stadio “Grande Torino” lui ha cominciato ad ambientarsi. Con l’obiettivo di riuscire ad avere spazio, prima o poi, proprio in quel campo. A livello fisico era più avanti dei suoi compagni d’età: nell’estate del 2022, il passaggio nella Primavera allenata da Scurto, bypassando l’Under 18, era stato abbastanza naturale. Ma ancora qualcosa gli mancava. Non è casuale che nei primi mesi di quella stagione abbia faticato a trovare spazio, tanto che l’impiego più regolare sia arrivato solo da febbraio 2023 in poi. Ma ancora, la crescita vera, quella che fa fare il salto da professionista in potenza a professionista in atto, non si percepiva del tutto. Il problema non era tecnico, quanto mentale: serviva applicazione, sacrificio, voglia di dare sempre il massimo. Di saper leggere le azioni in allenamento ma anche in campo, di non isolarsi in alcune fasi della partita. Ma non si è giovani per caso, e il suo vecchio allenatore lo aveva capito bene. Scurto, che ora allena il Lecce Primavera, ci ha lavorato tanto, anche con parole dure. Perché quando capita la chiamata della prima squadra, bisogna farsi trovare pronti. Dal punto di vista atletico e fisico, dicevamo, lo era eccome: aveva già corsa e resistenza, una discreta tecnica di base e una buona capacità aerea. Non ha mai segnato tanto ma ha sempre saputo aiutare i compagni ad andare a rete. Il problema era quella continuità che già nella parte finale dello scorso anno sembrava abbastanza superato. E che in ritiro con Vanoli, quest’estate, non si è proprio presentato, tanto che alla fine il Torino ha deciso di tenerlo e non prestarlo in Serie B, dove qualche richiesta era arrivata. “Ci può essere comunque utile”, ha pensato l’allenatore. E contro il Como lo è stato eccome. “Ora non si deve montare la testa” hanno detto nel postpartita sia Cairo, sia proprio Vanoli, che ha aggiunto: “Le qualità per stare qui le ha tutte, ma deve ancora crescere”. Eccolo qui, il monito che si porta dietro da un po’ di anni e che gli servirà per diventare un giocatore davvero completo. Nel gruppo è perfettamente integrato, e quell’esultanza collettiva lo ha dimostrato: è simpatico, sa stare allo scherzo e ne fa diversi, come successo in ritiro. “E ora mi toccherà pure pagare una cena”, ha detto lui sempre dopo il Como. La prima squadra gli ha dato quello stimolo in più ad applicarsi, l’esordio contro il Verona lo scorso 20 settembre lo ha responsabilizzato, il gol contro il Como lo ha fatto conoscere. Adesso si tratta solo di proseguire, con la testa di chi professionista lo è davvero. Il contratto da pro, peraltro, l’ha firmato lo scorso 2023. Scadrà nel 2027, con un’opzione per l’anno successivo. Ha tempo e fiducia dalla sua. Meglio di così...

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